Negli ultimi dodici mesi l’Umbria si è posizionata tra le prime cinque regioni italiane per numero di richieste di informazioni sul fine vita al Numero bianco dell’Associazione Luca Coscioni. Con 33 richieste ogni 100.000 abitanti, la regione segue Liguria, Lazio, Toscana e Friuli Venezia Giulia.
Il servizio gratuito, attivo tutti i giorni, ha ricevuto a livello nazionale oltre 16.000 contatti, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente. Le domande riguardano in prevalenza eutanasia e suicidio medicalmente assistito, seguite da interruzione delle terapie e sedazione palliativa profonda. Crescono anche le richieste pratiche per accedere alla morte volontaria assistita in Svizzera o in Italia, 580 nell’ultimo anno contro le 533 del precedente, con una lieve prevalenza di donne (51%) rispetto agli uomini (49%).
Coordinato da Valeria Imbrogno, compagna di Dj Fabo, il Numero Bianco è diventato un punto di riferimento per chi cerca un orientamento legale e umano su un tema complesso e spesso frammentato. In media, a livello nazionale, arrivano 44 richieste al giorno, circa cinque delle quali riguardano direttamente eutanasia e suicidio assistito, mentre più di una al giorno riguarda sedazione palliativa profonda o interruzione delle terapie. Il servizio si propone di colmare, almeno in parte, le lacune lasciate da un quadro normativo ancora incompleto.
Questo contesto statistico trova un volto simbolico in Laura Santi, giornalista e attivista perugina, prima persona in Umbria ad ottenere l’autorizzazione al suicidio medicalmente assistito. Dopo oltre due anni di battaglia legale, ha scelto di procedere a luglio, pochi giorni dopo aver ricevuto il Baiocco d’Oro, massimo riconoscimento civico della città. La sindaca Vittoria Ferdinandi ha dichiarato in merito che "Laura ha aperto un dialogo sulla dignità umana, il dolore, la libertà, che ci ha toccati tutti".
Il percorso di Santi è stato anche una denuncia politica. Aveva criticato duramente il disegno di legge in discussione sul fine vita, definendolo "un colpo di mano che annullerebbe tutti i diritti" e invitando i cittadini a "pretendere una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni". Il suo ultimo appello, rivolto a non rimanere spettatori, ha avuto risonanza a livello nazionale.
Secondo l’Associazione Luca Coscioni, le persone che si rivolgono al servizio appartengono a ogni fascia di età e provengono da contesti culturali differenti. In Umbria la frequenza delle richieste segnala una cittadinanza attenta e pronta a confrontarsi apertamente su un argomento che tocca dimensioni etiche, religiose e culturali profonde. Nonostante il dibattito spesso divida l’opinione pubblica, emerge un bisogno condiviso di regole chiare e percorsi accessibili.
Il messaggio lasciato da Laura Santi è stato raccolto anche da Marco Cappato: "Laura Santi ha resistito per anni in condizioni di sofferenza inimmaginabile. Lo ha fatto anche per difendere le libertà fondamentali di tutti noi. Ora ci lascia forza e amore per proseguire la sua lotta". Le sue parole e la sua esperienza hanno ridato forza alle istanze delle associazioni e alla pressione sull’agenda politica.
Il Parlamento resta chiamato a colmare un vuoto normativo che obbliga chi intraprende questo percorso a lunghi iter giudiziari e disparità territoriali. L’Umbria, con il suo alto numero di richieste e una figura simbolica come Laura Santi, è oggi al centro di un dibattito che intreccia diritti civili, etica e libertà personale. Nei prossimi mesi, il confronto tra istituzioni e società civile potrebbe determinare se le storie e i numeri che oggi parlano di attesa si trasformeranno finalmente in diritti sanciti dalla legge.