Il festival dei Due mondi di Spoleto sta pensando a una presenza permanente nella cittadina umbra che lo ospita da quando è nato nel 1958.

L’idea è quella di creare in Umbria un museo che possa raccogliere il suo ricco patrimonio affinché i visitatori, in migliaia ogni anno provenienti da tutta Italia e dall’estero, abbiano l’opportunità di respirare l’atmosfera della kermesse non solo nelle settimane estive in cui l’evento si svolge ma 365 giorni l’anno.

L‘edizione 2024 del festival è, infatti, in programma quest’estate dal 28 giugno 14 luglio, ma grazie al museo saranno disponibili, per chiunque abbia voglia di ammirarne la bellezza, ogni giorno ben 3.800 costumi, alcuni di spettacoli leggendari, locandine, programmi, fotografie, video e documenti.

Un museo sui Due Mondi di Spoleto: da sogno a realtà

È dal 2021, ormai, che la fondazione del festival dei Due mondi di Spoleto lavora al recupero del patrimonio nel tentativo di individuare una strategia per valorizzarlo al meglio, e ora, con l’idea della creazione di un museo, il momento giusto sembrerebbe finalmente arrivato.

Un assaggio di questo intento è stato di recente offerto al pubblico con le esposizioni sul fondatore del festival Gian Carlo Menotti, dal quale prende anche il nome il famoso teatro di Spoleto, a cui quest’anno si aggiunge un’esposizione nuova sui 13 anni di direzione di Giorgio Ferrari.

E con lo stesso obiettivo è partito il progetto speciale realizzato con la fondazione Carla Fendi Legami, ovverosia una mostra, allestita all’ex battistero della Manna d’oro, delle fotografie scattate da Luis Alberto Rodriguez, che con la set designer Afra Zamara ha immortalato alcuni dei costumi dell’archivio tramutandoli in opere d’arte.

Eppure, era rimasto un sogno da avverare per la fondazione del festival dei Due Mondi di Spoleto quello di trovare, in via definitiva, uno spazio ampio e permanente. Un sogno che si appresta a diventare realtà.

Due novità, coproduzione e progetti tutto l’anno

La fondazione del festival dei Due Mondi di Spoleto sta dialogando con il Comune per trovare la sede più adatta all’inaugurazione del museo, che è concepito come uno dei modi in cui il festival intende radicarsi ancora di più nel territorio umbro e avere un effetto che si riverbera.

Questo proposito si traduce, da un lato, in coproduzione in modo tale che gli spettacoli abbiano un ‘futuro’ da vivere oltre i giorni del festival, dall’altro nella realizzazione di progetti durante l’intero anno.

Per quanto attiene alla coproduzione, innanzitutto, già ce ne è in ballo una per l’edizione 2024 con la Deutsche Oper di Berlino per la messa in scena Ariadne auf Naxos con la regia di Damiano Michieletto.

Riguardo al calendario annuale di appuntamenti, invece, un esempio in questa stagione è senza dubbio l’anteprima del festival con la messa in scena dal 30 maggio al 2 giugno di ‘Una relazione per un’accademia’ di Luca Marinetti.

Oltre l’arte e il teatro, c’è il sociale

La direttrice amministrativa e organizzatrice del festival dei Due Mondi di Spoleto, Paola Macchi, ha spiegato che l’ampliamento del festival interessa, tuttavia, molti altri ambiti che nulla hanno a che vedere con il mondo della rappresentazione artistico-teatrale.

Tra questi, rientra “quello della sostenibilità con il progetto di Stefano Mancuso per creare una sorta di foresta urbana in piazza Garibaldi, solitamente utilizzata come parcheggio, in cui su ogni albero ci siano sensori a registrare l’effetto benefico del verde. Un progetto che si spera venga poi replicato in altre città”.

Senza dimenticare, inoltre, l’impegno per le iniziative che hanno un risvolto sociale, come gli spettacoli realizzati con i detenuti messi in scena in carcere, dei quali quest’anno è stato la volta di ‘Creta’.

Fino ad arrivare alle possibili sinergie che la fondazione del Festival ha occasione di instaurare con altre istituzioni, come quella per la mostra di Chiara Camoni, colei che ha firmato il manifesto di Spoleto 67, curata dal direttore dei Musei Civici di Spoleto Saverio Verini.