Per ricordare Stefania Terrosi, uccisa dal convivente Antonio Iacobellis, poi suicidatosi, e per non dimenticare quanto è successo a Po' Bandino, nel tardo pomeriggio di domenica 30 novembre c'è stata una fiaccolata silenziosa che ha attraversato la frazione del comune di Città della Pieve, dove nella giornata del 29 novembre si è consumata la tragedia.
Nella giornata del 29 novembre, a pochi giorni dalla giornata Internazionale per l'eliminazione della Violenza contro le donne, si è consumato il femminicidio-suicidio nel quale Stefania Terrosi è stata uccisa dal convivente Antonio Iacobellis, poi suicidatosi.
Una fiaccolata silenziosa si è svolta in ricordo della donna. Il corteo è partito nel tardo pomeriggio di domenica dalla chiesa di Pò Bandino, frazione del comune di Città della Pieve, e ha raggiunto l'area antistante l'abitazione teatro della tragedia.
La partecipazione è stata molto ampia, con cittadini, associazioni e istituzioni tutti uniti per mostrare vicinanza e per lanciare un segnale forte contro la violenza sulle donne.
Erano presenti il sindaco di Città della Pieve Fausto Risini, insieme alla Giunta comunale, e l'assessora regionale Simona Meloni in rappresentanza della Regione Umbria.
La fiaccolata arriva poche ore dopo l'iniziativa del Comune. In memoria di Stefania Terrosi, il Centro antiviolenza e il Comune aveva apposto un nuovo nastro rosso su uno degli alberi di viale Vanni, "È stato un momento molto toccante, di profonda riflessione - ha detto Risini all'ANSA - e l'auspicio è che simili tragedie non accadano mai più".
Alla fiaccolata era presente anche il figlio della donna uccisa. In una lettera di cinque pagine, acquisita dai carabinieri nella bifamiliare di Po’ Bandino, a Città della Pieve, si leggono le parole commosse di Andrea, figlio 58enne di Stefania Terrosi.
“Che parlarne, almeno, possa servire per il futuro”. Il 58enne, secondo quanto riporta La Nazione, ha provato a ripercorrere la relazione dei due dagli inizi fino a questi giorni, ricostruendo la parabola discendente della loro storia.

Nella tarda mattinata di ieri, intorno alle del 29 novembre alle 11.30, in una villetta di via Sardegna, a Pò Bandino, frazione di Città della Pieve al confine tra Umbria e Toscana, sono stati rinvenuti i corpi senza vita di Stefania Terrosi, 59 anni, e del compagno Antonio Iacobellis, sottufficiale dell’Aeronautica in pensione.
Secondo la ricostruzione finora accertata dagli inquirenti, la donna sarebbe stata uccisa con un colpo di pistola al petto, esploso dall’uomo nel soggiorno dell’abitazione. Subito dopo, Iacobellis avrebbe rivolto l’arma contro se stesso, togliendosi la vita con un proiettile alla testa. L’ipotesi di femminicidio seguito da suicidio ha trovato nel corso delle ore successive ulteriori elementi di conferma.
Un dettaglio particolarmente drammatico è emerso nelle fasi iniziali dell’indagine. Prima di impugnare la pistola, una Beretta semiautomatica, Antonio Iacobellis avrebbe inviato due messaggi: uno a un conoscente residente fuori regione, l’altro al figlio della compagna. In entrambe le comunicazioni avrebbe preannunciato il gesto estremo, parlando esplicitamente di una “follia”.
Stefania Terrosi, originaria di Siena, lavorava come impiegata presso una cooperativa di pulizie. Condivideva la casa con il compagno da tempo. La relazione, tuttavia, secondo i primi riscontri, era segnata da difficoltà e tensioni.
La coppia viveva insieme da tempo, ma il rapporto appariva ormai compromesso. Con ogni probabilità l’uomo, un sottufficiale della Aeronautica militare in pensione da un paio di anni, non accettava che la storia fosse arrivata al capolinea dopo una quindicina di anni.

Il punto più controverso dell’inchiesta riguarda l’arma utilizzata. La pistola era stata acquistata regolarmente da Iacobellis pochi giorni prima.
Da fonti vicine alle indagini pare che l’uomo non fosse destinatario di provvedimenti ostativi né avesse segnalazioni per comportamenti violenti. Un elemento che, di fatto, gli ha consentito di acquistare l’arma senza impedimenti.
L'uomo ha deciso di comprare la pistola, con l’intenzione di usarla contro la compagna? Oppure si è trattato di un gesto improvviso?
Queste domande potranno essere chiarite, anche attraverso gli esami medico-legali che il magistrato di turno dovrà disporre. Non è ancora certo se verrà effettuata l’autopsia o se si procederà a una semplice ricognizione esterna.