Un fulmine, quasi, a ciel sereno in Alternativa Popolare, dove i vertici nazionali e regionali del partito hanno revocato Raffello Federighi dal ruolo di coordinatore provinciale.
Il comunicato diffuso in mattinata dal coordinatore regionale e vicesindaco di Terni, Riccardo Corridore, è stringato e laconico.
“Con la presente, in accordo con il presidente del partito Paolo Alli e su indicazione del segretario nazionale Stefano Bandecchi – dice la nota – sono a revocare dal ruolo di coordinatore per la Provincia di Terni il Dr. Raffaello Federighi“.
Telefoni spenti o non raggiungibili e bocche cucite, quelle dei vertici del partito e dei consiglieri comunali. Per cui sulla decisione sono possibili solo congetture. E ricostruzioni da dietro le quinte non confermate dai diretti interessati.
Federighi revocato da coordinato provinciale di AP, i retroscena della decisione del partito
Di certo c’è che il vicepresidente del consiglio comunale e delegato del Sindaco Bandecchi per la sicurezza (nomina mai formalizzata), era fino a questa mattina uno dei consiglieri comunali con più visibilità nel partito. Secondo le indiscrezioni, le frizioni tra Federighi e i vertici di AP sarebbero iniziate la scorsa settimana. Quando in commissione aveva chiesto una riflessione sulla delibera relativa alla variante PRG per la nuova farmacia di via Gonzaga.
In consiglio, però, Federighi aveva votato l’atto. E durante l’assemblea, in cui era stato chiamato in causa per aver manifestato parere favorevole all’accoglimento degli emendamenti PD poi cassati dalla presidente Francescangeli, era intervenuto per precisare la sua posizione.
“Sono stato chiamato in causa – aveva detto Federighi – per mie opinioni esternate in conferenza dei capigruppo. Si tratta di affermazioni che restano confidenziali, se non vengono verbalizzate. Ma siccome la questione è stata resa nota, non ho nessuna difficoltà a chiarire la mia opinione. Ho sempre sostenuto che le norme vanno interpretate. Quando io ho svolto la funzione di presidente del consiglio comunale le ho sempre interpretate e mi sono preso la responsabilità. Ma in questo caso occorre fare una chiarezza. È chiaro che io, nella medesima circostanza, potrei interpretare diversamente. Ma quello che mi preme chiarire pubblicamente è che il Presidente ha piena facoltà di interpretare la norma come meglio ritiene“.
Un chiarimento che non deve essere bastato al coordinatore regionale Riccardo Corridore e allo stesso segretario nazionale Stefano Bandecchi. Che aveva difeso l’atto portato in consiglio dalla giunta e sul quale aveva polemizzato duramente con l’opposizione.
Il passato del consigliere Federighi e l’incognita dei ruoli da lui rivestiti nell’amministrazione
La situazione in Alternativa Popolare resta da monitorare. Perché, come detto, Raffaello Federighi riveste anche il ruolo di vicepresidente dell’assemblea di Palazzo Spada. Ex ufficiale dei Carabinieri in congedo, era stato già eletto in passato nell’assise di Palazzo Spada nel 2018 nelle liste di Forza Italia, di cui era divenuto capogruppo. Famosa e ricordata in città la sua campagna elettorale con manifesti elettorali giganti in compagnia del fedele cane lupo.
Dopo poche settimane fu costretto a lasciare lo scranno a causa di un intervento prefettizio, che ne sancì l’incandidabilità e la decadenza in ragione della legge Severino. L’ex ufficiale dell’Arma, infatti, aveva avuto delle vicissitudini giudiziarie risalenti al 1997. Dalle quali però era stato completamente riabilitato. Tanto da portarlo a richiedere nel 2020 la riammissione in consiglio, che però non avvenne. Federighi era stato anche direttore generale della Meraklon durante la gestione Fiorletta finita con il commissariamento dell’azienda.
Per Alternativa Popolare si tratta del secondo cambio della guardia nel ruolo di coordinatore provinciale dalla strutturazione del partito a Terni. Il primo a lasciare era stato l’avvocato Lorenzo Filippetti, che si era dimesso in dissenso politico con i vertici del partito. Per ora non sono state anticipate mosse di riassetto e nuovi equilibri in AP. Bisognerà attendere la riflessione dei vertici politici, che sono chiusi nel più stretto riserbo.