La Uilm di Terni interviene sul caso Faurecia, sulla crisi dell’automotive e sulla transizione energetica: una situazione non più sostenibile per lo stabilimento umbro. La crisi dello stabilimento Forvia di Terni, punto di riferimento per la produzione di marmitte automobilistiche da oltre 30 anni, si fa sempre più grave. Con 140 esuberi annunciati e una cassa integrazione a zero ore in corso, il futuro dei lavoratori è incerto, a dir poco. Simone Lucchetti, coordinatore regionale della Uilm Umbria, su Faurecia denuncia una situazione che non esita a definire di una “gravità inaudita“, puntando il dito contro la gestione della transizione ecologica e la crisi globale del settore automotive. Un contesto che sta mettendo in ginocchio non solo Terni ma l’intero tessuto produttivo umbro.
Terni, su Faurecia Uilm denuncia: “Transizione ecologica mal gestita”
Simone Lucchetti, in una nota ufficiale del sindacato, esprime tutta la preoccupazione della Uilm per il futuro dell’azienda ex Faurecia di Terni e dei suoi dipendenti. “Siamo fortemente preoccupati per i contraccolpi che la transizione ecologica sta avendo sull’Umbria e sul suo tessuto produttivo”, dichiara il segretario.
Lucchetti ha spiegato che il caso Forvia è emblematico di questa crisi: “Sono diverse, infatti, le aziende in difficoltà messe in ginocchio dalla crisi dell’automotive che punta sull’elettrico. Il caso di specie, infatti, è quello dell’azienda Faurecia di Terni, che da 30 anni produce marmitte per automobili. Un’azienda da 340 dipendenti, che oggi si ritrova con un calo di 140 dipendenti”.
Tra i 140 esuberi, si legge ancora nella nota sindacale, 90 sono contratti a termine non rinnovati, 25 sono licenziamenti in programma, e 25 sono uscite volontarie già effettuate. Inoltre, a partire da luglio, è stata avviata la cassa integrazione a zero ore, con conseguente dimezzamento degli stipendi. “Una situazione di una gravità inaudita, che dipende dalla crisi dell’automotive e da una transizione ecologica mal gestita a livello internazionale, che ora si ripercuote sui lavoratori”, aggiunge il segretario.
Le richieste della Uilm: tutela dei lavoratori e svolta politica
La Uilm pone l’accento sulla necessità di interventi immediati da parte delle istituzioni per tutelare i lavoratori e l’intero comparto industriale. Un appello, questo, che arriva a due giorni dalle elezioni regionali e dal ritorno del centrosinistra alla Regione Umbria. “Per questo non possiamo che esprimere una profonda preoccupazione e l’auspicio che la nuova presidente di Regione, Stefania Proietti, sappia tutelare il tessuto produttivo umbro, esposto a queste turbolenze che si trovano a pagare i lavoratori”, dichiara Lucchetti.
Il sindacato ha inoltre sollecitato una svolta nell’attuazione dell’Accordo di programma per il sito dell’AST: “Serve una svolta anche sull’Accordo di programma per il sito dell’Ast, da troppo tempo rimandato e le Istituzioni dovranno spingere tutte nella stessa direzione per ottenerlo”, conclude il coordinatore della Uilm.
Gli esuberi Faurecia: una crisi senza fine per il polo umbro
Nonostante l’accordo per incentivare 50 esuberi volontari, la crisi della ex Faurecia, ora Forvia, appare tutt’altro che risolta. Le cause sono da ricercare in un drastico calo degli ordini da parte di Stellantis, principale cliente dello stabilimento di Maratta. Ma anche nella difficoltà di attrarre nuovi volumi di produzione. Il piano di esuberi per il 2024-2025 prevede incentivi che vanno da 26 mensilità per chi ha lasciato a ottobre 2024, fino a 10 mensilità per chi aderirà al piano entro marzo 2025.
Il problema di fondo, tuttavia, resta: il settore automotive sta affrontando una crisi globale che a Terni si traduce in un crollo degli ordini e nella difficoltà di sostenere gli attuali livelli occupazionali. Nonostante l’ingresso di Iveco nel portafoglio clienti, il volume di ordini non è sufficiente per bilanciare il calo di produzione legato alla transizione ecologica e al passaggio ai motori elettrici.
La vicenda dello stabilimento di Terni rappresenta un simbolo della crisi industriale che sta travolgendo il settore manifatturiero italiano. Le richieste della Uilm sono chiare: tutela immediata per i lavoratori, incentivi concreti per chi esce volontariamente e un intervento deciso delle istituzioni. Senza una strategia più ampia per affrontare la transizione ecologica e rilanciare il settore, però, il rischio è che situazioni simili si ripetano, mettendo ulteriormente in crisi l’economia regionale.