Quaranta sindaci in fascia tricolore a bordo dell’Intercity per Roma. Un’immagine forte, concreta, simbolo della mobilitazione istituzionale dell’Umbria e della Toscana contro il progressivo isolamento ferroviario di ampie aree del Centro Italia. Alle 7.25 del mattino, da Orvieto, Chiusi e da altri snodi dell’area Sud-Ovest dell’Orvietano, del Trasimeno e della Valdichiana senese, i primi cittadini sono saliti sul treno insieme ai pendolari per denunciare le “criticità che da mesi penalizzano studenti, lavoratori e famiglie”.
“Abbiamo bisogno di collegamenti veloci con Roma, non di ulteriori tagli o ritardi”, ha affermato la sindaca di Orvieto Roberta Tardani, promotrice dell’iniziativa, che chiede da gennaio la riattivazione di un tavolo tecnico tra Regioni, Trenitalia e Rfi.
La protesta, composta nei toni ma decisa nei contenuti, punta al cuore del problema: il rischio concreto che i treni Intercity e Regionali vengano spostati in via definitiva sulla linea lenta tra Orte e Settebagni, con un significativo aumento dei tempi di percorrenza. Una situazione già realtà per molti pendolari di Orvieto, Trasimeno e Valdichiana senese, e destinata ad aggravarsi dal prossimo dicembre.
Tra le richieste formalizzate dai sindaci:
Ripristino della Direttissima per treni Intercity e Regionali tra Orte e Settebagni;
Pianificazione trasparente degli interventi infrastrutturali, con comunicazioni preventive a utenti e Comuni;
Istituzione di un tavolo permanente interregionale, con la partecipazione di Regione Umbria, Regione Toscana, Rfi, Trenitalia e Ministero;
Tutela dei servizi in obbligo di servizio pubblico, garantendo l’accesso prioritario alla linea veloce per i collegamenti strategici.
"Sottolineiamo il principio di equità territoriale e di diritto alla mobilità per migliaia di cittadini - si legge nella nota firmata dai sindaci - un servizio ferroviario competitivo è essenziale per contrastare lo spopolamento e promuovere la residenzialità".
Parole chiare quelle di Roberta Tardani, che rivendica il senso istituzionale dell’iniziativa: “Di fronte ai ritardi delle risposte non potevamo più aspettare. È una battaglia di comunità che unisce territori e sensibilità politiche diverse. Il rischio isolamento è reale, serve ora una strategia di sviluppo condivisa, non una gestione emergenziale”.
Secondo la prima cittadina, il futuro della mobilità passa anche dall’utilizzo dei nuovi treni regionali sulla Direttissima e dalla “garanzia che l’IC 598 torni a percorrere il tracciato veloce con tempi compatibili con le esigenze dei pendolari”. “Una coppia di treni Orvieto-Roma in 50 minuti - ha aggiunto - cambierebbe il volto della nostra accessibilità”.
Tardani ha poi chiesto un chiarimento pubblico alla Regione Umbria: “Vogliamo sapere quali sono le politiche regionali per il potenziamento dei collegamenti ferroviari tra Orvieto e Roma. È il momento delle risposte, non delle parole”.
A Roma, la delegazione dei sindaci è stata ricevuta da Ferrovie dello Stato. Un’apertura considerata un primo passo positivo, ma non ancora risolutivo. “Abbiamo chiesto - ha spiegato il sindaco di Chiusi Gianluca Sonnini - l’apertura di un’interlocuzione strutturata, continuativa e incentrata sulla sopravvivenza dei nostri territori. Le stazioni intermedie tra Firenze e Roma sono presìdi fondamentali. Senza servizi pubblici di qualità, il rischio isolamento è reale”.
Sonnini ha ringraziato i colleghi presenti e in particolare la sindaca Tardani, ribadendo: “Oggi abbiamo dimostrato che le istituzioni locali sanno lavorare insieme, superando appartenenze e campanili, quando sono in gioco i diritti essenziali delle nostre comunità”.
Quello del primo luglio è stato un gesto forte e concreto. Ma non è che l’inizio. I sindaci umbri e toscani hanno chiesto soluzioni immediate e un cambio di rotta duraturo nella governance dei trasporti ferroviari. La posta in gioco è alta: si tratta di garantire diritto alla mobilità, sviluppo territoriale e coesione sociale. Senza risposte, il rischio è che l’Italia centrale venga marginalizzata, binario dopo binario.