Cosa succede a un carcere quando smette di essere un luogo di detenzione? In Italia, nel corso degli anni, sono diverse le strutture penitenziarie che, una volta dismesse, sono andate incontro a interventi di recupero che le hanno restituite a nuova vita. Sarà così anche per l’ex carcere femminile di Perugia per cui, proprio ieri, l’Agenzia del Demanio ha pubblicato il bando integrato per l’affidamento della progettazione esecutiva, del coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e dell’esecuzione lavori per la riqualificazione dello storico edificio. Il complesso, dopo due decenni di abbandono, diventerà la nuova sede della Procura della Repubblica del capoluogo umbro. A Piazza Partigiani sorgerà la nuova Cittadella della Giustizia che accoglierà tutti i servizi di giustizia e nuove aree pubbliche per i cittadini. Il progetto porta la firma dell’archistar ticinese Mario Botta, incaricato dalla stessa Agenzia del Demanio.
Recupero dell’ex carcere femminile di Perugia dopo due decenni di abbandono
“L’intervento di restauro del padiglione femminile – si legge nel comunicato dell’Agenzia del Demanio – si inserisce in un’iniziativa di rigenerazione urbana che comprende gli ex complessi carcerari di Perugia (carcere femminile, maschile e padiglione Paradiso) da rifunzionalizzare per ospitare la nuova cittadella giudiziaria“.
Il progetto di recupero dell’ex struttura penitenziaria che porterà alla rigenerazione urbana dell’intera area a sud del capoluogo entro il 2027, aveva mosso i primi passi con la giunta Romizi. La prima parte dei lavori con il completamento della nuova sede della Procura della Repubblica dovrebbe concludersi entro la metà del 2026. “L’idea alla base del concept progettuale – spiegano dal Demanio – è riportare a nuova vita un luogo di detenzione, per trasformarlo ed elevarlo a presidio di giustizia, consegnando ai cittadini uno spazio pubblico aperto e accessibile nel centro storico di Perugia, in grado di permeare di senso di legalità il territorio. Il progetto assume precisi connotati culturali, in cui l’architettura è intesa come strumento per rispondere, con nuove funzioni, alle esigenze della vita pubblica, salvaguardando la memoria e il valore storico e culturale dell’edificio”.
Il progetto perugino si inserisce in una più ampia strategia nazionale che prevede la rigenerazione degli immobili di proprietà statale per restituire loro una nuova identità al servizio delle comunità. “Un concetto – concludono – che bene esprime la nuova visione dell’Agenzia del Demanio: rigenerare e valorizzare il patrimonio immobiliare dello Stato per soddisfare le esigenze della collettività e del territorio, mettendo al centro l’utenza, cioè le pubbliche amministrazioni e i cittadini che utilizzano i beni, secondo principi di sostenibilità, digitalizzazione e innovazione“.
L’importo a base di gara per l’appalto integrato è di € 15.767.021,78 mentre il termine ultimo per la presentazione delle offerte è fissata al 30 dicembre 2024.
Chi è Mario Botta l’archistar che ha firmato il progetto perugino
Mario Botta, architetto svizzero noto a livello internazionale, si è occupato del progetto di recupero dell’ex complesso penitenziario perugino. Attivo fin dagli anni ’70, è tra i massimi esponenti della scuola ticinese di architettura. Nel 1996 è stato tra i fondatori a Mendrisio, dove ha sede il suo studio, dell’Accademia di Architettura, presso cui è tuttora docente.
Insignito nel 2023 del Premio Piranesi alla carriera, per l’ex carcere femminile di Perugia, ha realizzato un progetto che si colloca in continuità con il tessuto urbano circostante. Lì dove sorgeranno i nuovi uffici della Cittadella della Giustizia, Botta ha inserito anche nuove aree verde cittadine che potranno essere fruite dagli abitanti nell’ottica dell’autentica rigenerazione urbana. La nuova Cittadella della Giustizia di Perugia sarà un centro polifunzionale: un luogo aperto al dialogo, che si estenderà oltre l’espletamento della propria funzione, in comunicazione cittadini e spazi urbani, garantendo una maggiore vivibilità di tutta l’area.
Botta durante la presentazione del progetto, avvenuta a marzo 2023, aveva voluto evidenziarne la forza trasformativa, da carcere e luogo di pena a spazio dedicato ai servizi di giustizia. “La valorizzazione dell’immobile vincolato – aveva dichiarato in quella sede – passa attraverso la qualità dei materiali, delle tecnologie che verranno utilizzate e delle soluzioni per portare luce e vita all’interno“.