In Umbria ci si trascina dietro un debito fiscale che farebbe arrossire perfino San Francesco: tredici miliardi accumulati in venticinque anni, una cifra che appesa al collo di ciascun residente pesa esattamente 15.415 euro. A dirlo, senza mezze misure, è la spietata analisi della Cgia di Mestre, che fotografa un quarto di secolo di tasse mai riscosse dal 2000 al 2024.
Ma attenzione a non buttare troppo fango sull'Umbria: paragonata al resto del Centro e del Sud, questa regione sembra addirittura un esempio di virtù fiscale, piazzandosi al quattordicesimo posto. Un risultato niente male, specialmente se confrontato con il Lazio, campione indiscusso di evasione, che di tasse evase ne ha collezionate ben oltre 226 miliardi di euro.
Se l'evasione fiscale fosse uno sport olimpico, l'Italia avrebbe già un armadio pieno di medaglie: 1.274 miliardi di euro sfuggiti al controllo del fisco e ben 22,8 milioni di italiani che hanno deciso di giocare a nascondino con le tasse. In questa speciale classifica del "chi evade di più", il Lazio conquista la medaglia d'oro con un debito pro capite da far girare la testa: oltre 39 mila euro. L'Umbria, invece, evita il podio piazzandosi discretamente al quattordicesimo posto, il che lascia spazio a un filo di ironico sollievo, ma niente applausi, per favore.
Diciamocelo senza giri di parole: le partite IVA spesso passano per la pecora nera della fiscalità, ma i numeri raccontano una storia molto diversa. Appena un debitore su otto ha infatti una partita IVA aperta, tra artigiani, commercianti e professionisti. La grande folla dei "morosi fiscali" si trova invece tra i lavoratori dipendenti, pensionati e altri percettori di redditi non imprenditoriali. Di 22,8 milioni di italiani alle prese con debiti fiscali, le partite IVA rappresentano meno del 13% del totale.
Quanto alla riscossione, il fisco si trova a giocare una partita complicata: meno dell'8% dei crediti vantati sembra recuperabile sul serio, mentre gran parte dei debitori risulta intoccabile, tra fallimenti aziendali, persone ormai scomparse dal radar fiscale e situazioni patrimoniali ai limiti dell'invisibile.
Confprofessioni punta il dito contro l'immancabile lato oscuro dell'economia, quella zona grigia dove regnano indisturbate attività non dichiarate e lavori completamente fuori legge. Non basta che l'Agenzia delle Entrate si sia armata fino ai denti di strumenti di controllo sempre più sofisticati, l'economia "in nero" continua a giocare indisturbata una partita che sembra truccata. E se qualcuno pensa che le lettere di "compliance" spedite gentilmente ai contribuenti bastino a sistemare le cose, evidentemente sottovaluta la creatività tutta italiana nel tenere nascosti i propri affari al fisco.
Cashback e lotteria degli scontrini: due trovate che promettevano di trasformare la caccia all'evasore in un grande gioco a premi. Peccato che gli italiani abbiano già mollato la partita. I dati della Cgia di Mestre parlano chiaro: partenza brillante con 137 milioni di scontrini nel 2021, poi crollo verticale a 33,5 milioni nel 2023, con un piccolissimo colpo di reni a 38,8 milioni nel 2024. Morale della favola? Un disastro su tutta la linea, con un bel 72% in meno rispetto all'inizio. Non basta più affidarsi a metodi da lotteria di paese; qui ci vuole qualcosa di più energico se si vuole davvero smascherare chi si diverte a far sparire il conto col fisco.
Secondo l'analisi degli esperti della Cgia di Mestre, appare quindi evidente la necessità di adottare misure fiscali più incisive e mirate per arginare definitivamente un fenomeno che da anni pesa in modo significativo sulle finanze pubbliche.