È una protesta compatta, radicata nel territorio e destinata a farsi sentire anche oltre i confini della Valnerina. Cittadini, comitati, associazioni e istituzioni locali si sono uniti contro il progetto legato al Parco Eolico di Monte Bibico, che pur non prevedendo l’installazione diretta di turbine a Ferentillo, rischia di lasciare un segno profondo sul paesaggio e sull’ambiente.
Nell’area del comune, infatti, non sorgeranno pale eoliche ma una serie di infrastrutture di trasformazione e trasporto dell’energia destinate a servire gli impianti previsti nei territori limitrofi, in particolare nel comprensorio di Spoleto. È prevista la costruzione di una nuova stazione elettrica di trasformazione, progettata per raccogliere e smistare l’energia prodotta dalle turbine dei comuni vicini, e di un sistema di accumulo energetico con batterie per ottimizzarne l’utilizzo.
A completare il quadro, tratti di elettrodotti interrati o aerei per il collegamento tra le diverse aree di produzione e distribuzione e una serie di opere viarie necessarie alla manutenzione e al funzionamento dei nuovi impianti.
Si tratta di interventi che, nel complesso, interesseranno diversi ettari di terreno nei pressi del Parco Fluviale del Nera, triplicando l’area già occupata da infrastrutture simili. In sintesi, Ferentillo non ospiterà le pale, ma diventerà il cuore tecnico del sistema eolico, con tutte le conseguenze che una simile concentrazione di opere comporta.
Le preoccupazioni dei cittadini si concentrano sul rischio di una trasformazione irreversibile del territorio, con ricadute negative sul paesaggio, sull’ambiente e sul valore turistico e culturale della Valnerina.
L’assemblea pubblica svoltasi nei giorni scorsial teatro di Ferentillo ha confermato la crescente compattezza del fronte contrario. A intervenire, tra gli altri, Raffaello Federighi, Capo di Gabinetto della Provincia di Terni, che ha definito il progetto “un vero e proprio scempio al patrimonio paesaggistico della Valnerina, una scelta inutile e insensata”.
Nel suo intervento, Federighi ha sottolineato l’importanza della partecipazione civica: “Positivo invece è il fatto che le popolazioni locali facciano sentire il proprio dissenso all’iniziativa, poiché esse, unitamente alle istituzioni del territorio come Comuni, Provincia e Regione, possono fare pressione sul governo nazionale per indurlo a recedere da un’iniziativa dissennata che non porta alcun beneficio a fronte invece di costi impressionanti”.
Le parole del rappresentante della Provincia sono state accolte in maniera positiva dai comitati che si oppongono all'impianto e hanno trovato sponda nelle dichiarazioni di Sergio Cardinali, assessore allo sviluppo economico del Comune di Terni, che ha parlato di “uno scempio che ha solo l’effetto di deturpare gli splendidi territori della Valnerina”, ribadendo come il Comune sarà “alla testa di comuni, associazioni e cittadini contrari alla grave violenza perpetrata a danno delle nostre comunità”.
In un quadro politico solitamente frammentato, Comune e Provincia di Terni si trovano questa volta sulla stessa linea dell’assessore regionale all’Ambiente Thomas De Luca, che già in passato aveva espresso contrarietà alla realizzazione della cabina primaria destinata a servire il parco eolico, tentando di bloccarne l’iter per tutelare la Valnerina.
Una convergenza rara, che dà forza alla mobilitazione dei cittadini e potrebbe pesare sulle decisioni regionali future.
Tuttavia, il Comune di Ferentillo non ha rilasciato formali pareri durante le sedute della Conferenza di servizi convocata dalla Regione Umbria, nonostante l’intervento comportasse una modifica alla pianificazione urbanistica comunale. Né ha proceduto a ratificare la certificazione sulla non delocalizzabilità dell’opera di interesse pubblico, documento fondamentale per autorizzare la costruzione.
Il caso di Ferentillo è oggi uno dei più significativi dell’Umbria nella riflessione sulla compatibilità tra transizione energetica e tutela del paesaggio. La protesta non è contro le energie rinnovabili, ma contro il metodo con cui vengono scelti i siti e pianificati gli interventi, spesso senza un reale coinvolgimento delle comunità.
Per i residenti e gli amministratori locali "la Valnerina non può diventare il retrobottega tecnico della produzione energetica regionale. La difesa del paesaggio non è una forma di conservatorismo, ma una richiesta di equilibrio tra innovazione e identità, tra sviluppo e sostenibilità".
Come molti hanno ricordato durante l’assemblea, “la vera forza della Valnerina resta quella di chi la vive e la difende ogni giorno”.