Le emissioni di nichel e cromo tornano nel mirino a Terni. La Regione apre il riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale di Arvedi-AST, gli ambientalisti di Prisciano e Terni-Est salgono sulle barricate e l’ex assessore all’ambiente Mascia Aniello diffonde l’ennesima nota al vetriolo sulle emissioni di metalli pesanti.
A innescare l’escalation delle ultime ore sono state le prese di posizione del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi. Che non si è limitato a reiterare l’ordinanza che vieta la coltivazione di verdura all’aperto e l’allevamento di animali da consumo a Prisciano per l’alta concentrazione di nichel. Ma ha anche convocato ARPA e ASL chiedendo la verifica dei dati e un’azione per la tutela della salute pubblica. Il pressing deel Comitato, che ha già portato alla diffida per i finlandesi di Tapojarvi sulle vibrazioni, con rischio di chiusura notturna, ha prodotto dunque un secondo effetto.
È stato proprio il tavolo tecnico del 14 maggio scorso, fortemente richiesto dal sindaco, a originare il riesame dell’AIA dell’acciaeria ternana. Bandecchi l’aveva chiamata, scherzando, “Operazione Panzer Green“. Ma i carrarmati stavolta sembrano essersi messi in azione davvero. Perché l’acciaieria di viale Brin ha 150 giorni di tempo per fornire la documentazione richiesta dalla direzione Ambiente della Regione per riesaminare le autorizzazioni. E indicare come risolvere il problema delle emissioni di nichel e cromo.
Emissioni nichel e cromo: il sindaco Bandecchi ha proposto una tecnologia per prelevare i metalli dalle ciminiere
Tag24 Umbria lo aveva anticipato il 27 giugno, proprio il giorno in cui è partito l’iter del procedimento di revisione AIA avviato dalla Regione. Proprio quel giorno Bandecchi aveva chiesto ad Arvedi AST l’installazione, entro 12 mesi, di “filtri speciali alle ciminiere, in modo che dai punti di emissione vengano quanto meno ridotte le fuoriuscite di polveri metalliche“.
Il Comitato Prisciano Terni-Est va all’attacco. “Ci si rende conto solo ora dei superamenti del valore obiettivo per la qualità dell’aria del parametro nichel dal 2020 al 2023. E che i dati rilevati in corrispondenza delle centraline di Prisciano e Carrara durante il periodo Covid, confermano il contributo predominante dell’impianto Ast relativamente alla presenza di Cromo e Nichel nel Pm10. Meglio tardi che mai“.
E sul tema torna anche l’ex assessore all’ambiente del Comune di Terni, Mascia Aniello. La sua è una risposta politica, ma anche tecnica, all’atto regionale che riapre la partita delle autorizzazioni.
“Ho sollecitato per iscritto e più volte, invano, diversi dirigenti pubblici (inclusi quelli ministeriali) ad assumere comportamenti molto determinati – afferma in una nota -. E ho incontrato muri di gomma già denunciati all’Autorità giudiziaria. Ma davvero occorreva un “tavolo tecnico” per scoprire l’acqua calda?“.
L’attacco dell’ex assessore all’ambiente Mascia Aniello: “Si applichi a Terni la sentenza UE sull’ILVA”
Il 25 giugno scorso la Corte di giustizia dell’Unione europea si è pronunciata sull’AIA dell’Ilva di Taranto. Disponendo di valutare il danno sanitario. Ma anche di prendere in mano la situazione, impedendo quelle che Aniello chiama “infinite deroghe, proroghe, riaperture di termini“.
“Se ci sono pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana – afferma l’ex assessore – gli impianti vanno fermati e l’esercizio delle installazioni va sospeso. Ritengo che la Regione Umbria, con l’AIA, abbia tentato di legalizzare quanto è, a mio avviso, platealmente illegale. Visto che nessuno può essere esposto involontariamente a questi fenomeni ammorbanti. Considerando anche la pericolosità per la salute dei metalli pesanti”, senza parlare poi del resto del disastro ambientale, ampiamente segnalato anni fa persino da magistrati tanto autorevoli quanto inascoltati“.
Aniello torna a chiedere, dunque, lo spegnimento dei forni fusori.
“Una parte significativa dell’area a caldo Arvedi AST – conclude – va immediatamente fermata per metterne in sicurezza gli impianti, adottando le misure più adeguate. Solo all’esito di tali iniziative, protetto l’ambiente, salvaguardata la salute umana, la produzione potrà legittimamente riprendere“.