In Umbria non è iniziato bene il 2024, sul fronte sicurezza sul lavoro. Nel primo mese dell’anno corrente, l’emergenza sicurezza sul lavoro ha contato due vittime in più a livello nazionale rispetto a gennaio 2023. E in zona rossa, quindi quella con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 1,4 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) c’è l’Umbria insieme a Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Abruzzo e Calabria.
Emergenza sicurezza sul lavoro. I decessi
Nero su bianco, i dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, mostrano differenze territoriali molto ampie. In zona arancione: Sardegna, Lazio, Piemonte, Liguria e Sicilia. In zona gialla: Lombardia e Campania. In zona bianca: Veneto, Basilicata, Emilia-Romagna, Molise, Puglia e Toscana.
I numeri Nel primo mese del 2024 si sono contate 45 vittime sul lavoro in Italia, delle quali 33 in occasione di lavoro (1 in meno rispetto a gennaio 2023) e 12 in itinere (3 in più rispetto a gennaio 2023). Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (6). Seguono: Trentino-Alto Adige (5), Lazio (4), Piemonte (3), Campania, Sicilia, Marche e Friuli-Venezia Giulia (2), Veneto, Abruzzo, Calabria, Valle d’Aosta, Umbria, Liguria e Sardegna (1).
Emergenza sicurezza sul lavoro. I giorni neri
Guardando ai vari settori, le morti sul lavoro vedono le costruzioni registrare il maggior numero di decessi, seguono il settore servizi di alloggio e ristorazione, trasporti e magazzinaggio e attività manifatturiere.
Il venerdì risulta essere il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nel primo mese dell’anno (27,3%). “Ciò che maggiormente colpisce in questa nostra mappatura è, da un lato, l’incidenza di mortalità più elevata tra gli over 65 e, dall’altro, l’elevato numero degli infortuni tra i giovanissimi fino ai 14 anni, che sono oltre il 10% del totale delle denunce di infortunio. E poi c’è il più che significativo dato relativo all’incidenza di mortalità dei lavoratori stranieri: quasi il triplo rispetto agli italiani”, è il commento di Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, rispetto alle prime proiezioni.
Gli stranieri, la categoria più a rischio
Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro – a livello nazionale – nel mese di gennaio, sono 8 su 33. Con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere quasi triplo rispetto agli italiani. E infatti gli stranieri registrano 3,4 morti ogni milione di occupati, contro l’1,2 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.
Un infortunio sul lavoro si verifica nel momento in cui un dipendente non può svolgere la propria attività lavorativa a causa di un evento traumatico avvenuto sul posto di lavoro per almeno 3 giorni di tempo.
La disciplina degli infortuni sul lavoro
Il lavoratore è costretto ad assentarsi dal lavoro, ma non può essere licenziato: in casi come questo al datore di lavoro spettano alcuni adempimenti, mentre altri sono a carico dell’INAIL, ovvero l’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro.
In base alla definizione prevista per legge l’infortunio sul lavoro è un incidente verificatosi “per causa violenta in occasione di lavoro”, dalla quale deriva una lesione o una malattia (nei casi più gravi, anche la morte) che provoca un’astensione dal lavoro superiore ai 3 giorni.
I lavoratori sono tutelati da eventuali infortuni sul lavoro dal D.P.R. n. 1124 del 1965, in base al quale è prevista un’assicurazione obbligatoria attraverso la quale:
- si ha diritto alle prestazioni di tipo sanitario;
- si può ottenere un risarcimento che varia in relazione al danno provocato dall’evento traumatico sul lavoro.
Ci sono 4 presupposti che devono verificarsi in concomitanza affinché si possa effettivamente parlare di infortunio sul lavoro, ovvero:
- si deve trattare di un evento traumatico che provoca una lesione, o la morte del lavoratore
- l’inabilità dal lavoro deve essere superiore a 3 giorni;
- deve esserci una causa violenta alla base, termine con il quale ci si riferisce a una precisa azione concentrata nel tempo che provoca un danno all’organismo del lavoratore. Ne fanno parte anche gli agenti virali e microbici;
- Infine l’evento deve essere collegato da un rapporto di causa-effetto all’attività lavorativa svolta.