28 Dec, 2025 - 15:18

Emergenza carceri, numeri critici anche in Umbria: sovraffollamento e carenza di personale spingono il sistema al limite

Emergenza carceri, numeri critici anche in Umbria: sovraffollamento e carenza di personale spingono il sistema al limite

Il sistema carcerario italiano si trova oggi ad affrontare una delle fasi più complesse e delicate degli ultimi decenni, stretto tra un sovraffollamento ormai strutturale, l’aumento dei suicidi e dei decessi in detenzione e una persistente carenza di personale di Polizia penitenziaria. Un quadro che il sindacato Cnpp-Spp definisce senza esitazioni “sconcertante”, denunciando il rischio concreto di un sistema destinato ad andare “al collasso” in assenza di interventi strutturali immediati e incisivi.

I dati aggiornati a fine novembre 2025 parlano chiaro: 63.868 detenuti presenti nelle carceri nazionali, quasi 20mila in più rispetto al 1992. Nel 2025 i decessi registrati sono stati 224, di cui 76 suicidi e 148 morti per cause naturali. Numeri che, sul piano statistico e umano, accendono un campanello d’allarme sulla sicurezza degli istituti e sulla tenuta complessiva dell’ordine e delle condizioni di vita all’interno delle carceri.

Carceri, la crisi nei numeri: mai così tante morti

Il raffronto con le serie storiche restituisce la dimensione della crisi attuale. Nel 1992, a fronte di 44.134 detenuti, si registrarono 47 suicidi e 89 decessi per cause naturali. Anche nel momento di massimo affollamento del sistema, raggiunto nel 2010 con 67.820 presenze, i numeri risultavano più contenuti rispetto a oggi: 55 suicidi e 108 morti per cause naturali. Per il Cnpp-Spp questo confronto evidenzia come il solo sovraffollamento non sia sufficiente a spiegare l’incremento delle morti in carcere.

A incidere in modo determinante sarebbero piuttosto le condizioni di detenzione, la qualità della gestione quotidiana degli istituti e la carenza di risorse professionali e sanitarie adeguate a fronteggiare situazioni di disagio sempre più diffuse.

Dal 2022 a oggi, la popolazione detenuta è cresciuta di circa 8.600 unità, passando da 55.269 a 63.868 presenze. Un aumento costante, pari a una media di 143 detenuti in più al mese, che il sindacato paragona, in termini numerici, all’“apertura” mensile di un nuovo istituto penitenziario di medie dimensioni, senza che a questa crescita corrisponda un analogo rafforzamento di strutture, personale e servizi.

Carenza di personale: un vuoto operativo che pesa

Ad aggravare ulteriormente la situazione è la cronica carenza di agenti: il Cnpp-Spp stima un gap di almeno 10.000 unità nella Polizia penitenziaria impiegabile nei servizi intramurari. Le restrizioni del turn-over imposte nei passati anni di spending review, insieme alle nuove e più complesse specializzazioni richieste al personale, hanno ridotto la capacità operativa degli istituti. Nonostante l’avvio di concorsi e una modesta ripresa nelle assunzioni - circa 700 unità recuperate negli ultimi tre anni - il recupero è giudicato insufficiente per riequilibrare organici e servizi nel breve periodo.

Umbria, l’impatto del sovraffollamento: meno spazio, più emergenze negli istituti

L'Umbria non solo riflette il trend nazionale, ma in alcuni casi ne accentua le criticità. Tra il 2022 e il 2025 la popolazione detenuta negli istituti penitenziari regionali è passata da 1.405 a 1.676 unità, con un incremento di 271 presenze. Un aumento che, in termini numerici, equivale all’immissione nel sistema di una capienza pari a quasi tre volte quella della casa circondariale di Orvieto, senza che vi sia stato un corrispondente adeguamento delle strutture e degli organici.

La distribuzione dei detenuti evidenzia una pressione generalizzata su tutti gli istituti umbri. A Perugia i reclusi sono saliti da 355 a 490, con un incremento che incide in modo significativo sull’equilibrio gestionale. Spoleto è passata da 443 a oltre 490 detenuti, mentre Orvieto registra una crescita particolarmente rilevante in rapporto alle dimensioni della struttura, da 86 a 124 presenze. A Terni, infine, i detenuti sono aumentati da 521 a 571.

Numeri che si traducono in spazi sempre più compressi, carichi di lavoro crescenti per il personale di Polizia penitenziaria e una progressiva riduzione delle possibilità di attivare percorsi trattamentali, educativi e di reinserimento sociale. Una condizione che, secondo gli operatori, rischia di trasformare l’ordinaria gestione quotidiana in una continua emergenza, con ripercussioni dirette sulla sicurezza interna.

Il garante regionale: “Situazione preoccupante”

Il garante regionale per i detenuti, l’avvocato Giuseppe Caforio, ha espresso forte preoccupazione a seguito di visite ispettive. Nelle sue parole, riportate alla stampa, emerge un quadro drammatico: “Amara verità che si aggrava giorno per giorno. Ieri ero in visita al carcere di Orvieto e ho trovato una situazione preoccupante con 130 detenuti a fronte di una capienza di 90 e col personale penitenziario ridotto all’osso”.

Caforio ha inoltre evidenziato le difficoltà logistiche che gravano sui comandanti degli istituti, costretti a gestire più sedi con risorse limitate: “Addirittura il Comandante, che è molto bravo, ha da gestire oltre che Orvieto il carcere dell’Isola d’Elba con 400 detenuti con una distanza di cinque ore: già solo questo la dice tutta su come il sistema carcerario stia considerare la gravissima situazione di Terni e Spoleto, oltre che a quella di Perugia”.

Una crisi che interroga lo Stato

Per il Cnpp-Spp e numerosi osservatori i numeri prodotti dal sistema penitenziario non lasciano dubbi: le misure fin qui adottate risultano insufficienti e la situazione rischia di compromettere i principi fondamentali sanciti dalla Costituzione. La pena, avvertono i sindacati, rischia di perdere il legame con la dignità della persona, trasformando il carcere da strumento di legalità e rieducazione in un luogo di sofferenza e marginalità incompatibile con i princìpi costituzionali.

Di fronte a questa emergenza la responsabilità ricade direttamente sullo Stato: occorrono scelte strutturali non più procrastinabili per garantire sicurezza, diritti e condizioni di detenzione conformi ai parametri nazionali ed europei. Tra gli interventi ritenuti prioritari figurano il potenziamento degli organici, investimenti nella sanità penitenziaria, l’ampliamento delle misure alternative alla detenzione e il rilancio di programmi di formazione e reinserimento. Senza un piano coordinato e risorse adeguate, avvertono i sindacati e gli esperti, il rischio è l’erosione dei diritti fondamentali e della credibilità stessa dell’azione penale dello Stato.

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Francesco Mastrodicasa
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