Le famiglie umbre in attesa di una casa popolare sono ben 4.270, una cifra che pesa come un macigno sull’1,3% delle richieste a livello nazionale. Questo numero, di per sé impressionante, assume contorni ancora più drammatici se si considera che l’Umbria, con meno di 900 mila abitanti, è una delle regioni meno popolate del Paese. L’incidenza di 11,3 richieste inevase ogni mille nuclei familiari delinea un quadro in cui la mancanza di alloggi popolari non è solo un problema burocratico, ma un’emergenza che mina la stabilità sociale.

La difficoltà di accesso a un alloggio non si riduce a semplici numeri: è il sintomo di un fallimento strutturale che influisce profondamente sulle comunità locali, mettendo a rischio la loro coesione. Il diritto alla casa, che dovrebbe essere un pilastro delle politiche pubbliche, sembra essersi trasformato in una chimera per molti cittadini, lasciando intere famiglie senza una soluzione dignitosa e alimentando un senso di ingiustizia diffusa.

Casa popolare, la denuncia di Anci Umbria

Federico Gori, presidente di Anci Umbria, ha puntato il dito contro quella che definisce una vera e propria “latitanza delle istituzioni” sul fronte delle politiche abitative“Negli ultimi anni abbiamo assistito a un vuoto di politiche abitative solide e di lungo termine.”. Un vuoto che, secondo Gori, ha lasciato migliaia di famiglie in balia di un sistema incapace di offrire risposte concrete.

Questa assenza di visione ha contribuito a un aumento esponenziale del senso di precarietà, trasformando la ricerca di una casa in una battaglia quotidiana, soprattutto nei centri urbani dove la pressione abitativa si fa più intensa. “Le famiglie non possono aspettare anni per una risposta, il diritto alla casa non è negoziabile”, ha aggiunto Gori con fermezza, esortando le istituzioni a interrompere questo stallo e a ricominciare a progettare con lungimiranza.

Gori ha fatto riferimento ai dati pubblicati da Unimpresa, secondo cui l’Umbria si trova in una posizione particolarmente delicata. Durante una manifestazione tenutasi a Roma, Gori ha ribadito l’importanza di riportare il diritto alla casa al centro del dibattito pubblico: “È fondamentale che il diritto alla casa torni ad essere accessibile a tutti: alle giovani coppie, ai lavoratori, alle famiglie e agli studenti”. Questa affermazione sottolinea come il problema coinvolga fasce sociali trasversali, non limitandosi ai soli casi di estrema necessità.

L’urgenza di agire

“Soprattutto nelle aree urbane, il diritto ad un alloggio non risulta garantito”, ha dichiarato Gori. La crescente difficoltà di trovare soluzioni abitative adeguate nelle città umbre riflette un problema di fondo legato alla mancanza di risorse e investimenti. Gori ha indicato come prioritario il rifinanziamento del Fondo affitti e del Fondo per le morosità incolpevoli, considerandoli strumenti essenziali per arginare il fenomeno. “Questo tema va posto al centro dell’agenda politica, a partire dal rifinanziamento del Fondo affitti e morosità incolpevole, perché è cruciale per la coesione sociale ed economica del Paese”.

Gori ha lanciato un monito severo: senza interventi adeguati e tempestivi, ci aspetta una frammentazione sociale sempre più profonda. “Il rischio è quello di una disgregazione che non colpirà solo l’economia, ma anche la qualità della vita delle nostre comunità”, ha dichiarato con fermezza. La mancanza di politiche efficaci, ha aggiunto, è una ferita che si allarga ogni giorno di più, lasciando dietro di sé un vuoto che alimenta insicurezza e tensioni.

Per Gori, non è più il momento delle promesse vuote o delle strategie a lungo termine mai realizzate. “Le istituzioni devono prendere posizione, agire con determinazione e fare della crisi abitativa una priorità non negoziabile”. L’invito è chiaro e diretto: affrontare con decisione una questione che, secondo le sue parole, “non può più essere ignorata”.