Il Corriere della Sera, raccontando il colloquio con una fonte anonima leghista, ha sintetizzato così la dialettica sul possibile election day per le Regionali: “Meglio perdere subito la partita 3-0, o meglio perderne tre in sequenza per 1-0?“.

È una grana vera, nella maggioranza di governo, quella della data per i prossimi rinnovi dei consigli regionali di Umbria, Liguria ed Emilia Romagna. Tutti si aspettavano la decisione per decreto da parte del Governo Meloni nell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva. Ma la decisione non è arrivata. Anche se di election day e concentrazione del voto si continua a parlare.

Dagli uffici della Regione, a Palazzo Donini, fanno professione di sicurezza. E attraverso un lancio di agenzia affidato all’ANSA, fanno sapere che “l’Umbria potrebbe andare al voto per rinnovare il consiglio regionale nelle stesse giornate già fissate dall’Emilia Romagna. Anche se una data ufficiale ancora non è stata stabilita“.

La verità è che dentro i partiti della coalizione in Regione le posizioni sono variegate. Al limite della livrea a macchia di leopardo. Con Forza Italia che più volte (anche con Antonio Tajani) si è espressa a favore della giornata elettorale. Fratelli d’Italia che teme la concomitanza con l’approvazione della legge di bilancio e, di conseguenza, possibili fibrillazioni in maggioranza e distrazioni per la campagna elettorale. E, infine, la Lega ferma al dilemma descritto. Anche se il partito, pur sapendo che si tratta di candidatura molto rischiosa, ha voluto piantare senza discussioni la bandierina Tesei.

In Umbria si valutano date variabili, tra novembre e dicembre, ma con l’incognita dell’election day

La fonte anonima nella stanza dei bottoni dell’amministrazione Tesei, ha fatto sapere che la Regione Umbria sta valutando una data tra metà novembre e l’inizio di dicembre per le elezioni regionali. Roba, questa, che si conosce da settimane. A mancare, però, è proprio l’accordo politico di coalizione. Perché altrimenti le elezioni sarebbero già state indette e la data individuata.
La novità di giorno è la disponibilità, manifestata dalla Regione, di andare a votare anche con una o tutte e due le Regioni chiamate alle urne. Emilia Romagna e Liguria hanno già fissato la data delle elezioni rispettivamente al 17 e 18 novembre e al 27 e 28 ottobre. “Se ci fosse l’opportunità di una giornata comune – è trapelato dalla Regione – allora ci si potrebbe indirizzare su quella“.

Su questo, a togliere d’impaccio tutti, arriverà un decreto del Governo Meloni. Che arriverà probabilmente dopo la pausa estiva e che metterà ordine nel puzzle delle Regionali. Nel centrodestra, secondo le indiscrezioni trapelate oggi sul Corriere della Sera, ci sarebbe un consenso quasi unanime: in Emilia-RomagnaLiguria e Umbria si dovrebbe andare a votare il 17 e 18 novembre. A frenare il varo del decreto sarebbe stata solo la preoccupazione di Fratelli d’Italia per la coincidenza delle elezioni con la discussione sulla legge di Bilancio. Nonostante ciò, i leader del centrodestra sembrerebbero orientati a confermare la data di metà novembre.

La grana della data del voto mette fretta alle coalizioni, campagna elettorale di soli due mesi e mezzo

La corsa per la Regione, dunque, avrà un’accelerazione dopo la pausa estiva. Si comincerà a correre già dal 16 agosto, quando il centrosinistra o Patto Avanti in Umbria si aspetta la risposta definitiva (e positiva) da Stefania Proietti. La sindaca di Assisi ha dato appuntamento ai rappresentanti della coalizione subito dopo Ferragosto e nella sua richiesta a Un Patto avanti ha parlato di giorni “complessi” e di essere impegnata a cercare di arrivare alla decisione “migliore per tutti”.

Nel centrodestra i tempi stretti, l’irremovibilità della Lega, la mancata raccolta dell’appello di Forza Italia ad aprire la coalizione e sposare il modello lucano, hanno contribuito a blindare la candidatura Tesei. La governatrice uscente dovrà vedersela con un centrosinistra ringalluzzito dal ritorno al Comune di Perugia. Dai nuovi equilibri regionali negli enti di secondo livello come l’AURI. E dal vento positivo delle ultime elezioni amministrative ed Europee.
Poi ci sono gli outsider. Già ufficiali, inoltre, le candidature di Stefano Bandecchi, sindaco di Terni che vuole provare a scalare anche la Regione con il simbolo di Alternativa popolare. E, in alternativa, dimostrare come il proprio consenso sia ormìai indispensabile per orientare la lancetta dfegli equilibri elettorali. Poi ci sono in lizza Marco Rizzo, Democrazia sovrana popolare, Moreno Pasquinelli, per il Fronte del Dissenso, e Roberto Fiore, per Forza Nuova.