Si è spenta oggi a Napoli, all’età di 95 anni, l’artista Diana Franco.
Napoletana d’origine, l’insegnante di discipline pittoriche e ceramica aveva trascorso gran parte della sua vita personale e professionale a Perugia, dove studiò all’Accademia di Belle Arti e fu anche allieva del maestro Gerardo Dottori.
I funerali sono in programma per il prossimo sabato 8 giugno alle ore 12 nella Chiesa degli Artisti di San Ferdinando in piazza Trieste e Trento.
Chi era Diana Franco
Diana Franco nasce nel capoluogo campano nel 1929 da una famiglia di artisti. In modo particolare, cresce sotto l’influenza culturale del padre, Manfredi Franco, personaggio poliedrico: era architetto, pittore, scultore e scrittore.
A causa dello scoppio del conflitto mondiale, Diana è costretta da bambina a trasferirsi da Napoli a Perugia e, negli anni Quaranta, riesce a diplomarsi in Pittura nell’Istituto d’Arte perugino.
Prosegue, poi, gli studi all’Accademia di Belle Arti ‘Pietro Vannucci’ di Perugia dove diventa allieva del maestro futurista Gerardo Dottori, grazie al quale ha l’opportunità di ampliare i suoi orizzonti percettivi e creativi e crescere professionalmente.
Al termine della guerra, tutta la famiglia Franco decide di tornare a Napoli, dove Diana tra il 1949 e il 1950 frequenta il corso magistrale di abilitazione all’insegnamento di Discipline Pittoriche e Ceramica nell’Istituto d’Arte Palizzi.
A soli 22 anni, la Franco è già titolare del laboratorio di ceramica nello stesso Istituto e più tardi acquisisce anche il titolo di titolare della cattedra di Pittura e Discipline Pittoriche.
Una lunga e intensa carriera
Per oltre 35 anni Diana Franco insegna con grande entusiasmo numerose discipline artistiche, in particolare: pittura, disegno dal vero, educazione visiva. Diviene, a questo proposito, famosa tra i banchi di scuola per aver sempre mantenuto un legame forte con tutti i suoi allievi.
Nel frattempo, resta titolare dei laboratori di pittura e ceramica. Appena trentenne, non a caso, Diana si dedica con forza e passione alle grandi opere di abbellimento architettonico che fino ad allora risultavano di esclusivo appannaggio di artisti di sesso maschile.
La Franco, infatti, durante i decenni Cinquanta e Sessanta e nei periodi successivi, si batte per la meritocrazia e la parità di genere, sfidando le regole di gioco di un mondo precluso alle donne.
E ciò, camminando contro corrente solitaria, non schierata e senza appoggi, ma sospinta dal fuoco sacro dell’arte e della creatività che da sempre motiva le sue decisioni
Diana Franco da Napoli al Brasile
Nel corso della sua lunga e intensa carriera d’artista Diana Franco partecipa a bandi nazionali per la ricostruzione post-bellica, soprattutto con la legge 717/49 comunemente detta del ‘2%’, con l’intento di portare l’arte negli edifici pubblici di nuova costruzione.
Su tale scia, si aggiudica la vincita di molteplici concorsi, realizzando opere di pregio che tuttora abbelliscono città e province.
E’ soprattutto la Regione Campania, sua terra d’origine, a conservare molte sue opere, alcune delle quali sono attualmente oggetto di restauro e conservazione della Sovrintendenza. Esse godono di Tutela Ministeriale dei Beni del Patrimonio Pubblico del Mibac, che sotto l’impulso del ministro Franceschini ha iniziato a catalogare la sua intera produzione artistica.
Alla fine degli anni Settanta, la Franco è invitata in Brasile da Pietro Maria Bardi, direttore del Masp, Museo d’Arte di San Paolo, per tenere un ciclo di lezioni e conferenze dal titolo “Arte, il linguaggio di Franco, oltre il dominio tecnico” che culmina in una mostra personale nel 1978.
Negli anni Ottanta, al rientro dal Brasile, si dedica, invece, alla sperimentazione materica mescolando mezzi e tecniche come, ad esempio, il vetro, intrecci di reti metalliche, quarzi e cristalli, l’oro zecchino.
Negli ultimi anni, sceglie di dedicarsi con nuovo vigore alla pittura su tela e dà alla luce una serie di lavori grafici dal sapore ironico.