A due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin, la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Sarah Bistocchi, ha rilanciato un appello alle istituzioni e alla società civile, sottolineando la necessità di un impegno concreto nella prevenzione della violenza di genere e nella diffusione di una cultura basata sul rispetto e sulla parità.
"Serve un cambio di passo da chi guida le Istituzioni, non si può avere paura, o peggio ancora il pregiudizio, di educare al rispetto delle differenze, alla sessualità e all'affettività", ha dichiarato la presidente dell’Assemblea Bistocchi, che ricopre anche il ruolo di responsabile del Coordinamento pari opportunità e rappresentanza di genere della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative.
"Due anni fa moriva Giulia Cecchettin, con 75 coltellate, inflitte da chi diceva di amarla", ha ricordato la presidente dell’Assemblea. "Un femminicidio efferato - ha aggiunto - avvenuto cinque giorni prima della laurea di Giulia, e del quale noi avremmo avuto contezza solo una settimana dopo. In quel momento la notizia era che Giulia era scomparsa, probabilmente rapita dall’ex fidanzato, ossessionato e violento. Però, che quella storia sarebbe finita in quel modo, in fondo, lo temevamo". Bistocchi ha sottolineato che del femminicidio resta oggi "il ricordo del sorriso di Giulia, le sue frasi, i suoi pensieri. Ma non è solo ricordo, non è solo memoria, è anche impegno, individuale, familiare e collettivo".
La presidente ha ricordato anche l’impegno del padre di Giulia, Gino Cecchettin, che ha scelto di rinunciare a richiedere una pena maggiore per l’assassino della figlia, privilegiando un percorso costruttivo. "Attraverso la Fondazione", ha spiegato Bistocchi, "si è cercato di trasformare il dolore in un impegno educativo e preventivo, capace di produrre effetti concreti per la collettività e le nuove generazioni".
"Oggi una donna ogni tre giorni muore per mano di chi dovrebbe amarla e proteggerla, ignorando possessività che diventa persecuzione, confondendo amore e violenza", ha denunciato Bistocchi. "Qualcuno ancora parla di delitto passionale, ma le passioni, quelle sane, usano le mani per accarezzare e abbracciare, non per colpire e uccidere".
Le parole della presidente sottolineano l’urgenza di non sottovalutare fenomeni ormai radicati nella società. In Italia, le statistiche confermano come violenza domestica e femminicidi rappresentino emergenze sociali costanti e pervasive, che richiedono interventi mirati e strutturati a più livelli: legislativo, educativo, sociale e preventivo.
Il problema non riguarda solo le istituzioni ma l’intera collettività. La sensibilizzazione dei cittadini, l’educazione al rispetto delle differenze, alla parità di genere e alla gestione sana dei rapporti affettivi sono strumenti indispensabili per contrastare la cultura della violenza e della sopraffazione. Il richiamo è chiaro: prevenire è fondamentale, così come garantire sostegno e protezione alle vittime e punire severamente gli autori dei reati.
Bistocchi ha ribadito come "sia sempre più urgente un cambio di passo, a cominciare da chi ha l’onere e l’onore di rappresentare le Istituzioni: non si può avere paura, o peggio ancora il pregiudizio, di educare al rispetto delle differenze, alla sessualità e all'affettività".
La presidente ha sottolineato che tali principi non devono essere percepiti come divisivi o polarizzanti, ma "dovrebbero essere unitari e fondanti della nostra civiltà", diventando pilastri imprescindibili per costruire una società più inclusiva e rispettosa dei diritti di ogni individuo, con particolare attenzione alle donne e alle nuove generazioni.
Il ricordo di Giulia Cecchettin assume così una duplice valenza: commemorativa ed educativa, un monito a trasformare la memoria in azione concreta. Le istituzioni umbre e la società civile sono chiamate a promuovere percorsi educativi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione e politiche efficaci a tutela delle vittime, in conformità alla normativa nazionale e alle direttive europee sul contrasto alla violenza di genere.
"Non possiamo permettere che il dolore di Giulia e di tante altre donne cada nel silenzio", ha concluso Bistocchi, sottolineando come memoria e impegno civile possano costituire strumenti essenziali di prevenzione e di cambiamento culturale.