L’indagine della Procura di Bari ha aperto una finestra su un sottobosco che sarebbe stato difficile immaginare: accessi illeciti a quasi 7.000 conti correnti, tra cui quelli di politici di primo piano e personaggi noti al pubblico. Una pratica di dossieraggio che rimanda, con inquietanti analogie, al caso di Pasquale Striano, il tenente della Guardia di Finanza che avrebbe violato banche dati sensibili mentre lavorava alla Direzione Nazionale Antimafia.

Da una parte Coviello, (ormai ex) impiegato di Intesa Sanpaolo, dall’altra Striano, un ufficiale che agiva nel cuore delle indagini antimafia. Due contesti diversi, ma uno stesso modus operandi: l’uso improprio di dati riservati, esposti a chi probabilmente non doveva averne accesso.

E qui la domanda sorge spontanea: chi muoveva i fili dietro le quinte? Perché non possiamo credere che questi uomini abbiano agito senza un piano, senza una rete. Stesso gioco, stessi sospetti.

Lo scandalo degli accessi non autorizzati: Bari e Perugia a confronto

Nel centro del ciclone dell’indagine di Bari c’è Vincenzo Coviello, ex dipendente di Intesa Sanpaolo. Non parliamo di un caso isolato: quasi 7000 conti correnti sono stati violati. Tra questi, non proprio nomi qualunque: Giorgia Meloni, la sorella Arianna, il giornalista Andrea Giambruno, e ministri come Daniela Santanchè e Guido Crosetto. Un elenco che si allarga, includendo anche i governatori Emiliano e Zaia. È chiaro che non si tratta di una semplice curiosità, ma di una vera e propria operazione mirata, un dossieraggio con sfumature politiche estremamente rilevanti.

A Perugia, la storia cambia solo in parte. Qui la scena è guidata da Raffaele Cantone, un magistrato che non ha bisogno di presentazioni (o forse sì). Pasquale Striano, tenente della Guardia di Finanza, avrebbe abusato del sistema di Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS), utilizzato per monitorare transazioni finanziarie dubbie. Anche in questo caso, nomi pesanti: Crosetto, Salvini, imprenditori e celebrità. La differenza? Lo scenario, ma l’obiettivo sembra lo stesso: raccogliere e diffondere dati che dovevano rimanere ben protetti.

La questione delle informazioni riservate condivise

Uno dei punti più critici che lega queste due inchieste è la possibile diffusione dei dati a terzi. Non parliamo solo di un uso personale di informazioni riservate. No, qui la storia si complica. Nel caso di Pasquale Striano, il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, ha messo in chiaro che non si tratta di una semplice curiosità illegittima. Striano avrebbe collaborato con giornalisti, investigatori privati e forse persino agenti dei servizi segreti. Dati che passano di mano in mano, diventano merce da vendere, forse da usare per fini politici o, peggio, per influenzare decisioni strategiche. È un mercato oscuro, e questi accessi abusivi potrebbero essere stati alla base di articoli di stampa o per altri scopi, meno trasparenti.

Stessa domanda a Bari: Vincenzo Coviello ha davvero agito da solo? I sospetti della Procura suggeriscono che potrebbe esserci una rete più ampia dietro di lui, forse legata a corruzione o interessi politici. L’ipotesi che Coviello sia stato un esecutore, parte di un sistema ben più organizzato, è concreta e tuttora al vaglio degli inquirenti.

Agire per conto di chi?

Le vere domande, quelle che bruciano, restano aperte. Stiamo davvero parlando di due uomini, Coviello e Striano, che hanno agito da soli, come solitari in cerca di dati proibiti? O sono pedine di un gioco più grande, di un sistema ben più organizzato che tira le fila nell’ombra?

A Perugia, Raffaele Cantone e il suo team di magistrati hanno già smontato l’idea di Striano come lupo solitario. Una rete di contatti, collaboratori e relazioni che rende più che plausibile l’ipotesi che Striano fosse parte di un meccanismo ben oleato. C’è un coordinamento, ci sono interessi che vanno oltre la sua persona. E, guardando a Bari, la storia non sembra troppo diversa. La Procura è impegnata a capire se dietro Coviello si nascondano mandanti, figure ancora nell’ombra che abbiano commissionato quel dossieraggio sistematico, mirato a raccogliere informazioni su alcune delle personalità più influenti d’Italia.

Un mosaico inquietante, fatto di domande che aspettano ancora risposte. E, soprattutto, di nomi che potrebbero ancora non essere emersi.