L’inchiesta sulla compravendita del palazzo di Sloane Avenue a Londra torna in scena con una nuova puntata che non passa inosservata. Oggi, l’incontro tra il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, il promotore di Giustizia vaticano, Alessandro Diddi, e il comandante della Gendarmeria Vaticana, Gianluca Gauzzi, ha ufficializzato una collaborazione importante. Si cerca di capire se qualcuno ha truccato le carte e, visti i personaggi coinvolti, non si parla certo di un semplice gioco.
Raffaele Cantone indagherà nel giallo degli accessi abusivi tra Roma e Londra
Le autorità vaticane e italiane stanno puntando a chiarire presunti accessi abusivi che avrebbero compromesso le indagini sulla controversa compravendita del palazzo. Non è solo una questione di finanza; qui ci sono in gioco poteri forti. Dieci persone sono già state condannate, ma ora l’inchiesta rischia di allargarsi ulteriormente: ci sarebbero documenti riservati che potrebbero essere stati manipolati. E il Vaticano ha aperto un fascicolo: non sarà un’inchiesta comoda per nessuno.
Il processo ha già scosso i vertici vaticani, ma sembra che la storia non sia destinata a concludersi presto. Le nuove rivelazioni potrebbero cambiare il corso della vicenda. L’inchiesta sul palazzo di Sloane Avenue si sta trasformando in un labirinto giudiziario, e l’incontro di oggi promette di svelare segreti che finora sono rimasti nascosti.
La scelta di unire le forze tra Vaticano e Procura di Perugia potrebbe svelare una rete di connivenze finora ignorata dagli inquirenti. L’attenzione resta alta, perché chi ha tentato di far sparire prove o insabbiare fatti rischia grosso. Le autorità hanno chiarito che andranno fino in fondo, senza risparmiare nessuno.
La vicenda ha preso una piega ancora più intricata quando sono emersi dettagli su accessi abusivi ai dati. Pasquale Striano, luogotenente della Guardia di Finanza, è accusato di aver ottenuto illegalmente informazioni su alcuni protagonisti della compravendita, come Raffaele Mincione, Gianluigi Torzi e Cecilia Marogna. Queste operazioni avrebbero anticipato il processo che ha portato alla condanna del cardinale Becciu e altri nove imputati.
Il ruolo di Striano e la svolta nelle indagini
Il ruolo di Striano è emerso dopo uno scoop che ha rivelato come le indagini siano state influenzate da accessi non autorizzati. Questo apre nuove piste investigative, che potrebbero coinvolgere figure di primo piano sia in Vaticano che fuori.
Il caso del palazzo di Sloane Avenue parte da lontano, con la Segreteria di Stato che, nel 2012, decide di investire in un immobile londinese. Il finanziere Raffaele Mincione gestisce l’operazione, ma già nel 2014 le cose iniziano a prendere una brutta e alquanto inaspettata piega. Le risorse destinate al progetto immobiliare vengono dirottate verso altre operazioni, e la Brexit complica ulteriormente la vicenda.
Nel 2018 entra in gioco Gianluigi Torzi, che riesce a ottenere il controllo del palazzo grazie a mille azioni con diritto di voto. Nonostante il Vaticano avesse già versato 200 milioni, Torzi chiede altri 15 milioni per lasciare la proprietà. L’accusa di estorsione è dietro l’angolo, e l’arresto segue a ruota.
Un’altra figura importante in questo scandalo è quella del giornalista Emiliano Fittipaldi, il cui scoop pubblicato su L’Espresso nel 2019 ha sollevato per la prima volta la questione degli accessi abusivi e delle indagini parallele, scatenando una bufera mediatica. Il suo lavoro ha permesso di scoprire la rete di operazioni segrete dietro la compravendita del palazzo e ha portato alla luce i legami tra la finanza internazionale e le alte sfere vaticane.
Le autorità vaticane puntano il dito contro Torzi e Mincione, accusandoli di frode. La complicità interna sembra evidente, con funzionari della Santa Sede che avrebbero agevolato operazioni speculative con i fondi dell’Obolo di San Pietro. Il processo, iniziato nel 2020, ha messo a nudo una serie di irregolarità che hanno portato alla condanna di dieci imputati.
Nel 2022 il Vaticano ha cercato di chiudere la questione vendendo il palazzo a Bain Capital per 186 milioni di sterline, con una perdita di circa 100 milioni. La Santa Sede ha tenuto a precisare che i fondi dell’Obolo di San Pietro non sono stati coinvolti.