Il Carnevale è sinonimo di festa e tradizione, e in Umbria trova una delle sue espressioni più autentiche nei dolci tipici di questa ricorrenza. Tra antiche ricette tramandate di generazione in generazione e rivisitazioni moderne, la regione offre un ventaglio di prelibatezze capaci di conquistare sia il cuore che il palato. Ogni assaggio è un viaggio attraverso storie di famiglia, feste di paese e una cultura enogastronomica che celebra la genuinità e la tradizione in tutta la sua semplicità.
Se desiderate lasciarvi trasportare in un mondo di profumi avvolgenti e consistenze uniche, non vi resta che continuare a leggere: vi guideremo alla scoperta delle specialità che rendono il Carnevale umbro a tavola un’esperienza unica e indimenticabile.
I Ficcanasi Umbri
L’impasto di questa delizia carnevalesca segue la tradizione delle preparazioni di stagione: farina, latte, burro e, curiosamente, nessuna traccia di uova. Il nome, affascinante quanto il dolce stesso, sembra derivare dalla forma caratteristica, simile a un paio di baffi attorcigliati. Un tempo, durante i festeggiamenti carnevaleschi, il foro centrale veniva utilizzato per infilarlo al naso, simulando una maschera con i baffi: un dettaglio che unisce gusto e tradizione con un pizzico di ironia.
Il segreto del loro irresistibile aroma risiede senza dubbio nella scorza grattugiata di arancia e limone, che conferisce ai ficcanasi un’impronta aromatica unica e inconfondibile. Tuttavia, il vero segreto sta nella cottura, un passaggio cruciale per ottenere un risultato impeccabile: dorati e asciutti al punto giusto, i dolci devono essere ben cotti all’interno e sfoggiare una fragranza esterna perfettamente equilibrata. Una sinfonia di sapori e consistenze che rende questi dolci una vera icona del Carnevale.
La Crescionda di Spoleto
La crescionda è il dolce iconico del Carnevale di Spoleto, un dessert dalla ricca storia che rappresenta una delle più autentiche espressioni della tradizione gastronomica umbra. Il suo nome, secondo le interpretazioni più accreditate, deriverebbe da “crescia unta”, una versione dolce della focaccia tipica, preparata sin dal Medioevo nelle terre dell’Umbria e delle Marche.
In origine, la crescionda non era un dolce nel senso moderno del termine, bensì una preparazione agrodolce che univa sapori audaci e contrastanti. Gli ingredienti principali includevano uova, pangrattato, brodo di gallina, pecorino e cioccolato, un mix peculiare e inconsueto, ma che rifletteva le abitudini alimentari e il gusto dell’epoca.
Con il passare dei secoli, la ricetta si è trasformata, dando vita a tre varianti principali, ognuna delle quali conserva un legame profondo con il passato: la crescionda di mele, la crescionda poretta e, soprattutto, la crescionda “a tre strati”, la più conosciuta e apprezzata. Quest’ultima, simbolo indiscusso del Carnevale spoletino, è composta da tre strati distintivi che rendono ogni assaggio un’esperienza unica: il primo strato è a base di amaretti, il secondo presenta una consistenza morbida simile a un budino, mentre il terzo è una golosa copertura al cioccolato.
Un dolce che non è solo una delizia per il palato, ma anche un viaggio nella storia, capace di raccontare, con i suoi sapori, l’evoluzione culturale e gastronomica di un intero territorio.
La Cicerchiata
La Cicerchiata è uno dei dolci più iconici della tradizione umbra legata al Carnevale, un’autentica celebrazione di sapori che unisce storia e gusto in una ricetta semplice ma irresistibile. Il nome stesso richiama le cicerchie, antichi legumi protagonisti della cucina contadina, la cui forma viene evocata dai piccoli e dorati pallini che compongono il dolce. La somiglianza, però, si ferma qui: a differenza dei legumi, i bocconcini della cicerchiata sono fritti, dolci e avvolti da una generosa colata di miele.
Questo dolce ricorda gli struffoli natalizi tipici del sud Italia, ma se ne distingue per il contesto e per la forma: nella tradizione del centro Italia, la cicerchiata si presenta sotto forma di una corona o di un cerchio, arricchito da una vivace cascata di codette di zucchero che regalano un tocco di colore e allegria, perfettamente in sintonia con lo spirito carnevalesco.
Più di un semplice dessert, la Cicerchiata è un simbolo del Carnevale umbro, un dolce che racchiude nelle sue note zuccherine tutto il calore e la spensieratezza di una festa antica e intramontabile, capace di conquistare generazioni con la sua dolcezza senza tempo.
Gli Strufoli
Gli strufoli, noti in alcune aree dell’Umbria anche come castagnole, sono tra i dolci più iconici del Carnevale umbro. Queste piccole e irresistibili palline fritte, preparate con pochi ingredienti semplici, si distinguono per la loro versatilità: possono essere immerse nel miele, avvolte da un sottile velo di alchermes o spolverate con zucchero a velo.
In passato, gli strufoli venivano tradizionalmente fritti nello strutto, un’usanza radicata nella necessità di consumare i grassi animali prima dell’inizio della Quaresima, periodo di rigorose restrizioni alimentari. Non a caso, questi dolci venivano preparati e consumati entro la mezzanotte del Martedì Grasso, chiudendo simbolicamente i festeggiamenti carnevaleschi con un’esplosione di sapori.
Oggi, ogni famiglia custodisce con cura la propria versione della ricetta, tramandata di generazione in generazione e spesso arricchita da un tocco personale. Tra i segreti più diffusi, spicca l’aggiunta di un bicchierino di mistrà, un liquore all’anice che regala agli strufoli una nota aromatica inconfondibile. Per chi preferisce sperimentare, il mistrà può essere sostituito con altri liquori, permettendo di personalizzare il profilo aromatico di questi dolcetti, che rimangono un’irresistibile celebrazione della gioia e dell’abbondanza tipiche del Carnevale umbro.