Sono ben dodici i teatri dell’Umbria che figurano nella lista dei 408 teatri italiani che la Camera dei Deputati ha inserito nel disegno di legge – frutto di otto diverse proposte della maggioranza unificate in un solo testo – che punta a riconoscere questi edifici come “monumento nazionale“.
La proposta di legge è stata approvata, infatti, con 172 voti favorevoli, 46 contrari e 65 astenuti, ma successivamente è stata fortemente modificata in aula, tanto che dai 46 teatri previsti in fase iniziale ne sono stati individuati ulteriori, fino a raggiungere il numero totale di 408.
L’elenco, che riporta i nomi sia di grandi teatri d’opera che di piccoli stabili di provincia, ora passerà al vaglio del Senato della Repubblica per la definitiva approvazione.
I dodici teatri dell’Umbria in lista
I dodici teatri dell’Umbria a essere stati dichiarati, nel provvedimento di legge, “monumenti nazionali” sono: il Morlacchi di Perugia, il Caio Melisso di Spoleto, il Teatro degli Illuminati di Città di Castello, il Mengoni di Magione, il Teatro della Filarmonica di Corciano, il Teatro comunale di Todi, il teatro Concordia di Marsciano, il Caporali di Panicale, il Don Bosco di Gualdo Tadino, l’Excelsior di Bettona, il Teatro comunale Luca Ronconi di Gubbio e il Teatro comunale Giuseppe Manini di Narni.
I teatri umbri affiancano, nel lungo elenco all’esame del Parlamento italiano, numerosi luoghi della cultura di grande prestigio per il Belpaese come: La Scala di Milano, il Verdi di Trieste, il Regio di Torino, il Carlo Felice di Genova, il Regio di Parma, il San Carlo di Napoli, il Petruzzelli di Bari.
“Monumento nazionale”, cosa significa
La dichiarazione di «monumento nazionale» è un particolare riconoscimento, previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, che viene assegnato a «cose mobili o immobili che esprimono un valore testimoniale o un collegamento identitario o civico di significato distintivo eccezionale».
Riguardo agli effetti, da tale monumentalità non sembrerebbero, tuttavia, scaturire effetti giuridici ulteriori rispetto a quelli derivanti dalla stessa dichiarazione di interesse culturale, che non riguarda il disegno di legge in questione. Nel testo, infatti, si spiega che «la dichiarazione di monumento nazionale non costituisce verifica o dichiarazione dell’interesse culturale». Quest’ultima, invece, si applica a beni pubblici o privati, e sottopone costoro a una serie di vincoli di tutela.
In ogni caso, nel ddl si specifica altresì che non sono previsti «nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Si tratta, pertanto, di un riconoscimento perlopiù formale dal quale, comunque, si evince il valore e il pregio, nonché la stima accreditata ai teatri interessati.
La polemica dei 5 stelle, On. Pavanelli: “Escluse strutture di indubbio valore”
La proposta di legge sul riconoscimento dei teatri italiani come “monumento nazionale” ha incontrato diverse critiche da parte delle opposizioni e, in modo particolare, del Movimento 5 stelle. Per l’Umbria, a parlare è stata la deputata Emma Pavanelli, che ha contestato l’esclusione dalla lista di teatri unici al mondo. Tra questi, in prima fila, il teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio, famoso per essere il teatro più piccolo al mondo.
“Dopo un anno e mezzo di governo, il centrodestra sembra finalmente essersi ricordato della cultura. Peccato che lo abbia fatto nel modo meno edificante e cioè con una proposta di legge di dubbia efficacia giunta oggi alla Camera” è quanto ha dichiarato in una nota l’onorevole Emma Pavanelli nel giorno della discussione del disegno di legge in aula. “Un titolo assegnato in assenza di criteri logici e ovviamente senza stanziamento di risorse – ha continuato – In sostanza, l’ennesimo titolo vuoto e privo di vantaggi, ideato probabilmente per essere la solita marchetta pre-elettorale“.
“Il risultato – ha aggiunto, ancora Pavanelli – è che soltanto pochi teatri della Regione Umbria sono riusciti a entrare in lista, mentre altre strutture di indubbio valore e con caratteristiche uniche al mondo sono rimasti ingiustificatamente esclusi”. La deputata pentastellata ha citato, come esempi, anche il Teatro Verdi di Terni, il Teatro Mancinelli di Orvieto e il Teatro dei Riuniti di Umbertide.
“Purtroppo – ha concluso – è stato respinto ogni nostro tentativo di migliorare il testo di legge, ad esempio con l’inserimento di criteri oggettivi in grado di definire il valore di tali luoghi di cultura, elevandoli ad attrattive importanti per i nostri territori”.