Il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, ha recentemente annunciato le sue dimissioni da commissario del Partito Democratico (PD) di Gubbio, attraverso una lettera aperta carica di delusione sulla situazione attuale del partito. Nella sua lettera, Presciutti esprime il profondo rammarico per essere arrivato al punto di dover lasciare il suo incarico, nonostante l’impegno costante e la passione che ha sempre nutrito per la politica e per il partito, al quale è legato da decenni.
Presciutti inizia la sua lettera spiegando che, durante la sua carriera politica e professionale, ha sempre affrontato le sfide con determinazione e trasparenza, cercando di agire in modo leale e guardando i suoi interlocutori negli occhi. Sottolinea di non essersi mai prestato a compromessi o giochi di potere, mantenendo la sua libertà di pensiero e di azione, senza cedere al “capo bastone di turno”.
Quando ha accettato l’incarico di commissario del PD di Gubbio, lo ha fatto non per interesse personale o per ottenere visibilità, ma per il profondo desiderio di contribuire alla ricostruzione di un partito che, a suo avviso, meritava di ritrovare la propria forza nella città di Gubbio.
In particolare, Presciutti sottolinea il suo legame personale con Gubbio, non solo per motivi familiari, ma anche per le relazioni di amicizia e stima che ha costruito nel tempo. Tuttavia, precisa che non ha mai accettato l’incarico per ambizione né per preparare la strada a future candidature, come alcuni hanno insinuato in modo “scorretto e vigliacco”.
L’obiettivo di Presciutti: ricostruire un partito partecipato e aperto
Secondo Presciutti, il suo obiettivo era quello di ricostruire un partito partecipato e aperto, capace di coinvolgere tutti, indipendentemente dalle fazioni interne. Voleva avviare un percorso che potesse portare a una forte unità di intenti e, allo stesso tempo, rilanciare il ruolo del territorio eugubino, a lungo sottovalutato anche a causa di errori interni al partito stesso.
Tuttavia, le sue intenzioni si sono scontrate con un gruppo ristretto di esponenti locali, che Presciutti definisce con ironia “statisti eugubini”, paragonandoli al famoso soldato giapponese che, molti anni dopo la fine della guerra, continuava a cercare un nemico immaginario.
Mentre lui lavorava per coinvolgere persone disposte a ricostruire il PD, racconta che c’era chi si concentrava su questioni burocratiche e sui numeri delle elezioni passate, ignorando la realtà politica e il segnale forte dato dagli elettori, che avevano deciso di consegnare la città al centrodestra dopo 78 anni di governo di centrosinistra. E’ questo uno dei motivi delle dimissioni da commissario.
Nella sua lettera, Presciutti esprime chiaramente il suo disappunto nei confronti di coloro che, invece di affrontare la crisi del partito e le sfide politiche, si sono dedicati a discussioni inutili e personalismi. Egli sottolinea che, mentre il popolo invia segnali inequivocabili di cambiamento, alcuni nel PD di Gubbio continuano a “suonare come l’orchestrina del Titanic”, ignorando il fatto che la loro musica non viene più ascoltata né dai cittadini né dagli elettori di sinistra.
Le dimissioni da commissario conseguenti alla mancanza di serietà e rispetto per il suo ruolo
Uno degli episodi che lo ha maggiormente deluso è stato quando alcuni esponenti del partito gli hanno offerto un ruolo inventato di “coordinatore del territorio”, una proposta che Presciutti ha visto come un tentativo maldestro di tenerlo all’interno di una struttura di potere senza dargli reale autorità o capacità di agire. A ciò si sono aggiunte altre incomprensioni, come incontri convocati all’ultimo minuto o lettere giustificative per assenze a riunioni, che hanno solo confermato la mancanza di serietà e rispetto verso il suo ruolo e la sua persona.
Fermarsi, per Presciutti, è diventato l’unica soluzione. Egli afferma con fermezza di non aver bisogno di “sedicenti incarichi o strapuntini”, né di visibilità personale. Per lui, la politica è una questione di passione e impegno civico, e non di ricerca del potere o del protagonismo. Con queste premesse, annuncia la sua decisione di ritirarsi dal tentativo di riformare il PD a Gubbio, lasciando ad altri la responsabilità di continuare su una strada che lui ritiene sbagliata.
Presciutti si mostra profondamente rammaricato per il fatto che il PD di Gubbio continui a percorrere la via dell’autodistruzione, piuttosto che concentrarsi sulla ricostruzione di una forza politica credibile. Ritiene che la politica sia un campo troppo importante per essere ridotto a giochi di potere e campanilismo sterile, pratiche che, secondo lui, hanno perso ogni senso e non trovano più spazio nel mondo attuale.
Dura polemica contro i personalismi e gli “amichettismi” all’interno del partito
Nonostante questo ritiro, Presciutti conclude la sua lettera esprimendo gratitudine nei confronti di tutte le persone con cui ha avuto modo di interagire in modo costruttivo durante il suo incarico. Molte persone, racconta, gli hanno dimostrato stima e rispetto personale, riconoscendo il suo impegno e la sua buona fede. Tuttavia, non può nascondere il suo sdegno nei confronti di coloro che hanno preferito sottrarsi al confronto democratico, continuando a portare avanti personalismi e “amichettismi” che, a suo avviso, rappresentano un ostacolo alla crescita e al rinnovamento del partito.
Alla fine, Presciutti sottolinea come questi atteggiamenti siano lontani anni luce dal suo modo di concepire la politica e il rispetto per gli altri. Il PD di Gubbio, che ha perso la fiducia di molti cittadini proprio a causa di questi metodi, rischia di continuare a perdere pezzi importanti se non si inizia a lavorare seriamente per ricostruire il partito.
Con un tono amaro, ma deciso, Presciutti augura buona fortuna a chi vuole proseguire sulla strada della distruzione del partito e conclude la sua lettera affermando che, da parte sua, dopo le dimissioni da commissario, continuerà il suo impegno politico lontano da questi giochi di potere, concentrandosi sui veri problemi delle persone.