L’ex sindaco Diego Guerrini rilancia le problematiche della zona del Buranese che denuncia da lungo tempo disservizi nella telefonia e la condizione penosa delle strade: “Ho appreso che sono iniziati, al chilometro 11 della strada provinciale numero 208 del Buranese, i lavori del finanziamento del quarto stralcio per il terremoto 2016, per un importo di 3.450.000 euro per il risanamento di 11 frane. Il territorio del buranese vede la presenza di numerose famiglie con anziani non autosufficienti, attività ricettive, agrituristiche e attività imprenditoriali”.
“I residenti hanno dimostrato come sempre tolleranza e intelligenza – continua l’ex sindaco – a cominciare dai forti disagi con la chiusura della strada della Contessa. L’alluvione del 2022 ha rappresentato una ferita profonda a tutto il territorio, per la viabilità e per la tenuta idrogeologica dello stesso. Bene l’inizio dei lavori, chiedo ad Anas, in qualità di ente attuatore e Provincia di Perugia, anche se ormai tutti gli organi istituzionali andranno a rinnovarsi, di non prevedere per nessuna ragione, nemmeno per pochi giorni, anche chiusure a tratti della 208”.
Situazione economica e sociale precaria nella zona del Buranese
“L’impatto dei lavori per il rifacimento della nuova Contessa e l’alluvione hanno provocato danni ingenti all’economia di quel territorio. Gli ulteriori finanziamenti del Ministero delle Infrastrutture sia del 2022 che del 2023 per importi totali di 678mila euro per risagomatura e ripristino dei dissesti, vanno nella giusta direzione se accelerati i tempi al massimo. Comprendo le ragioni procedurali – afferma Guerini – e di sicurezza dei vari cantieri, come previsto dalle normative, ma chiedo di portare la massima attenzione su una situazione fortemente precaria dal punto di vista economico e sociale e di trovare le migliori soluzioni tecniche per evitare ulteriori disagi”.
“A maggior ragione che sono previsti per dopo l’estate di quest’anno anche l’inizio lavori per 1.700.000 euro sempre sulla strada provinciale e sempre per il risanamento dei dissesti idrogeologici. Un territorio così vasto e ricco di una realtà sociale ed economica non può più essere sottoposto ad ulteriori disagi. Sono mesi affinché con il totale silenzio delle istituzioni la rete fissa telefonica è totalmente assente e scarsa risulta essere il collegamento via rete. Nel 2022 – conclude Guerini – si era intervenuti risolvendo il tutto, siamo nella stessa situazione oggi. Per questo i residenti giustamente hanno di nuovo delegato l’avvocato Fabio Antonioli per un ulteriore esposto alle autorità competenti”.
Serra di Burano, la collocazione geografica
La Serra di Burano che dà il nome alla zona del buranese a Nord di Gubbio, è un breve gruppo montuoso dell’Appennino Umbro-Marchigiano che separa l’Umbria dalle Marche, e che culmina nel monte Pian della Serra alto 1020 metri sul livello del mare. Dal punto di vista amministrativo ricade in parte nei comuni di Gubbio e Pietralunga in Umbria, in parte in quelli di Apecchio, Cantiano e Cagli, nelle Marche.
Disposta con andamento NO-SE, il suo nome deriva dal fiume Burano che ne raccoglie le acque e sorge a pochi chilometri a oriente dello spartiacque che divide il bacino idrografico del Tevere tirrenico, da quello del Burano che versa invece in Adriatico. La catena è percorsa in modo trasversale dal fiume Certano che, col nome di Bosso, confluisce nel Burano a Cagli.
La Serra di Burano è coperta quasi per intero da boschi cedui di tipo collinare-montuoso. Poco più a sud-est svetta il gruppo del Monte Catria, a nord-est il Monte Nerone, mentre più a sud-est emerge l’area del Monte Cucco. Il versante esposto a sud-ovest è attraversato da una strada che partendo da Apecchio collega alcuni abitati che sorgono a mezza costa fino a terminare nella SS452.
Forse rifugio dei congiurati di Venezia nel 1355
Una leggenda, o magari qualcosa di più, legata a Burano riferisce che delle famiglie nobili veneziane nel corso del 1300 siano scese verso sud per scappare dalla peste che in quegli anni incombeva. Sembra anche che un doge veneziano, abbia cercato di impadronirsi del potere. Nel 1355 Marin Faliero tenta infatti un colpo di stato, a scapito dell’aristocrazia veneziana, al fine di rendere ereditario il trono ducale.
La congiura fu sventata e lui cacciato. Da allora nella sala del Maggior Consiglio al posto del suo ritratto è stato dipinto un drappo nero. Sembra che con lui fossero cacciate anche le famiglie nobili che lo avevano appoggiato e che si fossero rifugiate proprio in questa zona impervia dell’Appennino. Altro fattore di una certa importanza, è che un certo Marinum Bei compare tra i Contestabili Eugubini di estrazione popolare, il 29 aprile 1441. Sono questi gli unici documenti tangibili che ci possono dare collocazione cronologica e storica della leggenda. Nel buranese esistono alcune parole come carega che sembrano ricordare antiche ascendenze venete e poi toponimi preceduti da ca, cai. Sarebbe interessante approfondire le ricerche storiche e documentali…