Abbattere muri, costruire ponti per una città di pace” è il titolo dell’incontro promosso dall’Alleanza per la Vittoria, che sostiene Vittoria Ferdinandi candidata sindaca di Perugia. In programma per domani, domenica 2 giugno nel capoluogo umbro, l’appuntamento è per le 16.00 al Parco di Santa Margherita. Focus del dialogo saranno gli orizzonti di pace. La candidata Vittoria Ferdinandi, la cui campagna elettorale si è svolta nel segno di grandi ideali, ne parlerà con Stefania Proietti, sindaca di Assisi, città della pace, con Patrizia Spada direttrice di Tamat Ong e Mario Giro, già vice ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Al centro dell’iniziativa la volontà di rendere Perugia e Assisi le Capitali mondiali della pace e della cooperazione internazionale, nel segno di Aldo Capitini. Un impegno che vuole oltrepassare i confini dell’Umbria, diventando punto di riferimento nell’abbattimento dei muri e nella costruzione dei ponti, dove il dialogo costituisce il primo e fondamentale strumento.

Ferdinandi e Proietti in dialogo: il messaggio di Capitini è sempre vivo

Quando lo scorso 17 maggio Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle è arrivato a Perugia in sostegno della candidatura di Vittoria Ferdinandi a sindaca di Perugia, c’era una grande folla ad accoglierlo. L’aspirante prima cittadina in quell’occasione ha voluto fare un dono all’ex premier appena giunto nel capoluogo: un libro di Aldo Capitini, il Gandhi italiano, l'”inventore” della Marcia della Pace. Capitini filosofo, politico, antifascista, poeta ed educatore ha avuto, fra i tanti meriti, quello di sdoganare nell’era contemporanea la cultura pacifista rendendola un modello per intere generazioni in ogni parte del mondo.

L’Umbria è tradizionalmente una regione a forte vocazione pacifista. La prima Marcia della Pace, su iniziativa di Capitini, partì da Perugia il 24 settembre 1961 per arrivare ad Assisi, la città di San Francesco, patria ideale della pace. “Una iniziativa” scrive lo storico Amoreno Martellini che, in qualche modo, testimoniava l’avvio di un processo di maturazione a livello civile da parte di una Repubblica adolescente, di un Paese che da poco più di quindici anni si era liberato del suo passato fas­­cista e della sua pedagogia bellicista e violenta e aveva imboccato, pur tra mille contraddizioni, la strada della democrazia“.

Tra critiche e attacchi politici, quell’evento inaugurò una nuova stagione nell’impegno civile italiano in un momento storico in cui gli ideali pacifisti apparivano scoloriti. Da un lato il boom economico, dall’altro la Guerra Fredda, la cultura pacifista sembrava confinata a una ristretta cerchia. Capitini dimostrò che non era così, che ci si poteva unire in nome di alti valori e ideali, al di là delle appartenenze politiche o confessionali. Una folla di 20mila persone prese parte a quella prima marcia; vi erano anche intellettuali come Norberto Bobbio, Renato Guttuso, Italo Calvino, Ernesto Rossi, Giovanni Arpino solo per citarne alcuni e da allora, ogni anno si rinnova.

Ferdinandi: una campagna elettorale nella scia di grandi ideali

Lo scorso 8 maggio su Internazionale è uscito un articolo dettagliato a firma di Valentina Pigmei che ha approfondito gli orizzonti di riferimento che guidano la campagna elettorale di Ferdinandi. Da un lato la lezione di Paolo Vinti, dall’altro proprio gli ideali pacifisti, facendo della “politica dell’incontro” il proprio cavallo di battaglia. A chi l’ha accusata di essere lontana dei partiti e poco concreta, Ferdinandi nell’intervista aveva risposto “Parlare di filosofia e letteratura allontana le persone? No, al contrario, le avvicina, come ho visto in questi mesi. Quello che colpisce non è solo la partecipazione in termini numerici della gente, ma anche il loro coinvolgimento. Ho chi cura la mia comunicazione, ma se divento il contenitore delle parole di qualcun altro è difficile trovare una connessione emotiva con le persone”.