All’interno della Casa Circondariale di Terni, un episodio potenzialmente tragico, dove un detenuto ha tentato il suicidio, è stato evitato grazie alla prontezza degli agenti di Polizia Penitenziaria. Non è la prima volta che accadono situazioni del genere, come denunciato dal SAPPE.
Ma ecco cosa è accaduto nello specifico. Un detenuto di 48 anni, affetto da disturbi psichiatrici, ha tentato di togliersi la vita nella sua cella, utilizzando un lenzuolo legato alle sbarre della finestra. Grazie all’osservazione attenta del personale di guardia, che ha notato comportamenti anomali, si è riusciti a intervenire in tempo per salvarlo. Questo è l’ultimo di tanti drammatici eventi sulle condizioni di vita all’interno delle carceri italiane, e mette in rilievo temi delicati e urgenti legati alla gestione delle persone detenute con disturbi mentali.
Un detenuto tenta il suicidio nel carcere di Terni: cosa è successo
Il tentato suicidio si è verificato nella sezione G, riservata ai detenuti in regime di media sicurezza. L’uomo, che soffre di disturbi psichiatrici, ha approfittato di un momento di quiete per cercare di mettere fine alla propria vita. Tuttavia, il comportamento insolito del detenuto non è sfuggito all’occhio vigile di un agente di servizio, che ha immediatamente allertato i colleghi e ha fatto irruzione nella cella. Senza perdere tempo, l’agente è riuscito a liberare l’uomo dal cappio improvvisato e a scongiurare un epilogo drammatico. Questa volta, l’attenzione e la professionalità del personale di custodia hanno fatto la differenza.
La denuncia del SAPPE: personale insufficiente per gestire casi complessi
Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE) ha espresso un sentito ringraziamento agli agenti che hanno evitato una tragedia. Tuttavia, questa vicenda mette necessariamente in risalto una questione spinosa: la cronica carenza di personale specializzato all’interno degli istituti penitenziari. Le strutture come quella di Terni si trovano spesso a fronteggiare casi difficili senza un adeguato supporto da parte di psicologi, psichiatri e medici. Il SAPPE ha lanciato un appello per aumentare le risorse umane e sanitarie all’interno delle carceri italiane, sottolineando come sia ormai indispensabile reclutare nuove figure professionali capaci di gestire situazioni di emergenza come quella fortunatamente appena sventata.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha voluto porre l’accento sull’importanza del lavoro svolto ogni giorno dagli agenti penitenziari. Secondo Capece, gli operatori non solo garantiscono la sicurezza all’interno degli istituti, ma spesso sono chiamati a intervenire anche in situazioni che mettono a rischio la vita stessa dei detenuti. Il tentato suicidio a Terni ne è un esempio: dietro ogni gesto estremo si nasconde purtroppo un malessere profondo, legato a problematiche personali e sociali che vanno oltre la stessa detenzione. L’impegno quotidiano della Polizia Penitenziaria, ha detto Capece, è rivolto non solo a mantenere l’ordine, ma anche a proteggere chi si trova in una condizione di estrema fragilità.
Casi non isolati: il tema dei suicidi nelle carceri è sempre più attuale
Il caso di Terni non è isolato. Secondo i dati forniti dal SAPPE, nell’arco di vent’anni, la Polizia Penitenziaria ha evitato oltre 23.000 tentativi di suicidio all’interno delle carceri italiane. A questi si aggiungono quasi 175.000 episodi di autolesionismo, prontamente gestiti dagli agenti. Numeri che raccontano una realtà spesso sottovalutata: il carcere non è solo un luogo di detenzione, ma anche un contesto in cui si manifestano profonde sofferenze, talvolta acuite dall’isolamento e dalla mancanza di un adeguato sostegno psicologico.
La vicenda del detenuto tunisino ripropone il tema della sanità all’interno delle carceri italiane. Le carenze strutturali, la mancanza di personale medico e psichiatrico, e l’assenza di un supporto psicologico continuativo rendono estremamente difficile la gestione di detenuti con disturbi mentali. Gli agenti di polizia penitenziaria, che si trovano a dover fronteggiare queste situazioni quotidianamente, svolgono un lavoro fondamentale, ma non possono essere lasciati soli.