Detenuto straniero tenta il suicidio, cercando di impiccarsi in cella e successivamente aggredisce i poliziotti intervenuti a salvarlo. Portato in ospedale, ha tentato inutilmente la fuga, bloccato dalla scorta della Polizia Penitenziaria. Protagonista un detenuto straniero, come riferisce Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
L’uomo, di nazionalità tunisina, già resosi responsabile di atti di violenza verso il personale di Polizia Penitenziaria dell’istituto di Capanne, ha inscenato un impiccamento per uscire dalla cella. Quando i poliziotti sono intervenuti ne è nata una colluttazione a seguito della quale quattro poliziotti sono finiti all’ospedale con prognosi di cinque giorni. Nel pomeriggio, mentre era stato portato al locale nosocomio per accertamenti medici, il detenuto ha tentato la fuga. Il magrebino, fingendo uno svenimento, aggrediva gli agenti della scorta in servizio di traduzione presso l’ospedale di Perugia dandosi alla fuga.
Detenuto straniero tenta il suicidio ma aggredisce i poliziotti un secondo trovato con alcool in cella
Solo a seguito del provvidenziale intervento degli agenti, che hanno riportato diverse ferite, dai colpi e dai morsi perpetrati dal detenuto che sputava anche in faccia gli operatori di Polizia Penitenziaria, sono riusciti a bloccare il soggetto e a ricondurlo in istituto. “Una situazione allucinante, di assurda violenza”, denuncia Bonino nel descrivere i fatti “il detenuto sabato già aveva avuto un prologo quando un agente in servizio presso la Casa Circondariale di Perugia, unitamente al Sovrintendente di turno, era stato aggredito da un detenuto di nazionalità tunisina perché questi si era visto da loro sottrarre un secchio di alcol procurato da un composto di frutta macerata non consentito”.
“In particolare, scagliando contro uno dei poliziotti uno sgabello in legno in dotazione alla cella e successivamente, al tentativo di bloccaggio da parte degli agenti, il detenuto torceva una mano a uno di loro al quale gli sono stati refertati dieci giorni di prognosi”, sottolinea il sindacalista. Da qui la richiesta di una ispezione ministeriale, che evidenzia la particolare carenza degli organici dei poliziotti e la complessità operativa di Capanne: “per questo, il primo Sindacato del Corpo, il SAPPE, torna a chiedere una ispezione ministeriale per comprendere se vengono considerati tutti gli elementi per la sicurezza degli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria”, conclude Bonino.
“ Il quadro di insieme dell’ennesimo evento critico evidenzia, più di mille parole, l’alta tensione delle carceri umbre”, sottolinea il segretario generale del SAPPE Donato Capece, che rivolge agli Agenti di Capanne feriti espressioni di vicinanza e solidarietà. “Nell’anno 2023, in Umbria, si sono contate 257 colluttazioni e 25 ferimenti, 283 atti di autolesionismo, tre suicidi e 37 tentativi sventati in tempo. Questo per dire che nelle carceri della Nazione e dell’Umbria in particolare (Regione che non ha più un Provveditorato regionale autonomo, a Perugia, per una scellerata scelta politica dei governi precedenti, ed è stata oggi cooptata dalla Toscana…) ”
“serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci!”, prosegue il leader del SAPPE, che si appella ai vertici del DAP affinchè creino le condizioni “per ristabilire ordine e sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso quei detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta!”.
“Servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta! Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci!”, conclude Capece.