Alcune delle storie più belle della letteratura di ogni tempo sono nate da vissuti forti. Racconti di morte e rinascita in cui la scrittura è stata il mezzo fondamentale che ha condotto al riscatto. Perché scrivere oltre ad essere un’attività per molti aspetti “terapeutica” può diventare anche occasione di inclusione per chi, per qualunque motivo, ha incontrato momenti di fragilità. Partendo da tali premesse, quest’anno uno dei premi letterari più longevi dell’Umbria, ha aperto per la prima volta in Italia anche ai detenuti facendo segnare un primato tutto umbro.
Si tratta del Premio Letterario Città di Castello che proprio sabato scorso ha visto concludersi l’ultima edizione, la 18esima, assegnando fra gli altri tre riconoscimenti ad altrettanti detenuti nella sezione “Destinazione Altrove – La scrittura come esplorazione di mondi senza tempo” dedicata a quanti ristretti nelle carceri italiane. Ideato e organizzato dall’associazione culturale “Tracciati virtuali” e dalla società Dante Alighieri, con il sostegno e patrocinio del Comune, della Regione e Provincia di Perugia, la sezione speciale del Premio è nata in collaborazione con il DAP – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, con cui è stato sottoscritto un protocollo d’intesa.
Al Premio Letterario Città di Castello premiati i detenuti da Roma, Firenze e Latina
Già nei mesi scorsi aveva fatto notizia l’entusiastica adesione al Premio da parte degli istituti di pena. Erano arrivate richieste da 22 carceri in tutto il territorio nazionale. Alla cerimonia di premiazione sabato sono intervenuti i 35 finalisti provenienti sia dall’Italia che dall’estero.
Per quanto riguarda la sezione speciale “Destinazione altrove” il podio se l’è aggiudicato un detenuto nel carcere romano di Rebibbia con il racconto autobiografico, “Le cose come sono”. L’autore ha ripercorso le tappe salienti della propria vita, dall’infanzia all’attuale condizione. Eppure, come riportato dal Comune di Città di Castello che cita la conclusione del racconto, oltre ciò che ci si potrebbe immaginare, quel racconto ha in sé un messaggio di profonda speranza. “Credo che ognuno di noi è fatto di luce e di buio in parti uguali. e quando sei immerso nelle tenebre puoi vedere una piccola luce dentro di te. È una piccola fiammella che vale la pena seguire perché un giorno potrebbe trasformarsi in un faro” così ha scritto l’autore.
Al secondo posto nella sezione speciale c’è un detenuto della Casa circondariale Gozzini di Firenze con il testo poetico “L’infernale Commedia“, una visione non priva di autoironia della vita in carcere restituita in metrica. Il terzo posto è andato infine a una detenuta nella casa circondariale di Latina con la poesia “A mia madre” dedicata alla madre scomparsa, eppure sempre ancora presente nel vissuto dell’autrice.
La scrittura per un’educazione dell’anima
Alla premiazione sono intervenute alcune personalità tra i vertici dell’amministrazione penitenziaria che hanno voluto sottolineare come l’iniziativa di Città di Castello rappresenti un significativo passo nell’ambito della rieducazione e del reinserimento sociale dei detenuti.
Presente il capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo che nel corso della cerimonia di premiazione ha sottolineato come il Premio rientri a pieno titolo tra le “occasioni di rafforzamento educativo” rivolte ai detenuti. Attività ha detto “che danno una spinta molto importante per far sì che in questo mandato rieducativo che la Costituzione ci impone, il detenuto possa finalmente non solo sentirsi ma essere effettivamente una persona diversa“. La vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, ha quindi sottolineato come, “iniziative come questa sono una grande opportunità di crescita culturale“.
Al Premio Letterario di Città di Castello si vince con il potere della scrittura: un gesto di civiltà
Tra gli interventi da remoto anche quello della senatrice Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia del Senato. Bongiorno ha rimarcato come quello di Città di Castello sia un’occasione “dove tutti i partecipanti sono da considerarsi vincitori, perché l’impegno artistico in uno stato della loro vita così complesso è da apprezzare“.
Il senato Walter Verini ha colto l’occasione per portare all’attenzione la “drammatica situazione” delle carceri italiane tra “suicidi, sovraffollamento, mancanza di personale, di formazione e lavoro – condizioni che – non sono da Paese civile“. Verini ha poi sottolineato come in mancanza di interventi strutturali ogni iniziativa come quella di Città di Castello rivesta una forte valenza per “dare voce e visibilità, con la poesia, con gli scritti, a persone che scontano una pena perché hanno sbagliato vuol dire che si crede nella possibilità di recupero“. Infine, Luca Secondi, sindaco di Città di Castello, ha voluto ricordare “l’importanza del premio letterario che porta il nome della città“.