Un’iniziativa per ricordare una pagina di storia che unisce Terni al quartiere del Quadraro a Roma, da dove provenivano gli oltre 700 cittadini italiani deportati dai nazisti in Germania. Era la cosiddetta “borgata ribelle“, definita dai tedeschi un “nido di vespe“. Fu il più imponente rastrellamento compiuto nella Capitale durante la Seconda guerra mondiale, ma è un episodio poco studiato e poco ricordato.
Il Comune di Terni ha voluto colmare questa lacuna apponendo una targa a memoria di questa tragedia. Già, perché le centinaia di persone deportate sostarono per dieci giorni proprio a Terni, nell’area industriale di via Narni. Prima di essere portati nei campi di concentramento tedeschi.
L’iniziativa è stata celebrata nei giorni scorsi, con un evento a Palazzo Spada al quale è seguita l’apposizione della targa ricordo in via Narni 154, con la partecipazione del vicesindaco di Terni, Riccardo Corridore e dell’assessore alla Toponomastica Marco Iapadre.
Deportati dai nazisti: i familiari dei rastrellati a Terni hanno ricordato i cari dispersi in in Germania
“In ricordo dei civili rastrellati dalla violenza nazista, nella borgata Quadraro di Roma, deportati per essere avviati al lavoro coatto in Germania. Dal 19 aprile 1944, stazionarono in questa zona industriale per circa 10 giorni”.
Questo il testo della targa, scoperta in via Narni 154, dove nel 1944 furono confinati in centinaia prima di partire per la Germania. La cerimonia è iniziata nella sala consigliare con la commemorazione del rastrellamento e gli interventi dei relatori. È stata consegnata una pergamena di commemorazione dei rastrellati ai familiari presenti all’evento. Presente il gonfalone della città di Terni.
La signora Laura Del Vecchio ha raccontato la storia di suo zio Eldio Del Vecchio, uno tra i più giovani cittadini rastrellati e deportati in Germania. Per decenni la famiglia non ha saputo nulla della sua sorte, solo grazie al lavoro di ricerca e ricostruzione storica del prof. Pierluigi Amen, è stato possibile appurare che Eldio morì nel 1945 nel campo di Buchenwald, a pochi giorni dalla liberazione. Aveva solo 17 anni.
Gli amministratori del comune di Lenola (LT) hanno ricordato la figura di Don Gioacchino Rey, allora parroco al Quadraro. Che si spese senza riserve per aiutare i rastrellati a scampare la loro sorte e per sostenere i familiari rimasti senza mariti, padri, fratelli, in una situazione di estrema difficoltà.
Lo storico Pierluigi Amen ha ricostruito la vicenda e tutto il lavoro di ricerca che da anni svolge per recuperare informazioni, per risalire ai nomi dei rastrellati, rintracciare i familiari, ricostruire le loro storie.
Talamonti e Piccioni sono intervenuti in rappresentanza delle associazioni promotrici dell’iniziativa.
Hanno preso parte alla manifestazione:
- il vicesindaco di Terni Riccardo Corridore;
- l’assessore alla Toponomastica Marco Iapadre;
- il professor Pierluigi Amen dell’Associazione nazionale reduci dalla prigionia, dall’internamento, dalla guerra di liberazione e loro familiari;
- Francesco Filippo Carpano, consigliere del Comune di Roma;
- Severino Marrocco, vicesindaco del Comune di Lenola;
- Antogiovanni Massimo, presidente del Consiglio comunale di Lenola;
- Giocondo Talamonti, presidente dell’Associazionene culturale Enrico Berlinguer;
- Alberto Piccioni presidente provinciale Anppia;
- Laura Del Vecchio, familiare del rastrellato Eldio Del Vecchio.
La deportazione di oltre 700 italiani dalla borgata Quadraro, un episodio dimenticato del 1944
Il rastrellamento del Quadraro è un episodio che ricorda l’eccidio delle fosse Ardeatine. Solo che l’uccisione di tre soldati tedeschi, avvenuta in un’osteria a opera di partigiani, non venne vendicata con l’eccidio. Ma con la deportazione di oltre 700 italiani. I fatti avvennero nell’aprile del 1944. Quando i deportati dai nazisti furono solo uomini utili al lavoro. Di età compresa tra i 16 e i 60 anni. Ancora oggi non è chiaro il numero preciso a cui ammontarono gli arrestati. Ma le ricerche incrociate tra i dati tedeschi e quelli della parrocchia di S. Maria del Buon Consiglio, indicano che sarebbero stati tra i 707 e i 734. La vendetta per la comunità della borgata non fu soltanto quella legata alla privazione dei familiari. Ma anche e soprattutto quella sull’economia familiare. La deportazione dei soli uomini determinò aggravamenti per la sopravvivenza dei nuclei familiari, rimasti senza principale fonte di reddito.