Un residente di Orvieto ha vissuto un’esperienza travagliata durante le festività pasquali, prima multato per aver parcheggiato il suo scooter elettrico fuori dalle strisce, e successivamente denunciato per presunto oltraggio a corpo amministrativo e diffamazione. La vicenda ha scatenato un acceso dibattito sulle politiche di controllo del comune e sull’uso dei social media per esprimere dissenso.
Denunciato per oltraggio: i fatti
La disavventura è iniziata quando l’uomo ha deciso di parcheggiare il suo scooter di fronte alla sua attività nel centro storico. Tuttavia, al suo ritorno, ha trovato una multa sul parabrezza. Deluso, ha condiviso la sua frustrazione sui social media, parlando di un “clima di guerra” e aggiungendo anche un’altra frase che ha attirato l’attenzione della polizia municipale. In quel momento è stato denunciato per oltraggio.
A seguito dei suoi commenti sui social, l’uomo ha ricevuto una chiamata dalla polizia locale, invitandolo a presentarsi al comando. Qui gli è stato consegnato un verbale da firmare e gli è stato consigliato di nominare un avvocato. Non solo lui, ma anche un altro individuo che aveva commentato il suo post è stato denunciato per oltraggio dalla polizia municipale.
Questa rigida linea di condotta adottata dalla polizia comunale ha suscitato discussioni negli ultimi mesi, con numerose multe emesse soprattutto nel centro storico, anche nelle prime ore del mattino.
La previsione di incasso derivante dalle contravvenzioni nel bilancio comunale per il 2024 ammonta a 747 mila euro. Si tratta di una cifra considerata necessaria per il buon funzionamento del bilancio. Gli assessori comunali hanno smentito che si tratti di una somma più elevata rispetto agli anni precedenti. Hanno infatti affermato che è in linea con gli importi accertati negli anni passati, se non inferiore.
Nonostante le spiegazioni fornite dall’amministrazione comunale, la vicenda ha sollevato interrogativi sulla gestione delle infrazioni stradali e sull’equilibrio tra il mantenimento dell’ordine pubblico e il rispetto dei diritti dei cittadini. Bisogna aspettare per vedere come evolverà la situazione e se verranno adottate misure per mitigare le tensioni tra l’amministrazione e i residenti.
Intanto, questo evento ci ricorda l’importanza di comunicare le proprie delusioni con rispetto e costruttività, specialmente quando si interagisce con le istituzioni pubbliche. E soprattutto di evitare di utilizzare i social, in ogni caso.
Tutti i reati che rischiamo di fare sui social
Attraverso i social network e il web in generale, si stanno diffondendo sempre più i reati che danneggiano e offuscano la reputazione degli individui. In particolare, il reato di diffamazione attraverso Internet è considerato una forma aggravata di diffamazione e, di conseguenza, qualsiasi inserimento di contenuti diffamatori che danneggino l’immagine e la reputazione di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni o con una multa non inferiore a 516 euro.
Per quanto riguarda la configurazione del reato di diffamazione, la Corte Suprema ha a lungo sostenuto la convinzione che il riferimento a “qualsiasi altro mezzo di pubblicità” possa includere gli strumenti telematici, qualificando quindi come “aggravata” la diffamazione avvenuta attraverso Internet.
La pubblicazione di un post offensivo sul proprio profilo Facebook costituisce diffamazione aggravata, poiché l’uso del social network consente la diffusione e la pubblicizzazione dell’espressione denigratoria tra un gruppo di persone indeterminato. Questo è stato ribadito da una sentenza del Tribunale di Campobasso, che ha accolto l’orientamento della Corte di Cassazione del 2004.
Social: spazio pubblico o privato?
Il desiderio che le informazioni personali non vengano divulgate o che vengano divulgate a terzi deve essere conciliato con le regole. Affinché una comunicazione sia considerata riservata, deve essere indirizzata a un gruppo ristretto e specifico di destinatari.
Il Consiglio di Stato ha chiarito che una foto inserita nel profilo di un social non può essere considerata pubblica se non è visibile subito.