Tra vincoli normativi, portali presi d'assalto e quote da rincorrere, la geografia del lavoro migrante in Umbria e in Italia si ridisegna anno dopo anno. Il 2025 segna un punto di svolta: numeri mai visti prima, richieste in aumento e settori che fanno i conti con una domanda che cresce più veloce delle risposte. Anche l'Umbria, lontana dalle vette lombarde o venete, lascia comunque il segno, con dati che raccontano più di quanto possano sembrare a un primo sguardo.
Tra numeri in salita, settori in affanno e un esercito silenzioso di braccia straniere pronte a lavorare, anche l'Umbria ha fatto la sua parte. Più di mille pratiche per portare lavoratori da Paesi terzi sono state caricate nelle ore febbrili del click day e nei giorni seguenti, segnando un dato che, per quanto modesto su scala nazionale, conferma un fermento non trascurabile.
Secondo il Viminale, sono 1.046 le domande per ottenere il nulla osta all’ingresso di manodopera non comunitaria. A queste si sommano 128 richieste di conversione da impiego stagionale a contratto a tempo determinato o indeterminato. Un segnale che, nel piccolo, racconta di una volontà di stabilizzazione, anche in una regione dove il ricorso a forza lavoro straniera è storicamente più contenuto rispetto alle grandi aree produttive.
In testa alla classifica c'è la Lombardia, che sfonda il muro delle 31mila richieste. Subito dietro, la Campania, che pur incassando un crollo verticale rispetto al 2024, resta sopra quota 23mila. Il Veneto tiene botta con quasi 20mila domande.
Sul fondo, invece, si muovono numeri ben più contenuti: 165 pratiche in Valle d'Aosta, 831 in Molise, 1.017 in Sardegna. L'Umbria si tiene appena sopra questa soglia, confermandosi tra le regioni più timide nell'attivazione dei flussi.
Chi punta a rendere stabile un lavoro nato come temporaneo guarda soprattutto al Veneto: nei primi due mesi e mezzo dell'anno ha messo in fila 2.516 richieste di conversione. Sicilia e Lazio si danno battaglia sul filo dei numeri, con rispettivamente 1.328 e 1.317 pratiche.
L'Umbria si inserisce nel mezzo con 128 tentativi di trasformazione contrattuale, più dinamica delle Marche (107) e dell'Abruzzo (104), ma distante dalla Toscana, che con 452 pratiche mostra un altro passo.
Campi, cantieri e cucine: è lì che si concentra la pressione maggiore. L'agricoltura continua a richiedere manodopera, l'edilizia resta una calamita per chi cerca lavoro, ma è il lavoro domestico a sfondare ogni soglia prevista.
Il numero di richieste per collaboratori familiari è quattro volte più alto rispetto alle quote stabilite: "Gli italiani hanno 4 volte più bisogno di colf di quelle che possono fare arrivare dall’estero", scrive il Sole 24 Ore. Una fotografia nitida di come i bisogni delle famiglie stiano accelerando più della macchina burocratica.
Il 2025 è l'ultimo giro di giostra per il piano triennale che ha riscritto le regole dell'ingresso regolare dei lavoratori stranieri. Le quote, gonfiate di anno in anno, hanno toccato il tetto massimo: dalle 136mila del 2023 si è arrivati a 191.450 posti autorizzati.
Malgrado la corsa dei click day di febbraio, molti settori restano ancora aperti: più di 44mila posti stagionali sono ancora sul tavolo, accanto a 379 disponibilità per il lavoro continuativo e oltre 9mila richieste possibili nell'assistenza familiare. C'è tempo fino al 31 dicembre per tentare la via regolare.
Nel comparto turistico, uno dei più coinvolti dalla misura, le domande inviate entro il 18 marzo sono state 14.112: 7.855 per impieghi continuativi e 6.257 per contratti stagionali. In totale, rappresentano l'11,3% del totale delle posizioni disponibili per quest'anno. Una nuova finestra per presentare istanze nel settore sarà disponibile il 1° ottobre.