04 Apr, 2025 - 15:15

Dazi, Umbria sotto tiro: l’export agroalimentare e manifatturiero sfida la stretta americana

Dazi, Umbria sotto tiro: l’export agroalimentare e manifatturiero sfida la stretta americana

Lo scacchiere commerciale internazionale cambia di nuovo le regole e l’Umbria si ritrova, ancora una volta, in prima linea. L’annuncio di nuove tariffe doganali da parte degli Stati Uniti su alcune categorie di prodotti europei – tra cui vino, olio e beni manifatturieri – ha riacceso le tensioni tra Bruxelles e Washington e colpito al cuore due colonne portanti dell’economia umbra: agroalimentare e manifattura.

Per molte imprese regionali, infatti, il mercato americano rappresenta un riferimento irrinunciabile. Ma tra dazi e instabilità, ora la priorità è adattarsi per non perdere terreno.

Agroalimentare in bilico: qualità sotto pressione internazionale

I produttori umbri del settore agroalimentare si trovano ad affrontare un passaggio cruciale. Con l’introduzione di un dazio del 20% sui vini europei, i margini si assottigliano e le esportazioni rischiano una brusca frenata. L’allarme è stato raccolto da Massimo Sepiacci, presidente della cooperativa Umbria Top Wines, che intravede i maggiori rischi per i vini di fascia media, meno protetti dalla reputazione consolidata delle etichette premium. La ricetta proposta è chiara: diversificare i mercati di sbocco, investire nel digitale e accentuare il legame con il territorio per rendere ogni bottiglia parte di un’esperienza culturale oltre che gustativa.

Non è solo il vino a soffrire: olio extravergine e altre eccellenze locali potrebbero perdere competitività rispetto ai concorrenti internazionali. Il settore agricolo umbro, che già opera in un contesto di costi elevati e margini ridotti, guarda con preoccupazione all’impatto sui volumi esportati e sull’occupazione. I rappresentanti di Coldiretti mettono in guardia: colpire queste produzioni significa mettere a rischio la tenuta economica e sociale delle aree rurali della regione.

Manifattura umbra e dazi USA: difendere il legame con il mercato americano

Accanto al cibo, anche la manifattura umbra sente la pressione del nuovo clima protezionista. Per il presidente di Confindustria Umbria, Vincenzo Briziarelli, l’introduzione di nuovi dazi rappresenta l’ennesima complicazione in una fase storica già caratterizzata da politiche ambientali europee giudicate penalizzanti per il sistema industriale. La meccanica e la componentistica – due asset forti dell’export regionale – rischiano ora di perdere quote di mercato in un contesto globale sempre più competitivo.

Briziarelli sottolinea la necessità di una strategia europea unitaria che sappia ricucire il dialogo con gli Stati Uniti senza sacrificare gli interessi produttivi interni. Serve, dice, una leadership autorevole che rappresenti il sistema manifatturiero con forza, proponendo una cooperazione transatlantica più pragmatica. Senza stabilità e regole chiare, è difficile pianificare investimenti a lungo termine.

Ripensare la promozione: l’enoturismo come leva anticrisi

Tra le risposte più concrete alla crisi innescata dai dazi, c’è la volontà di potenziare l’enoturismo. Giovanni Dubini, presidente del Movimento Turismo del Vino Umbria, richiama l’attenzione sull’efficacia di un modello che integra accoglienza, racconto e valorizzazione territoriale. Negli ultimi anni, il comparto ha saputo attrarre visitatori americani proprio grazie all’esperienza autentica offerta dalle cantine umbre.

L’introduzione dei dazi, pur rappresentando un ostacolo, potrebbe spingere le imprese a investire ancora di più nella promozione integrata. Non solo degustazioni, ma eventi culturali, percorsi naturalistici e sinergie con il turismo locale. In questo modo, la bottiglia di vino diventa ambasciatrice di un territorio e i consumatori americani più affezionati potrebbero continuare a scegliere l’Umbria, nonostante le barriere doganali.

Lollobrigida invita alla calma, ma in Umbria cresce il pragmatismo

Dal governo centrale, Francesco Lollobrigida lancia un appello a non alimentare allarmismi. Secondo il ministro, il peso dei dazi sarà in parte assorbito grazie alla forza dei prodotti premium italiani, spesso insostituibili agli occhi dei consumatori americani. Tuttavia, tra le imprese umbre prevale un atteggiamento più concreto: la consapevolezza che la qualità non basta se i costi diventano insostenibili.

Nel breve periodo, la priorità resta quella di proteggere l’export e contenere gli effetti occupazionali. Ma sul lungo termine, la vera sfida sarà rafforzare la resilienza del tessuto economico regionale, puntando su innovazione, internazionalizzazione e sinergie tra settori. L’Umbria si prepara così a una nuova fase: più incerta, ma anche ricca di opportunità per chi saprà reinventarsi senza perdere la propria identità.

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Giorgia Sdei
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