L’elisoccorso come oggi lo conosciamo – moderno, efficiente, capace di salvare vite in pochi minuti – ha radici profonde e spesso ignorate, che affondano in scenari di guerra, emergenze umanitarie e innovazioni pionieristiche. A riportare alla luce questo percorso affascinante e drammatico è Marco Petrelli, giornalista e scrittore umbro, con il suo nuovo libro In principio fu MASH. Il Mobile Army Surgical Hospital e l’evacuazione aero-medica dalla Guerra di Corea ai giorni nostri, in uscita il 16 luglio per Mursia Editore.
Con rigore documentale e un linguaggio asciutto ma coinvolgente, Petrelli racconta la genesi dell’elisoccorso, tracciando un cammino che unisce il fronte coreano degli anni Cinquanta, le missioni italiane in Africa, i disastri naturali nel nostro Paese e lo sviluppo del soccorso aereo in ambito civile.
“Questo libro nasce dalla volontà di restituire memoria a uomini, episodi e intuizioni che hanno fatto dell’elisoccorso una realtà quotidiana, ma che troppo spesso sono rimasti ai margini della narrazione ufficiale”, afferma l’autore.
Petrelli parte da lontano, dalle prime riflessioni sul trasporto sanitario in volo dell’Ottocento, passando per i rudimentali tentativi di evacuazione aerea nella Prima guerra mondiale. Ma è durante il conflitto di Corea (1950-1953) che si compie la vera rivoluzione: il Mobile Army Surgical Hospital (MASH) e l’utilizzo sistematico degli elicotteri **trasformano per sempre il concetto di soccorso sanitario sul campo di battaglia.
“Portare i feriti dal fronte al tavolo operatorio in meno di un’ora significava aumentare esponenzialmente le possibilità di sopravvivenza”, scrive Petrelli.
Il MASH, divenuto celebre grazie all’omonima serie televisiva, fu nella realtà una struttura mobile e flessibile, che cambiò il modo di pensare la medicina d’urgenza. Petrelli analizza il suo impatto, inserendolo in una più ampia riflessione sull’efficacia della logistica sanitaria militare e sull’adattamento delle tecnologie belliche in contesti civili.
Uno degli aspetti più originali del libro è l’attenzione ai protagonisti italiani spesso trascurati dalla grande storia. In particolare, Petrelli restituisce dignità e riconoscimento a due figure emblematiche:
Giampaolo Chiappini, ternano, pilota e generale dell’Aeronautica Militare, protagonista di missioni internazionali e di soccorsi in Italia. Dopo gli studi all’ITIS di Terni, divenne comandante del 15° Stormo SAR, specializzandosi nelle operazioni Search and Rescue. Fu tra i primi a intervenire in Irpinia nel 1980 e operò anche in Congo durante la crisi di Kindu.
Fabio Pennacchi, medico originario di Assisi e generale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, guidò l’ospedale da campo CRI n. 68 in Corea, con un’équipe di infermiere volontarie. Fu l’unico italiano a firmare l’armistizio tra le due Coree. Un episodio poco noto che rivela la discreta ma significativa presenza italiana in quel conflitto lontano.
“Pennacchi e Chiappini sono stati pionieri silenziosi. Senza la loro competenza, umanità e visione, l’elisoccorso italiano non sarebbe ciò che è oggi”, sottolinea Petrelli.
Una delle chiavi di lettura più potenti offerte dal saggio è l’evoluzione dell’elisoccorso da pratica militare a servizio civile. Le esperienze accumulate in Corea e Vietnam, gli elicotteri Bell-47 e UH-1 “Huey” diventano modelli operativi anche per le emergenze sanitarie civili.
In Italia, la transizione avviene tra gli anni Settanta e Ottanta, spinta dai disastri naturali (come il terremoto dell’Irpinia) e dalla crescente consapevolezza della necessità di un sistema rapido di evacuazione sanitaria.
“Il tempo è tutto. In montagna, su un’autostrada, in un borgo isolato, l’arrivo tempestivo dell’elisoccorso può cambiare un destino”, si legge nel libro.
Petrelli descrive con precisione l’evoluzione dei mezzi, dei protocolli, dei ruoli professionali. E dedica pagine toccanti ai piloti, medici, infermieri e tecnici che operano in condizioni spesso estreme, tra vento, neve, sangue e attese sospese.
L’opera non è solo un’indagine storica, ma anche un tributo umano e professionale. Tra gli inserti più significativi, il contributo del dottor Andrea Benicchi, medico esperto in emergenze e grande conoscitore del sistema sanitario di elisoccorso.
“Non c’è gloria nei nostri voli. C’è urgenza, c’è responsabilità, c’è umanità. Il nostro compito è arrivare in tempo”, scrive Benicchi nel suo intervento.
Petrelli raccoglie anche testimonianze dirette, immagini d’archivio, dati tecnici, componendo un mosaico che rende giustizia a chi ha operato nell’ombra, tra la vita e la morte, spesso senza che la storia ne conservasse il nome.
"In principio fu MASH" non è solo un saggio storico: è una riflessione etica, un racconto di coraggio, un’esplorazione tecnica, una denuncia del vuoto di memoria collettiva.
“Abbiamo dimenticato che l’elisoccorso nasce da guerre e tragedie. E che ogni volo salvavita è figlio di esperienze durissime, di intuizioni coraggiose, di sacrifici individuali”, commenta l’autore.
Con uno stile essenziale, privo di retorica, Petrelli restituisce dignità e profondità a una storia che ci riguarda tutti: quella di chi prende il volo per portare aiuto, nel silenzio e nell’urgenza.
Concludendo, il libro si pone come ponte tra il passato e il presente, ma anche tra memoria e futuro. In un’epoca in cui si parla sempre più di emergenza climatica, catastrofi naturali e crisi sanitarie, Petrelli ci ricorda che un servizio come l’elisoccorso è un presidio di civiltà, nato da storie complesse, da scelte tecniche e morali, da uomini e donne che hanno creduto nel valore della cura anche in mezzo alla guerra.
“Il volo, in questi casi, non è un mezzo. È un simbolo. È la linea sottile tra il non farcela e il tornare a casa”, conclude Petrelli.