Il nome di Lorenzo Polidori, giovane sindaco di Fossato di Vico (PG), è salito all’attenzione della cronaca locale non solo per la sua attività istituzionale nel piccolo comune dell’Appennino umbro, ma per la sua recente assunzione come dipendente del Comune di Gubbio, nel settore Cultura e Sviluppo Economico, tramite procedura di mobilità. Una vicenda che apre riflessioni su ruoli, compatibilità, opportunità e normative nel complesso universo della pubblica amministrazione.
Classe 1992, laureato in Scienze Politiche con il massimo dei voti, Lorenzo Polidori ha focalizzato la sua tesi su un tema di grande attualità: il turismo esperienziale come leva di sviluppo economico nei territori interni. Il suo impegno politico-amministrativo si è strutturato sul campo: eletto sindaco di Fossato di Vico nel 2024, ha assunto deleghe pesanti come Bilancio, Tributi e Personale, dimostrandosi fin dai primi mesi un amministratore concreto e operativo.
Nel suo mandato ha partecipato a tavoli tecnici regionali per la gestione della fauna selvatica, ha promosso la valorizzazione del Parco del Monte Cucco e ha guidato il suo Comune nell’ambito delle politiche di rete con le altre realtà appenniniche umbre. Una figura giovane, ma già esperta, molto attiva anche sui social istituzionali.
A pochi mesi dall’elezione, Polidori è risultato vincitore di una procedura di mobilità volontaria indetta dal Comune di Gubbio, finalizzata alla copertura di un posto nel settore Cultura, Turismo e Sviluppo economico. La procedura è regolata dall’art. 30 del D.Lgs. 165/2001, che prevede la possibilità per un dipendente pubblico a tempo indeterminato di trasferirsi presso un’altra amministrazione compatibilmente con la categoria e il profilo professionale.
La legge consente quindi la mobilità tra enti, anche nel caso in cui il dipendente sia titolare di cariche elettive, purché non vi sia incompatibilità con il nuovo incarico e non si verifichino situazioni di conflitto d’interesse. Nel caso di Polidori, tutto sembra essere avvenuto nel rispetto della norma, ma l’unicità della situazione — sindaco in carica in un Comune, dipendente in un altro — ha suscitato interesse e qualche interrogativo.
Il Testo Unico degli Enti Locali (D.Lgs. 267/2000) e il già citato D.Lgs. 165/2001, regolano in modo preciso le compatibilità tra incarichi politici e lavoro pubblico. In particolare, un sindaco può continuare a svolgere un’attività lavorativa in un altro ente, a condizione che:
Non ricopra ruoli di vertice nell'amministrazione dove lavora;
Non ci siano interferenze dirette tra il suo incarico politico e il suo impiego professionale;
Non vengano compromessi i tempi e la disponibilità per lo svolgimento delle funzioni di sindaco, che restano prioritarie.
Nel caso di Polidori, il Comune di Gubbio non rientra in alcuna rete amministrativa direttamente collegata con Fossato di Vico, e il ruolo che egli ricopre all’interno della macchina comunale di Gubbio non è apicale né gestionale. Si tratta quindi di un impiego tecnico e operativo, il cui orario può essere compatibile con le responsabilità da sindaco in un comune di circa 2500 abitanti.
Non è la prima volta che un sindaco in carica mantiene anche un lavoro nella pubblica amministrazione. In molti comuni italiani, specie nei piccoli centri, i sindaci lavorano a tempo pieno o part-time, spesso come insegnanti, tecnici, impiegati o liberi professionisti. La legge prevede congedi e permessi retribuiti per lo svolgimento del mandato elettivo, soprattutto per i sindaci dei comuni con meno di 5000 abitanti.
Tuttavia, quando il secondo impiego è in un altro ente pubblico, e in particolare in un comune più grande e strutturato come Gubbio, è normale che si pongano domande su come venga gestita la doppia responsabilità, anche solo dal punto di vista organizzativo e simbolico.
Finora, non si registrano prese di posizione ufficiali da parte delle opposizioni o delle forze politiche locali. Né a Fossato di Vico, dove Polidori gode ancora di un ampio consenso, né a Gubbio, dove il suo arrivo è stato accolto come un arricchimento per la macchina amministrativa, soprattutto nel settore Cultura, da sempre fondamentale per la città dei Ceri.
Ma è legittimo chiedersi se questa “doppia anima” istituzionale possa portare, nel lungo periodo, a un conflitto di priorità: può un sindaco garantire la piena presenza e attenzione al proprio Comune mentre è anche un dipendente attivo in un altro ente?
La risposta non è univoca e dipende molto dalla capacità organizzativa, dal livello di delega all’interno della giunta e dal numero di ore effettivamente dedicate al nuovo incarico lavorativo.
Al di là delle perplessità, la figura di Lorenzo Polidori può essere vista anche come un esempio di nuova classe dirigente locale: giovane, preparata, capace di muoversi tra livelli diversi dell’amministrazione pubblica, portando esperienze e visioni trasversali. Fossato di Vico e Gubbio, pur nelle loro differenze dimensionali, potrebbero perfino beneficiare di questa doppia appartenenza, favorendo sinergie future su progetti culturali, turistici o ambientali.
La vicenda di Lorenzo Polidori non rappresenta una violazione di legge, ma pone sul tavolo una riflessione più ampia su come intendiamo la funzione pubblica in un’epoca in cui i confini tra ruoli, tempi e responsabilità sono sempre più sfumati.
Serve vigilanza, certo, ma anche fiducia: se un giovane sindaco riesce a coniugare dedizione politica e impegno amministrativo con trasparenza e senso del dovere, potrebbe rivelarsi una risorsa più che un problema. Il tempo, come sempre, sarà il giudice più onesto.