07 May, 2025 - 15:53

Crolla il potere d'acquisto in Umbria: la peggior performance d'Italia

Crolla il potere d'acquisto in Umbria: la peggior performance d'Italia

In Umbria il potere d'acquisto scende sotto i livelli di guardia: i dati appena pubblicati confermano che nessun'altra regione ha subito un arretramento economico simile. Dal 2019 al 2023, l'inflazione ha eroso ogni progresso nominale nei redditi, lasciando i cittadini con meno soldi in tasca rispetto a cinque anni fa. Il quadro che emerge non riguarda solo numeri, ma il futuro stesso del territorio.

Umbria fanalino di coda nel confronto con le altre regioni

Mentre il Mezzogiorno sorprende con performance in positivo, l'Umbria arranca. Basilicata, Molise, Calabria e Abruzzo hanno registrato crescite reali superiori all'1,5%. Sette regioni hanno almeno recuperato i livelli pre-Covid. L'Umbria, invece, resta ancorata al fondo della classifica.

Lavoratori umbri sempre più poveri: giù gli stipendi reali

Il dato più allarmante riguarda gli occupati alle dipendenze: per loro il reddito medio ha subito un taglio netto del 10,7% in cinque anni, contro una media nazionale del -4,5%. Si passa da 25.734 euro del 2019 a 25.454 euro del 2023, con una capacità di spesa decisamente ridimensionata.

Pensionati umbri in controtendenza: redditi in lieve crescita

Diverso il quadro per i trattamenti previdenziali. In Umbria, i pensionati hanno visto crescere il proprio reddito reale dello 0,9%, una variazione positiva superiore alla media nazionale, ferma al +0,5%. Una parziale compensazione che, tuttavia, non basta a riequilibrare il quadro generale.

Redditi in calo anche a Perugia e Terni: il divario con la media italiana

Nel dettaglio, anche a livello locale la dinamica non cambia. Perugia registra una crescita nominale dell'11,1%, mentre Terni si ferma al 10,1%. Ma in entrambi i casi l'inflazione annulla ogni guadagno. Il valore medio regionale resta al di sotto della soglia nazionale: 20.600 euro contro 21.800. Meglio solo rispetto a Marche e regioni del Sud.

Umbria resiliente nel benessere: scuola, salute e servizi reggono

Nonostante la flessione economica, il report Istat sul Benessere equo e sostenibile restituisce una fotografia più sfumata. Il 46,1% degli indicatori di Perugia e Terni si colloca nelle fasce "alta" e "medio-alta", rispetto al 41,8% della media italiana. Solo il 17,2% è in fascia bassa, contro il 35,6% nazionale.

Scuola e partecipazione civica: i punti forti dell'Umbria

Il settore dell'istruzione è il punto di forza del territorio: il 44,4% degli indicatori è nelle categorie migliori. Impressionante il tasso di iscrizione universitaria dopo il diploma: 59,8%, oltre dieci punti sopra la media. Anche la partecipazione democratica è elevata: alle europee del 2024 ha votato il 60,8% degli aventi diritto.

Innovazione e ricerca: il vero tallone d'Achille della regione

Le criticità emergono invece nel comparto tecnologico e della ricerca. Solo il 37,5% degli indicatori relativi a questi ambiti si colloca in fascia alta. Il numero di domande di brevetto resta basso: 53,6 ogni milione di residenti, contro una media italiana di 102,9. La provincia di Terni tocca un minimo di 21, mentre Perugia arriva a 64,8.

Cultura e digitale: l'Umbria punta sui servizi alle famiglie

La regione può contare su un tessuto culturale rilevante: 156 siti culturali attivi, pari al 3,5% del totale nazionale. Le biblioteche sono 119, distribuite in oltre due terzi dei comuni. Sul fronte dei servizi digitali per le famiglie, l'Umbria si distingue: il 61% dei comuni ha attivato almeno una prestazione online, superando la media italiana del 53,6%.

"Il bilancio - sottolinea la Camera di commercio - è agrodolce. L'Umbria ha subito più di altre regioni gli effetti dell'inflazione e della stagnazione post-Covid, specialmente per quanto riguarda il lavoro dipendente. Ma resta una regione dove la qualità della vita, la coesione sociale, l'accesso alla cultura e ai servizi regge, e in alcuni casi supera la media nazionale. Per invertire la rotta serve puntare su innovazione, giovani, capitale umano. Le fondamenta ci sono, ma il tempo stringe. E il benessere, da solo, non paga le bollette".

Mencaroni lancia l'allarme: "Serve una svolta per l'Umbria"

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell'Umbria, invita a non ignorare il messaggio lanciato dai numeri. Il rischio è che l'attuale regressione economica si stabilizzi, compromettendo la capacità della regione di attrarre talenti e investimenti. "Non possiamo accontentarci di una qualità della vita che resiste mentre l'economia arretra. Il benessere sociale è un patrimonio prezioso, ma da solo non basta: occorre rilanciare l'Umbria come territorio attrattivo, competitivo e capace di trattenere i giovani".

Per affrontare il declino, Mencaroni propone un piano di rilancio centrato su tre assi: investimenti in tecnologie, percorsi formativi aggiornati e supporto concreto alle imprese. È necessaria una strategia unitaria che coinvolga enti pubblici, università e sistema produttivo. Solo così si potrà costruire un ecosistema in grado di generare occupazione di qualità e ricchezza duratura. "Serve uno shock positivo: infrastrutture materiali e immateriali, digitalizzazione e filiere innovative. Servono scelte coraggiose", conclude Mencaroni.

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Francesca Secci
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