La politica eugubina torna a infiammarsi. Dopo l’ultima seduta di Consiglio comunale, che ha messo in luce tensioni e divisioni interne alla maggioranza guidata dal sindaco Vittorio Fiorucci, i gruppi consiliari di Rinascimento Eugubino (con Luigi e Rocco Girlanda) e di Gubbio Democratica (con Diego Guerrini) hanno diffuso un documento molto critico.
Secondo le due formazioni, la giunta e la sua maggioranza avrebbero mostrato tutta la loro fragilità, portando in aula un bilancio consolidato approvato solo grazie al “sacrificio” politico della lista Gubbio Civica, che ha votato “per senso di responsabilità” pur chiedendo un cambio di passo che sembra non arrivare.
Eppure, al di là delle accuse e delle sottolineature istituzionali, il documento delle opposizioni appare come un testo intriso di tecnicismi difficilmente comprensibili al cittadino comune. Una crisi tutta interna al Palazzo, che parla agli addetti ai lavori e non offre soluzioni concrete per invertire la rotta di una città che continua a navigare in acque sempre più perigliose.
Il comunicato congiunto di Rinascimento Eugubino e Gubbio Democratica non fa sconti.
Secondo i firmatari, “l’ultima seduta del Consiglio comunale ha messo a nudo la fragilità di una maggioranza improvvisata e divisa. La lista Gubbio Civica ha ricevuto schiaffi dai propri alleati e ha approvato il bilancio consolidato per spirito di servizio alla città, aprendo di fatto una crisi di maggioranza”.
Non solo. L’accusa è che il centrodestra eugubino, al suo primo vero banco di prova al governo della città, non sia stato all’altezza: “Per la prima volta il centrodestra ha avuto la possibilità di governare Gubbio, ma senza le grandi figure che ne hanno rappresentato la storia politica e culturale. La loro assenza ha lasciato spazio a un gruppo di inesperti al primo incarico, rivelatisi incapaci di guidare la città”.
Un atto d’accusa durissimo, che però sembra più finalizzato a segnare un punto politico che a proporre alternative credibili.
Il documento si concentra poi su presunte irregolarità procedurali. In particolare, viene citata la vicenda del bilancio della partecipata Gubbio Cultura Multiservizi, approvato nonostante un passivo di quasi 200 mila euro.
Le opposizioni denunciano che in Prima Commissione il presidente avrebbe partecipato al voto pur essendo in potenziale conflitto di interessi. “Una violazione dell’articolo 78 del Tuel” – si legge nella nota – che renderebbe ancora più grave la situazione.
Altro punto dolente: la mancanza da mesi di un vicepresidente di minoranza in Commissione, un vuoto che secondo Girlanda e Guerrini rappresenta “l’ennesima dimostrazione dell’incapacità della maggioranza di far funzionare persino le regole basilari delle istituzioni”.
Al netto delle contestazioni formali, resta però una domanda di fondo: cosa può comprendere il cittadino comune di un dibattito politico che si avvita su cavilli, regolamenti, incompatibilità e procedure?
La percezione è che le opposizioni abbiano colto il momento di difficoltà della maggioranza per tentare di accentuare le divisioni e mettere in difficoltà la giunta Fiorucci. Una strategia politica legittima, ma che appare autoreferenziale: lo scontro si consuma nei corridoi del Palazzo Pretorio, mentre la città resta spettatrice di un dibattito che non tocca i suoi problemi quotidiani.
Il rischio è che, mentre i consiglieri comunali si accapigliano su verbali, incompatibilità e procedure di bilancio, la città continui a scivolare verso un destino di progressivo declino.
Lo spopolamento, la crisi economica, la difficoltà a trattenere eventi e manifestazioni di rilievo (dalla Spartan Race che dal 2026 traslocherà a Orte, fino alla perdita di “Don Matteo” e dello SpencerHill Festival negli anni scorsi) sono fenomeni che testimoniano una Gubbio incapace di attrarre e trattenere energie vitali.
E mentre la barca affonda, i partiti e le liste civiche si accusano a vicenda di aver sbagliato rotta.
La sensazione è che, alla fine, chi riuscirà a prevalere in questo scontro interno alle istituzioni indicherà con orgoglio la rotta giusta, ma sarà una rotta che avrà condotto tutti a bordo della “Zattera della Medusa”, la celebre immagine di Géricault di disperazione e naufragio.
Una metafora forte, ma che restituisce bene il quadro di una politica più concentrata sulla lotta di potere che sulla capacità di generare soluzioni per il futuro della città.
Non si può negare che all’interno della maggioranza di centrodestra guidata da Fiorucci emergano diverse sensibilità. La lista Gubbio Civica si muove con un approccio autonomo, meno vincolato alle logiche dei partiti, e ha già manifestato pubblicamente la necessità di un cambio di passo.
Ma parlare di vera e propria crisi appare azzardato. Al momento, la maggioranza è riuscita a compattarsi in aula quando si è trattato di votare, garantendo i numeri necessari per approvare i bilanci. Le opposizioni sperano che le crepe possano trasformarsi in fratture insanabili, ma il quadro resta ancora fluido.
Il documento delle opposizioni insiste sulle responsabilità della maggioranza, ma resta vago sulle alternative. Non vengono avanzate proposte concrete per invertire la rotta, né piani chiari per affrontare i problemi più urgenti della città: sviluppo economico, turismo, infrastrutture, occupazione giovanile, servizi sociali.
Il rischio è che, come spesso accade, la denuncia resti fine a se stessa, senza tradursi in un progetto politico capace di indicare davvero un futuro diverso.
Gubbio, nel frattempo, attende risposte. Le famiglie, i giovani, gli operatori economici, gli imprenditori culturali non possono permettersi una politica che resta chiusa nelle stanze del palazzo.
La domanda che si leva dalla città è semplice: “Chi ci aiuterà a uscire dalla crisi, chi saprà valorizzare le nostre potenzialità, chi saprà fermare lo spopolamento e rilanciare l’economia?”.
Il documento congiunto di Rinascimento Eugubino e Gubbio Democratica rappresenta un momento importante del confronto politico, perché mette in luce le tensioni di una maggioranza che fatica a governare.
Ma non basta denunciare. Per convincere i cittadini, serve offrire visioni, soluzioni e progetti. Senza queste, la politica rischia di restare un gioco autoreferenziale che consuma energie dentro il Palazzo, mentre la città scivola lentamente verso un destino di marginalità.