12 May, 2025 - 17:24

Crimini ambientali, l’Umbria tra le peggiori regioni italiane

Crimini ambientali, l’Umbria tra le peggiori regioni italiane

In Umbria si scopre un illecito ambientale ogni quattro controlli, come emerge dai dati congiunti di Legambiente e Libera, che celebrano i dieci anni dall'entrata in vigore della legge n.68/2015. Dal giugno 2015 al dicembre 2024, nel territorio regionale sono stati registrati 299 reati ambientali su 1.115 ispezioni, con 712 denunce, 7 arresti e sequestri di beni per oltre 61 milioni di euro.

Numeri che fotografano una situazione tutt'altro che marginale: un reato ogni 3,7 verifiche. L’Umbria si colloca appena al di sotto della media nazionale, ma il dato resta indicativo della pressione illegale che insiste anche in aree interne e meno urbanizzate.

Dieci anni di crimini ambientali in Umbria: numeri in crescita

Legambiente e Libera hanno tracciato un bilancio dei dieci anni trascorsi dall’introduzione della legge 68 del 2015, che ha inserito i delitti contro l’ambiente nel Codice penale inasprendo le sanzioni per gli eco-illeciti. L’Umbria risulta la decima regione italiana per numero di ecoreati accertati in questo periodo. Colpisce il confronto con territori ben più vasti e popolosi: i 299 reati ambientali umbri superano quelli registrati in Toscana (290), Veneto (224) ed Emilia Romagna (180) nello stesso arco di tempo.

In vetta alla graduatoria nazionale svettano regioni come Campania (1.440 reati), Sardegna (726) e Puglia (540), aree dove storicamente è forte la presenza della criminalità organizzata. Proprio queste quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Puglia, Sicilia e Calabria) concentrano il 40,5% di tutti gli illeciti ambientali rilevati in Italia. In totale, a livello nazionale, sono stati accertati 6.979 ecoreati in dieci anni, con 21.169 controlli effettuati, 12.510 persone denunciate, 556 arresti e beni sequestrati per oltre 1,1 miliardi di euro.

Controlli ambientali: in Umbria uno su quattro scopre un reato

Un altro indicatore utile a valutare la gravità del fenomeno è il numero di arresti e il rapporto tra ispezioni e reati scoperti. In Umbria gli arresti legati a crimini ambientali sono stati 7 dal 2015, un dato non lontano da quelli di regioni limitrofe (12 in Toscana, 9 in Veneto) e superiore a quello di Emilia Romagna, dove nessun arresto è avvenuto finora.

Quanto all’“efficacia” dei controlli, il tasso umbro di un illecito ogni 3,7 ispezioni si colloca a metà strada nel panorama nazionale: migliore rispetto alla frequenza di reati riscontrata in Toscana (1 ogni 2,1 controlli) e in linea con il Veneto (1/3,5), ma nettamente peggiore del dato dell’Emilia Romagna (1 ogni 5,6 controlli). In altre parole, in Umbria circa il 27% delle verifiche ambientali porta alla luce un crimine, percentuale che sale al 47% in Toscana e scende sotto al 18% in Emilia

Esempi concreti: tra rifiuti speciali e discariche abusive

La categoria di ecoreato più frequente introdotta dalla legge del 2015 è il "delitto di inquinamento ambientale", seguita dal traffico illecito di rifiuti. In Umbria ciò si traduce in situazioni che vanno dall’inquinamento di suolo, acqua o aria dovuto a sversamenti e attività industriali fuori legge, fino allo smaltimento abusivo di scorie e materiali pericolosi.

Emblematico, ad esempio, il caso recente emerso a Terni: un’inchiesta ha svelato un sistema organizzato in cui rifiuti speciali provenienti da una ditta campana venivano mescolati a materiali ferrosi e trasportati in Umbria per essere smaltiti nell’acciaieria AST di Terni. L’operazione, condotta dai Carabinieri del NOE e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato a sei rinvii a giudizio nel 2024, evidenziando come anche una regione priva di grandi clan mafiosi residenti possa diventare terreno di operazioni illecite da parte di reti criminali esterne.

Non mancano inoltre episodi di inquinamento “fai da te” legati all’imprenditoria locale. Pochi mesi fa la Guardia di Finanza ha sequestrato un’area di circa 300 mq a Campello sul Clitunno (Perugia) adibita a discarica abusiva, dove erano stati abbandonati oltre 1.000 pneumatici usati direttamente sul suolo. Il titolare di un’officina è stato denunciato per gestione illecita di rifiuti, poiché non aveva smaltito le gomme tramite ditte autorizzate, creando un grave rischio di contaminazione ambientale.

Questo caso dimostra che, accanto ai grandi traffici orchestrati da ecomafie, esistono anche forme di illegalità ambientale più diffuse e “locali”, spesso frutto di negligenza o volontà di risparmiare sui costi di smaltimento.

 

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Francesca Secci
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