Oggi torniamo a immergerci nelle leggende, le tradizioni e le storie popolari che da secoli permeano la nostra regione, tramandate di generazione in generazione, e che hanno lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva. Racconti che continuano a vivere, attraversando il tempo e occupando un posto di rilievo nella tradizione umbra. Tuttavia, questa volta non ci concentreremo sulle leggende in senso stretto, ma piuttosto su alcune figure mitologiche: vere e proprie creature leggendarie che, nel corso dei secoli, sono diventate simbolo di città e borghi, legate alla loro nascita e al loro sviluppo. Se siete curiosi di scoprire quali sono queste affascinanti figure, restate con noi: oggi vi guideremo alla scoperta delle principali creature leggendarie dell’Umbria.

Il curioso e birichino Gnèfru delle Cascate

Profondamente radicato nella cultura umbra e laziale, in particolare nella Valnerina e nelle aree circostanti le città di Terni e Rieti, il Gnéfru è una creatura leggendaria che abita le zone nei pressi della Cascata delle Marmore, del Lago di Piediluco e lungo il fiume Nera, da questo punto fino alla fine della Valnerina. Per tale motivo, è noto anche con il soprannome di “Gnéfru delle Cascate”.

La tradizione popolare, che affonda le sue radici nel Medioevo, lo descrive come una creatura di piccola statura, inferiore al metro, simile a un folletto o gnomo, profondamente legata all’elemento acqua, senza cui non potrebbe sopravvivere. Secondo il racconto popolare, il Gnéfru appare ai viandanti solo di notte, assumendo di volta in volta l’aspetto di un bambino grazioso oppure quello di un piccolo gnomo con pelle ruvida e crespa.

Nonostante il suo carattere dispettoso, il Gnéfru non è una creatura malvagia: si diletta piuttosto a fare scherzi e piccoli dispetti ai viandanti solitari, cercando più che altro di spaventarli senza mai arrecare danni reali. Le leggende suggeriscono che possieda poteri magici di modesta entità, ma in alcuni racconti è visto come un folletto protettore delle case, capace di portare fortuna. La sua origine si intreccia con numerosi miti acquatici legati alla Cascata delle Marmore, in particolare con una leggenda di epoca romana che racconta dell’amore impossibile tra la ninfa Nera e il giovane pastore Velino. Secondo il mito, il loro amore tragico avrebbe trasformato i due amanti rispettivamente nel fiume Nera e nella celebre cascata, sancendo così un legame eterno tra la creatura e il luogo che lo ospita.

Thyrus: il leggendario Drago di Terni

Lo stemma della città di Terni raffigura un drago, noto anche come Thyrus, il cui simbolismo affonda le radici in una leggenda antica, tramandata da Elia Rossi Passavanti nel suo celebre Interamna Nahars. La figura di questa creatura mitologica, spesso descritta come un drago alato o un serpente volante, si lega a un racconto che ha segnato l’identità e la memoria della città.

Secondo la leggenda, nel XII secolo, una creatura leggendaria si aggirava nelle terre paludose vicino alla località di “La Chiusa”. Il drago infestava la zona, rendendo impossibile la vita dei viandanti, infuocando con il suo alito letale chiunque osasse avventurarsi nei suoi domini. Tuttavia, un giovane, animato dal desiderio di restituire pace e sicurezza alla sua terra, si armò di coraggio e si recò nel cuore del regno del drago. Dopo un’aspra battaglia, il giovane eroe riuscì a sconfiggere la bestia, restituendo armonia alla regione. In onore di questo eroico gesto, la città di Terni decise di inserire l’immagine del drago nel proprio stemma, come simbolo di vittoria e rinascita.

Questa leggenda non è un caso isolato, ma rappresenta una delle molte storie popolari che permeano la tradizione umbra, in particolare nelle zone dove i fiumi, incontrando ostacoli naturali, creano vasti acquitrini. In tempi antichi, il territorio ternano era caratterizzato da paludi formatesi a causa dei fiumi Nera, Velino e del torrente Serra. Il fiume Velino, ostacolato dalle Marmore, generava un ampio bacino paludoso che si estendeva fino a Rieti, mentre il Nera, con i suoi ostacoli a Papigno e nelle gole di Narni, contribuiva alla formazione di acquitrini nella Val Nerina e nella conca ternana. Questi territori paludosi erano spesso infestati dalla malaria, una malattia che, un tempo, mieteva un altissimo tasso di vittime.

Poiché gli antichi ternani non comprendevano le cause di questa malattia, attribuirono il suo diffondersi a un drago che abitava le paludi. Il drago veniva considerato la manifestazione della malattia stessa, il cui alito velenoso e mortale aleggiava sulle acque stagnanti. L’eroica vittoria del giovane nella leggenda non è altro che la personificazione della bonifica delle paludi, che nel corso dei secoli avrebbe restituito salute e prosperità alla regione.

Da questo racconto mitico nacque il motto “Thirus et Amnis Dederunt Signa Teramnis”, che si traduce in: “Il Tiro e il fiume donarono le insegne a Terni”. Questo motto, insieme all’immagine del drago, è inciso nello stemma della città di Terni, divenendo un simbolo di lotta, trasformazione e rinascita che ha continuato per anni ad essere rappresentazione dell’anima della città.

Il terribile Grifone di Perugia e Narni

Il Grifone, emblema dell’A.C. Perugia Calcio e simbolo delle città di Perugia e Narni, è una delle figure mitologiche più potenti e affascinanti dell’Occidente, radicata profondamente nell’antica tradizione europea. Il termine “Grifo”, proveniente dal greco “gryps” e dal latino “gryphus“, richiama l’idea di “afferrare” o “prendere”, un riferimento esplicito alla natura predatoria e regale di questa straordinaria bestia.

Il Grifone appare per la prima volta ufficialmente nel febbraio del 1276, quando la sua immagine, accanto al Leone, viene scolpita nella chiesa di San Lorenzo e San Ercolano. La sua figura compare anche nel sigillo comunale, nei documenti ufficiali medievali e negli atti pubblici. Un legame ancora più significativo, se si considera l’affinità tra il Grifone e i santi patroni della città, in particolare Sant’ Ercolano, vescovo e martire che, come il Grifone, divenne difensore della città e delle sue mura.

Il Grifone è una creatura mitologica che mescola la potenza e la nobiltà di due animali simbolici: l’aquila e il leone. La sua testa, affilata e imponente come quella di un’aquila, è coronata da grandi orecchie appuntite e un becco acuminato. Le sue zampe anteriori, dotate di artigli affilati, e le piume che ricoprono la testa, il collo e parte del petto sono tipiche di questo maestoso rapace. Il corpo, invece, è quello di un leone possente, con un manto peloso di colore rossastro o marrone. A completare la sua figura regale, il Grifone è dotato di due ali imponenti, di un colore tra il biancastro e il dorato. Le zampe posteriori e la coda sono quelle di un leone, conferendo alla creatura una maestosità senza pari.

La leggenda narra che il Grifone, temibile e maestoso, sorvolasse le campagne tra Narni e Perugia, scatenando il terrore tra gli abitanti e rubando il bestiame. La ferocia di questa creatura spinse le due città a mettere da parte le loro antiche rivalità per unire le forze contro il mostro. Dopo un’aspra lotta, il Grifone fu ucciso e le sue membra furono divise tra Perugia e Narni: Perugia ottenne la pelle, da cui deriva il bianco simbolo del Grifone, mentre Narni ottenne il corpo scuoiato, il cui scarlatto divenne il colore distintivo del suo blasone.