17 Jul, 2025 - 17:56

Corsa della Botte di Rigali 2025: tradizione, forza e spirito di comunità tra le colline umbre

Corsa della Botte di Rigali 2025: tradizione, forza e spirito di comunità tra le colline umbre

Questa sera, tra le vie acciottolate e i tornanti della frazione di Rigali, si rinnova uno degli eventi più attesi dell’estate umbra: la Corsa della Botte, giunta quest’anno alla 46ª edizione. Una manifestazione dal sapore antico, che unisce memoria storica, folklore e un profondo senso di appartenenza al territorio gualdese.

“È più di una gara: è il nostro modo di ricordare chi siamo, affermano gli organizzatori locali.

Una storia lunga più di due secoli

Le origini della corsa si perdono nella memoria contadina del luogo e risalgono, secondo le fonti locali, al 1803. Fu il parroco del paese, don Luigi Premoli, a ideare una competizione simbolica che celebrasse la vendemmia e il lavoro nei campi, facendo rotolare botti di legno in salita come gesto propiziatorio e di festa.

“Un’idea semplice e potente: rendere la fatica una festa, la botte un simbolo, la salita una sfida collettiva.

L’ispirazione – come tramandano le cronache orali – proveniva dalla vocazione agricola della zona. Nel Cinquecento Rigali era già nota per la produzione di vino di qualità, e la corsa sarebbe nata come una sorta di gioco competitivo tra famiglie, al termine del ciclo della vendemmia.

In memoria di Piero Gaggia

Oggi, la manifestazione è dedicata al ricordo di Piero Gaggia, personaggio molto legato alla storia recente di Rigali e alla promozione della Corsa della Botte. È nel suo nome che la comunità si stringe ogni anno attorno all’evento, rendendolo non solo spettacolo, ma anche omaggio.

Il percorso è lungo solo 400 metri, ma la sua pendenza accentuata lo rende estremamente faticoso: la gara parte dalla zona bassa del paese, in prossimità della via Flaminia, e si conclude sul piazzale della chiesa parrocchiale, nel cuore di Rigali.

A contendersi la vittoria saranno gruppi di venti concorrenti, divisi in turni da cinque, che si daranno il cambio per spingere una botte di rovere massiccio del peso di oltre sei quintali. Un’impresa che richiede non solo muscoli, ma anche coordinazione, tattica e capacità di resistenza.

“La fatica si sente, ma l’adrenalina ti spinge fino in cima, raccontano i veterani della corsa.

Da cinque rioni a tutta la comunità

Alle prime edizioni partecipavano cinque squadre storiche: Flaminia, Rigali, Capezza, Colle e Petroia. Ognuna aveva una divisa distintiva, composta da casacca colorata e pantaloni a sbuffo con elastico al polpaccio, che regalavano alla gara un’atmosfera quasi carnevalesca.

Col passare del tempo, però, il calo demografico ha portato a una riorganizzazione: oggi la corsa è aperta a tutti, senza vincolo di rione, e coinvolge anche gruppi provenienti da altre frazioni, che si cimentano con entusiasmo e spirito sportivo.

“Questa apertura ha dato nuova linfa alla corsa. La tradizione resta viva proprio perché riesce a includere”, spiegano gli organizzatori.

In palio: vino, onore e spirito di squadra

Il premio per i vincitori è simbolico ma genuinamente “rigalese”: damigiane di vino locale e prodotti tipici umbri. Ma la vera ricompensa, per tutti i partecipanti, è l’applauso collettivo, il cameratismo e la sensazione di essere parte di qualcosa che dura da generazioni.

“Chi spinge la botte non corre solo per vincere, ma per portare avanti una storia che ci unisce”, sottolineano i più anziani del paese.

Attorno alla corsa si sviluppa una vera e propria festa paesana, con stand gastronomici, musica dal vivo e attività pensate per coinvolgere tutte le età. In particolare, nel pomeriggio sono previsti laboratori per bambini, esposizioni di artigianato e degustazioni di vino, in collaborazione con i produttori della zona.

Uno degli aspetti più belli della Corsa della Botte è la sua capacità di mettere in dialogo generazioni diverse. In gara si vedono fianco a fianco giovani alla prima esperienza e veterani delle edizioni passate, che si tramandano tecniche, gesti e consigli.

Molti dei ragazzi oggi in gara sono figli o nipoti di ex partecipanti: “Corro perché correva mio padre e prima di lui mio nonno”, dice con orgoglio un 18enne alla sua prima partecipazione.

Una tradizione che resiste al tempo

Nel tempo della globalizzazione e dell’omologazione culturale, eventi come la Corsa della Botte rappresentano una forma preziosa di resistenza identitaria. Non si tratta solo di rievocare il passato, ma di vivere nel presente con radici solide.

La gara di Rigali, con la sua semplicità e la sua autenticità, diventa così un manifesto di orgoglio territoriale e un esempio concreto di patrimonio immateriale da custodire e valorizzare.

La Corsa della Botte ha tutte le caratteristiche per diventare un punto di riferimento nel turismo esperienziale: un mix di storia, natura, sport e convivialità, perfettamente in linea con le nuove tendenze del turismo lento e sostenibile.

“Pensiamo a un percorso di valorizzazione turistica, con pacchetti che uniscano enogastronomia, escursioni e partecipazione attiva alla manifestazione”, annuncia un rappresentante della Pro Loco di Rigali.

Un’idea che, se realizzata, potrebbe portare nuova linfa economica alla frazione, promuovendo le sue eccellenze e la sua identità.

La forza di una comunità

La Corsa della Botte è molto più di una gara di forza. È una metafora potente, che racconta l’impegno, la solidarietà, la fatica condivisa. È una festa che parte dal basso, un esempio di come le piccole comunità possano costruire eventi di grande valore culturale e umano.

A Rigali, ogni estate, la botte rotola in salita, ma non da sola: la spingono cuori, mani e storie. E, arrivata in cima, racconta ogni volta una vittoria collettiva. Una vittoria che sa di mosto, di terra, e di appartenenza.

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Mario Farneti
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