La Corsa dei Ceri 2025 ha saputo offrire anche quest’anno il suo consueto carico di emozioni, orgoglio e fatica, ma non senza qualche imprevisto. Su tutti, la caduta del Cero di Sant’Ubaldo nel tardo pomeriggio, poco prima del Vescovado, in via XX Settembre, all’altezza delle scalette. Un episodio che ha lasciato il segno, in un punto critico del percorso, e che ha richiesto il tempestivo intervento dei ceraioli e dei soccorritori.
Una penduta poco più avanti ha ulteriormente guastato il ritmo del Cero del Patrono, che fino a quel momento aveva condotto una corsa perfetta. Ma è proprio nei momenti difficili che la Festa mostra il suo volto più autentico: il riscatto dei santubaldari sul Monte Ingino, con la chiusura della Porta della Basilica in 10 minuti e 4 secondi, ha sigillato una giornata memorabile.
La corsa è partita con la solennità e l’entusiasmo della Calata dei Neri, che ha infiammato Via Dante tra le grida e le bandiere. Da lì, i Ceri hanno percorso Corso Garibaldi, per poi concedersi una sosta carica di tensione sulla Calata dei Ferranti. Il pubblico ha affollato ogni centimetro di Piazza Quaranta Martiri, impreziosita quest’anno dalla nuova pavimentazione – un dettaglio che non è sfuggito agli occhi attenti degli eugubini.
Dopo il passaggio a San Martino, il serpentone colorato ha affrontato Via dei Consoli, fino alle girate serali in Piazza Grande, uno dei momenti più spettacolari e coreografici dell’intera manifestazione.
Fino a quel punto, il Cero di Sant’Ubaldo aveva condotto con forza e precisione, seguito da un determinatissimo San Giorgio e da un Sant’Antonio leggermente attardato, in difficoltà soprattutto nell’inedito tratto davanti alle Logge dei Tiratori, dove si è registrata una pericolosa oscillazione.
Poi, il colpo di scena. Al calare del sole, mentre la luce aranciata accarezzava le pietre di Gubbio, è avvenuta la caduta del Cero di Sant’Ubaldo. Poco prima del Vescovado, un attimo di incertezza ha determinato la perdita di equilibrio.
“Un attimo che sembrava un’eternità”, racconta un testimone. Il cero è finito a terra coinvolgendo nella caduta una spettatrice, prontamente soccorsa. Ma non c’è stato panico: i ceraioli hanno reagito con prontezza, rialzando il cero con la precisione di un corpo militare.
Più avanti, durante la sosta davanti alla Porta di Sant’Ubaldo, è stato necessario un intervento tecnico sulla manicchia, che risultava spostata dall’asse. Anche in questo caso, l’esperienza ha avuto la meglio: la manicchia è stata rimessa in posizione nell'attesa di affrontare il Monte.
La salita sul Monte Ingino – un chilometro e 800 metri di passione – si è svolta senza particolari imprevisti. Gli stradoni erti hanno messo alla prova fiato, spalle e polmoni, ma i Ceri sono saliti con passo compatto. I santubaldari, feriti nell’orgoglio ma non nello spirito, hanno impresso al finale un ritmo impressionante: dieci minuti e quattro secondi per arrivare in cima, chiudere il portone del chiostro della Basilica e lasciare fuori San Giorgio e Sant’Antonio.
Un gesto che vale come una riconquista, sigillato da un lungo abbraccio tra i Capodieci: Giuseppe Piccioloni per Sant’Ubaldo, Giuliano Baldelli per San Giorgio, Mattia Martinelli per Sant’Antonio. Segno che la rivalità cede sempre il passo alla fraternità.
Accanto alla bellezza della Festa, c’è anche la realtà concreta dell’emergenza sanitaria, che ogni anno deve affrontare decine di situazioni critiche. Il 15 maggio 2025 ha visto 68 interventi sanitari complessivi, gestiti con efficacia e tempestività dal personale dell’ospedale di Branca, supportato da professionisti provenienti dai presidi di Assisi, Pantalla e Castiglione del Lago.
Dalle 10 alle 13 sono stati attivi tre punti medici avanzati, nei pressi di Palazzo dei Consoli, Palazzo Pretorio e Piazza Grande, affiancati da quattro ambulanze dislocate in punti strategici: Via dei Consoli, Via Savelli della Porta, Largo Mastro Giorgio, Largo San Francesco.
In questo arco di tempo si sono registrati:
1 crisi epilettica
1 dolore toracico sospetto
3 sincopi
9 svenimenti
1 caso di vertigini
1 ipertensione grave
17 attacchi di panico
1 politrauma
5 traumi minori
5 ferite trattate sul posto
2 episodi di ipoglicemia
Cinque persone sono state trasportate al pronto soccorso dell’ospedale di Branca per ulteriori accertamenti.
Nel pomeriggio – dalle 15 alle 21 – sono stati operativi due punti medici avanzati: uno alla Porta di Sant’Ubaldo, l’altro presso la Basilica. Presenti anche tre ambulanze fisse (a Cappelluccia, alla Basilica e nel piazzale di Sant’Agostino) e una ambulanza mobile, con spostamenti strategici da San Francesco a via Gattapone, per poi rientrare a San Francesco.
Gli interventi pomeridiani hanno incluso:
2 dolori addominali
2 sincopi
1 lipotimia
1 attacco di panico
5 fratture o politraumi
8 traumi minori
1 ferita da suturare
2 epistassi (sanguinamento nasale)
1 episodio di ipertensione
1 forte cefalea
Un paziente è stato ricoverato a Branca, un altro è rimasto in osservazione per valutare l’eventuale ricovero.
Il bilancio complessivo evidenzia una gestione sanitaria altamente efficiente, nonostante l’enorme afflusso di persone e le criticità legate al caldo e alla tensione della giornata.
“È la Festa più bella del mondo, ma anche una delle più delicate da gestire a livello sanitario”, ha dichiarato un medico in servizio a fine giornata.
Curioso epilogo della serata: una volta dentro la Basilica, i ceraioli di Sant’Ubaldo non hanno raccolto l’invito a non scavjare – ovvero a non smontare il Cero – in segno di rispetto per l’Anno del Giubileo. La scelta ha suscitato qualche mormorio, ma anche consapevolezza: “Quando sei dentro, col cuore che scoppia, è difficile conformarsi alle regole”, ha detto un veterano.
La Corsa dei Ceri 2025 ha dunque segnato un altro capitolo nella storia di Gubbio: una Festa interrotta e ripresa, scossa e poi salvata, grazie alla forza dei ceraioli e all’efficienza dei professionisti della salute.