15 May, 2025 - 22:30

Corsa dei Ceri 2025: caduta e rinascita del Cero di Sant'Ubaldo che riesce a chiudere il portone della Basilica

Corsa dei Ceri 2025: caduta e rinascita del Cero di Sant'Ubaldo che riesce a chiudere il portone della Basilica

Una giornata limpida, tagliata da un vento leggero e da quel fervore che solo il 15 maggio sa generare. La Corsa dei Ceri 2025 ha mantenuto, anche quest’anno, il suo spirito sacro e popolare, il suo rito collettivo che unisce pietra, sudore e fede. Ma resterà nella memoria anche per un episodio che ha fatto tremare più di un cuore: la caduta del Cero di Sant’Ubaldo in Via XX Settembre, a pochi metri da Largo Mastro Giorgio. Un momento drammatico, risolto con maestria e coraggio dai ceraioli, che hanno restituito alla Festa il suo passo e la sua dignità.

Una corsa che comincia dai Neri

Tutto è cominciato come sempre, con la Calata dei Neri lungo Via Dante, che apre simbolicamente la corsa e ne misura l’energia iniziale. I tre Ceri – Sant’Ubaldo, San Giorgio, Sant’Antonio – hanno preso vita tra le grida, i colori, le lacrime di chi ogni anno si rinnova in quel gesto antico come il popolo che lo compie.

Dopo la corsa sfrenata dei Ceri lungo il Corso, è seguita la consueta sosta prima della Calata dei Ferranti, breve ma necessaria per riequilibrare forze, assetti e soprattutto cuori. Da lì la corsa è ripresa fino alla deviazione davanti alle Logge dei Tiratori, una modifica del percorso resasi necessaria a causa dei lavori di ripavimentazione in Piazza Quaranta Martiri, lavori di cui ci siamo già occupati su queste pagine (vedere l’articolo dedicato).

Il passaggio in Via dei Consoli e le girate in Piazza Grande

Superato il quartiere di San Martino, i tre Ceri si sono inerpicati lungo Via dei Consoli, la cui pendenza è ogni volta banco di prova per il cuore e le gambe dei ceraioli. Al termine dell’erta, i Ceri si sono fermati, come da tradizione, in attesa del segnale del Sindaco dalla finastra di Palazzo Pretorio.

Vittorio Fiorucci, primo cittadino ed ex Capodieci del cero di San Giorgio, ha sventolato il fazzoletto rituale, dando via al segmento più spettacolare e simbolico della Festa: le tre girate in Piazza Grande, tripudio di urla, gioia, applausi, adrenalina e commozione. È lì, nel cuore di Gubbio, che la Festa mostra il suo volto più puro.

Ma il 2025 non si è fermato alla gioia.

Il piccolo dramma: Sant’Ubaldo cade in Via XX Settembre

All’altezza di Via XX Settembre, a pochi metri da Largo Mastro Giorgio, si è consumato un episodio che raramente la memoria recente può ricordare: la caduta del Cero di Sant’Ubaldo.

Il Cero, lanciato nella corsa, ha perso l’equilibrio. Tutto è accaduto in un attimo. Secondo alcune testimonianze, una possibile indecisione da parte degli uomini sulla stanga destra della barella avrebbe generato un movimento irregolare, sbilanciando l’assetto del cero. Osservando invece una sequenza ripresa da un'altra angolazione sembra che lo sbilanciamento sia stato provocato dal Capodieci che, cadendo, ha innescato una reazione a catena. Dalla sequenza della quale siamo venuti in possesso sembra che il Cero sia poi caduto addosso a una donna (evidenziata con un cerchio rosso) che probabilmente ha subito alcune contusioni. 

 

È seguito un attimo di silenzio. Poi un boato. Ma non di scherno: di paura e partecipazione.

Perché Sant’Ubaldo, il protettore di Gubbio, colui che guida e non si fa mai superare, era finito a terra.

Un gesto da manuale: il cero rialzato con maestria

Non c’è stato bisogno di comandi. I ceraioli hanno reagito con la lucidità dei giorni grandi. Come in un antico rito tramandato a voce e sangue, il cero è stato sollevato in pochi secondi, con movimenti precisi, quasi coreografici, e ha ripreso subito la sua corsa. Nessuna esitazione, nessuna retorica: solo la forza del gesto condiviso.

“È nei momenti di crisi che si misura il valore di una Festa”, ha sussurrato un vecchio ceraiolo, guardando la scena con gli occhi lucidi. E davvero, il 15 maggio 2025 ha dimostrato che la Corsa non è mai solo una sfida tra santi, ma un patto tra la terra e il cielo, tra uomini che portano e uomini che guardano, tra chi cade e chi sa rialzarsi.

Una sosta per rimettere la manicchia in asse

Più avanti, durante la sosta davanti alla Porta di Sant’Ubaldo, è stato notato un disallineamento della manicchia – l’elemento in legno che attraversa il Cero e che ne consente il trasporto in assetto orizzontale. Anche qui, con estrema precisione e freddezza, i ceraioli hanno rimesso in asse il cuore del Cero, assicurandone la stabilità per il tratto più impegnativo: gli erti stradoni del monte.

La corsa sul monte: regolare e potente

Il tratto di montagna, che spesso registra difficoltà per terreno e stanchezza, si è invece rivelato scorrevole e potente. Nessun episodio rilevante, nessuna incertezza. I Ceri hanno risalito la collina con la loro consueta energia, accompagnati da un pubblico caloroso che si stringeva lungo le curve, come a sospingere i santi con la voce.

Sant’Ubaldo chiude il portone: sudore e coraggio

Il momento finale, quello che ogni eugubino aspetta con il fiato sospeso, è giunto verso le 20: il Cero di Sant’Ubaldo ha chiuso il portone della Basilica, come sempre prima che San Giorgio potesse impedirglielo.

Un 15 maggio scolpito nella memoria

La Corsa dei Ceri 2025 sarà ricordata non per la caduta, ma per la reazione che ha generato. In quella piega inattesa del percorso, Gubbio ha mostrato il suo volto più vero: solidale, pronto, orgoglioso, capace di onorare il Santo anche quando la Festa inciampa.

E il sorriso dei bambini in Via dei Consoli, le lacrime dei vecchi in Piazza Grande, il grido strozzato dei giovani ceraioli in salita nello sforzo delle "mute"… tutto questo dice che la Corsa è viva, e continua a parlare la lingua eterna del cuore eugubino.

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Mario Farneti
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