Il ridente Comune di Trevi, in provincia di Perugia, è diventato l'epicentro di un'aspra polemica tra politica e maternità. Dalila Stemperini, eletta consigliera nella lista di opposizione 'Trevi bene comune', alla fine di marzo è diventata mamma. Per poter continuare a partecipare ai lavori della massima assise cittadina, aveva chiesto, date le circostanze, un collegamento da remoto. Una richiesta che, avendo un neonato e nella condizione delicata del post parto, non solo è lecita ma è soprattutto di buon senso. In un primo momento le era stato concesso, poi Stemperini si è vista negare quella possibilità. A denunciare la situazione è stata via social la stessa consigliera.
Stemperini in un post pubblicato lo scorso 29 aprile dal proprio profilo Facebook, riferisce come il divieto le sia giunto dal presidente del Consiglio comunale di Trevi, Marco Baldacci.
Perché una settimana prima è stato concesso il collegamento da remoto a Stemperini e quella dopo invece no? In una nota il presidente del Consiglio comunale Marco Baldacci, difendendo il proprio operato, ha spiegato come la convocazione in modalità mista sia soggetta a discrezionalità e che "qualora nell'ordine del giorno vengano inseriti riferibili al bilancio dell'Ente (ovvero come accaduto nella seduta in questione ndr) la preferenza assoluta è data alla convocazione in presenza" questo per evitare che eventuali malfunzionamenti del collegamento provochino interruzioni del Consiglio.
Il sindaco di Trevi, Ferdinando Gemma di 'Uniti per Trevi' ha difeso questa linea sostenendo di aver "applicato un regolamente ereditato dalla precedente amministrazione" di cui la stessa Stemperini faceva parte. Da parte di entrambi, Baldacci e Gemma, è arrivata la disponibilità a rivederlo. "Siamo da sempre sensibili alle tematiche dell'universo femminile - ha dichiarato il primo cittadino - e alla situazione della consigliera, una giovane madre. Vogliamo poter garantire la massima tutela a tutte le parti, a cominciare ovviamente dal bene comune che sia chiama comunitò di Trevi".
Nel frattempo in sostegno di Stemperini si è levata la voce dell'assessora regionale con delega alle Politiche di parità di genere e antidiscriminazione, Simona Meloni.
"L’episodio accaduto a Trevi nei giorni scorsi, che ha visto la consigliera comunale Dalila Stemperini impossibilitata a partecipare da remoto a una seduta del Consiglio comunale, è un campanello d’allarme che non possiamo permetterci di ignorare" commenta Meloni.
"Una donna, una consigliera eletta, una giovane madre, che chiede di poter svolgere il proprio ruolo istituzionale online tramite strumenti già adottati in passato — e che si vede negata questa possibilità subisce una lesione non solo personale, ma democratica. Non è accettabile che nel 2025 si debba ancora scegliere tra maternità e impegno politico. Questo è il nodo centrale: non può esserci piena cittadinanza se non garantiamo alle donne le condizioni per partecipare davvero alla vita pubblica".
Gli strumenti digitali che consentono la partecipazione da remoto hanno accorciato le distanze, sottolinea l'assessora regionale, un aspetto che "in casi motivati e temporanei, non indebolisce le istituzioni: le rafforza, perché le rende più accessibili, più giuste, più vicine alla realtà delle persone".
"Come Assessora regionale alle Pari Opportunità – conclude Meloni - sento il dovere di intervenire: questo non è un caso locale, è una questione che riguarda il funzionamento stesso della nostra democrazia. Alle donne che scelgono di impegnarsi nelle Istituzioni va garantita non solo tutela, ma anche rispetto e strumenti concreti per esercitare il proprio ruolo. Sono e sarò al fianco di Dalila, perché il suo gesto — nonostante tutto — è un atto di forza, e ci richiama tutte e tutti alla responsabilità: una politica giusta è una politica che include".