Si è preso la scena alla fine della conferenza stampa, Leopoldo Di Girolamo. Per il suo grande rientro in politica, dopo "sette anni in cui non ho più ricoperto ruoli istituzionali e di partito", l'ex parlamentare e sindaco di Terni ha tirato fuori i guantoni e si è rimesso al centro del ring.
Bisogna riavvolgere il nastro dell'incontro coi giornalisti, per centellinare uno a uno i colpi di giustezza tirati al corpaccione della mozione che si annuncia maggioritaria e alla sagoma di alcuni suoi esponenti, dal candidato segretario provinciale Bernardini (sindaco di Baschi) all'ex senatore e sindaco di San Gemini Leonardo Grimani, che lo avevano attaccato come simbolo di un "PD perdente, vecchio nelle idee e negli uomini e con un gruppo dirigente fondato sull'amichettismo e sulle relazioni romane".
Candidato al vertice dell'Unione comunale del PD di Terni, Di Girolamo - sul tavolo con gli altri candidati al congresso Carlo Emanuele Trappolino per il regionale e Pierluigi Spinelli per il provinciale - ha lasciato a casa la sua versione mite e accomodante ed è partito all'attacco.
"Non si era mai vista - ha cominciato - una situazione come quella attuale, tutta sbilanciata sull'area Perugia-Trasimeno, su un piccolo gruppo territoriale che ha concentrato così tanto potere e rappresentanza. Con Lorenzetti a Palazzo Donini, il presidente del consiglio regionale era il ternano Liviantoni. Con Marini era il ternano Eros Brega. Ora con Proietti c'è la perugina Sarah Bistocchi. Il capodelegazione del PD in giunta è il perugino Bori, un importante assessore (Meloni, ndr) è del Trasimeno, il capogruppo Betti è del Trasimeno. E ora viene lanciato come futuro segretario regionale un rappresentante del Trasimeno, sindaco in carica. È una visione asfittica e autoreferenziale, concentrata su un'unica area dell'Umbria".
Chiusa la partita delle rivendicazioni territoriali, Di Girolamo si leva quelli che definisce "sassolini nelle scarpe". Ma che sembrano, invero, uppercut e diretti ben assestati poer rispondere a chi ha speso parole volte a screditare la sua candidatura. Prima, l'ex senatore e sindaco di Terni, si occupa di chi descritto la sfida congressuale come un match tra vincenti e perdenti. "Nella mia storia non ho mai perso una competizione elettorale. Sono stato eletto 2 volte segretario del PDS, 2 dei DS, sono stato il primo segretario del PD. Ho corso 2 volte da sindaco e ho sempre vinto, come pure per le elezioni alla Camera e al Senato. Temo che si tratti di un lapsus di chi ha scritto un pamphlet per colpire la nostra mozione".
Poi corregge quella che definisce "sgrammaticatura istituzionale" di Bernardini, che fronteggerà Spinelli al provinciale. "È irrituale che intervenga il candidato a un'altra carica sulla scelta di Terni per il comunale. Ha pure detto che non hanno presentato un candidato alternativo per non spaccare il partito, gli dico grazie. Però faccio notare che, seppure non avrò avversari, la grande parte dei gruppi dirigenti, dei circoli e degli iscritti ha sottoscritto la mia candidatura. Io metto a disposizione del partito la mia esperienza e sarò un segretario aperto all'ascolto. Spero che Bernardini cambierà idea".
Infine, gli ultimi ganci e diretti Leo Di Girolamo se li tiene per l'ex senatore e sindaco di San Gemini Leonardo Grimani. "Sono anziano, ma non ho vuoti di memoria. Siccome taccia la mia candidatura come frutto di relazioni romane e amichettismo, sappia che ricordo molto bene come nacque la sua candidatura al Senato. Fu una notte dei lunghi coltelli, nell'ufficio romano di Bonifazi. E mentre il territorio chiedeva la conferma di Gianluca Rossi che aveva ben operato, il suo nome fu imposto dai renziani perché era amico di Luca Lotti. Ora che è tornato dopo un giro in Italia Viva e in Azione, mi dicono che è in corsa per una poltrona apicale in un ente controllato dalla Regione".
Prima di Di Girolamo erano intervenuti Maria Elisabetta Mascio, che aveva introdotto la mozione congressuale, e i due candidati alla segreteria regionale, Carlo Emanuele Trappolino, e provinciale, Pierluigi Spinelli.
"Qualche mese fa - spiega l'ex parlamentare orvietano - abbiamo scoperto che era già tutto deciso, senza discussioni e senza confronto interno al partito. Una scelta calata dall'alto alla quale in tanti, a cominciare ad esempio dallo spoletino Stefano Lisci, hanno detto no. Oggi, rispetto al recente passato, il Partito ha una responsabilità di governo dell'Umbria. E per questo è necessaria quell'autonomia dai livelli di governo per elaborare quelle proposte e quelle iniziative da portare nelle istituzioni. Questo non è un congresso e la nostra non è una mozione contro qualcuno, ma per il partito".
E poi rilancia il tema della selezione della classe dirigente DEM del futuro e delle primarie per scegliere i candidati.
"Qualcuno ha descritto il congresso come una sfida per mettere le mani sulla stanza dei bottini nella quale si decidono le candidature per Parlamento e Senato. È una prospettiva che non ci appartiene. No siamo convinti che il PD debba continuare a utilizzare quello straordinario strumento di democrazia che sono le primarie. Laddove sono state applicate, come a Narni, ad esempio, abbiamo vinto e ottenuto il sindaco".
Proprio Pierluigi Spinelli, consigliere comunale e segretario ternano uscente, sfiderà il candidato dei boriani Bernardini per il provinciale di Terni. Il suo intervento inizia col "giallo" della mancata pubblicazione sul sito del partito regionale delle linee programmatiche e delle liste per l'elezione della segreteria provinciale di Terni.
"I congressi - racconta Spinelli - sono iniziati ieri e continueranno fino al 29 giugno. Ma non so cosa sia successo, perché sul sito non c'è traccia della competizione dell'Umbria Sud. Si tratterà sicuramente di una dimenticanza che verrà presto sanata".
Spinelli, che ha guidato il partito ternano nella lunga marcia nel deserto del post vicende giudiziarie e del mancato ballottaggio, poi vinto da Bandecchi, rivendica però anche i successi degli ultimi mesi.
"Abbiamo riallacciato i fili del rapporto col nostro popolo - spiega il candidato alla segreteria provinciale -. Con una destra che è stata sconfitta da Bandecchi e che con lui ha fatto accordi e alleanze, siamo rimasti l'unica vera opposizione che ha rifiutato ogni flirt con questa anomalia politica ternana. Siamo il primo partito, stabilemnte sopra il 32% alle ultime elezioni europee e regionali, abbiamo staccato Fratelli d'Italia, il partito della premier. Due consiglieri regionali sono usciti dal consiglio comunale di Terni, Narni esprime il sindaco e un consigliere regionale e assessore, De Rebotti. Sono fiero che alcuni congressi di circolo torneranno a celebrarsi in questa sede di via Mazzini, non era scontato - conclude Spinelli -. È ora di smetterla con la narrazione del PD perdente, che fa comodo a chi vuole sminuire i risultati che abbiamo raggiunto".