L’inchiesta che ha scosso il mondo della sanità e della politica dell’Umbria entra nelle sue battute finali. Sono passati ben 59 mesi dallo scoppio del caso noto, alle cronache, come concorsopoli. A cinque anni dagli arresti, a tre anni dalle indagini, la procura di Perugia ha messo in fila le accuse contro gli imputati mettendo luce sulla rete di sistema che avrebbe manipolato le procedure per i concorsi pubblici del settore sanitario regionale.
Concorsopoli Perugia: la ricostruzione ed il processo
Il processo coinvolge 32 persone accusate di vari reati, tra cui falsificazione, abuso di potere e rivelazione di segreti d’ufficio. Otto di loro sono anche accusati di associazione per delinquere, l’accusa più grave. Tra gli imputati ci sono gli ex vertici dell’ospedale di Perugia, l’ex direttore generale Emilio Duca e il direttore amministrativo Maurizio Valorosi, così come l’ex presidente della Regione Catiuscia Marini, l’ex sottosegretario Gianpiero Bocci e l’ex assessore alla Sanità Luca Barberini.
Durante la requisitoria, i pubblici ministeri Paolo Abbritti e Mario Formisano hanno esaminato le contestazioni relative alle procedure per le categorie protette, che sono finite al centro dell’inchiesta. Hanno sottolineato che, nonostante il direttore generale potesse alla fine scegliere un candidato diverso, durante la procedura dovevano essere rispettati tutti i principi di correttezza.
La frase shock: “Un chilo di nomi da raccomandare”
Secondo la procura, nel caso delle categorie protette, si è manifestata chiaramente l’ingerenza di terzi per favorire determinati candidati. Abbritti ha ricostruito come Duca avesse affermato di avere “un chilo di nomi da raccomandare”. Addirittura, “un metro quadro”. Questo, anche prima che fossero nominate le commissioni.
Abbritti ha evidenziato quella che è stata definita come la “strategia” di Duca, ma anche l’impegno di Valorosi, tra incontri, segnalazioni e l’idea di “sistemare” alcuni candidati che si erano presentati a più prove. In seguito, attraverso un’analisi dettagliata di date, incontri e passaggi di buste contenenti gli argomenti delle prove tra l’ospedale e palazzo Donini, la procura ha sottolineato il coinvolgimento di Bocci e Marini, per i quali è già stata avanzata una richiesta generica di condanna.
Palla alla difesa: si va verso la sentenza
Gli imputati, nonostante quanto emerso dalle indagini, si sono sempre dichiarati estranei alle accuse cercando di minare la posizione della procura fin dall’inizio. E così è ancora. La procura ha anticipato di voler “valutare la solidità delle prove”. Di conseguenza, ha anticipato la richiesta di assoluzione per Barberini, sottolineando che, sebbene avesse sicuramente segnalato persone in questa procedura (“È emerso che avesse la disponibilità delle domande della prova scritta“) non vi erano riscontri univoci sulla sua condotta istigatoria in relazione ai candidati favoriti.
Le udienze riprenderanno martedì prossimo in aula. Si riprenderà con le richieste della procura, passando quindi per il turno delle difese. Si prevede un calendario fitto di udienze per arrivare alla sentenza, prevista per la primavera, a cinque anni dall’inizio dell’inchiesta. 59 mesi dopo il caso concorsopoli Perugia, che ha messo un uragano nella politica umbra e che ha scossa l’opinione pubblica dei cittadini, continua a tenere banco regalando ancora nuovi sviluppi e versioni.