Nel processo Concorsopoli, in scena a Perugia, è il giorno della ex governatrice Catiuscia Marini. Prima per l’arringa difensiva del suo legale, l’avvocato Nicola Pepe. Poi per la decisione dell’ex esponente Dem di prendere la parola in aula per difendersi. E per togliersi quei sassolini dalla scarpa accumulati in questi anni, conseguenti all’inchiesta.
Fu proprio per la bagarre politica, seguita alla presunta manipolazione di concorsi banditi dall’Azienda ospedaliera e dall’Usl Umbria 1 tra l’inizio del 2018 e la metà di aprile 2019, che la Marini si dimise da governatrice dell’Umbria. Scaricata, innanzitutto dal suo partito, il PD che con la mediazione di Nicola Zingaretti, allora segretario nazionale, la costrinse a mollare.
Il legale della ex governatrice Marini: “Ma quale Concorsopoli? Il fatto non sussiste”
L’assoluzione della ex presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini “con la formula più ampia possibile: perché il fatto non sussiste“. È stata questa la richiesta dalla sua difesa nel processo in corso a Perugia, in cui Marini è accusata di aver pilotato un concorso per le categorie protette in sanità.
L’avvocato Nicola Pepe ha chiesto di assolvere Marini non solo dall’accusa di associazione per delinquere, come già sollecitato dal pubblico ministero, ma anche dai singoli reati. “Che non solo non ha commesso – ha detto il legale – ma non ha nemmeno intravisto nella sua carriera politica. La presidente non ha mai segnalato alcuno e lo stesso allora direttore generale dell’Azienda ospedaliera Emilio Duca ha detto che ‘non ha mai rotto’“. Per il suo difensore “Catiuscia Marini non ha mai richiesto tracce di concorsi e mai le ha ricevute perché non le interessavano. La politica non ha esitato a schiacciare una persona“.
La difesa di Catiuscia Marini nel processo: “Pago essere stata amministratrice libera”
“Forse ho pagato il fatto di essere stata un amministratore libero. E gli amministratori liberi non piacciono. Perché se sono autonomi, indipendenti dagli interessi di partito e correntisti, oppure economico-finanziari, prima se ne vanno e meglio è“.
Catiuscia Marini ha fatto una difesa a tutto campo del suo operato come presidente della Regione Umbria nel processo Concorsopoli. E ha rivendicato l’estraneità a ogni accusa in una lunga dichiarazione spontanea nel processo per i presunti concorsi della sanità manipolati. Prendendo la parola dopo che il suo difensore Nicola Pepe ne ha chiesto l’assoluzione.
“Spero che sia restituita dignità al lavoro faticoso che abbiamo fatto per dieci anni a tutela del servizio sanitario – ha rivendicato ancora l’ex governatrice -. Non era un sistema sanitario malato, dove si concentrava il malaffare. Non era un sistema sanitario dove si organizzavano addirittura delle associazioni a delinquere per danneggiare non so bene cosa. Non ho mai pensato di danneggiare il sistema sanitario pubblico per fare entrare il privato. Che c’è sempre stato in Umbria ma in maniera di supporto, di inclusione“.
La ex governatrice e la questione di genere: “Mai visto simile trattamento contro degli uomini”
“Quello che mi è stato chiesto di fare (le mie dimissioni, che me ne andassi il prima possibile) non l’ho mai visto chiedere per i presidenti di sesso maschile” ha tra l’altro affermato Marini. Che si è soffermata anche sulla richiesta delle sue dimissioni. “Io non sono una adusa al vittimismo – ha detto – però l’ho visto fare solo con me. Ci sono presidenti ai domiciliari che mandano le indicazioni al Consiglio regionale, quindi di acqua ne è passata sotto i ponti“.
“È assurdo – ha detto ancora – essere accusata di aver promosso una associazione a delinquere in una regione dove c’è il fondo sanitario e i fondi europei rilevantissimi. Ancora più incomprensibile aver marchingegnato tutto questo per aiutare una persona che con me non aveva nessuna connessione. Non ho mai istigato alcuno a commettere reati e meno che meno i dipendenti, i direttori e i dirigenti della Regione. Dove la mia preoccupazione era esattamente sempre l’opposto“.
Per l’ex presidente “in questa vicenda non è stato tutelato il servizio sanitario regionale. E oggi ne paghiamo le conseguenze. C’è stata l’eliminazione di una classe amministrativa e dirigenziale nata e cresciuta professionalmente in Umbria. Con una conoscenza del territorio, dell’organizzazione, della programmazione“.