“Barberini deve essere assolto, perché il fatto non sussiste” è quanto ha affermato l’avvocato David Brunelli, difensore dell’ex assessore regionale alla Sanità dell’Umbria, Luca Barberini, nel processo per i presunti concorsi pilotati passato alla storia con il nome di “Concorsopoli”.
La Procura della Repubblica di Perugia ha richiesto una condanna di tre anni e quattro mesi per Barberini, il quale nega categoricamente il suo coinvolgimento nella vicenda, sostenendo la correttezza del suo operato in linea con la storia di impegno e trasparenza a favore del territorio.
Concorsopoli, parla l’avvocato di Luca Barberini
L’avvocato difensore David Brunelli ha richiesto per il suo assistito, l’ex assessore alla Sanità della Regione Umbria Luca Barberini, l’assoluzione con la formula ‘il reato non sussiste’.
Secondo il legale di Barberini, infatti, “la dimostrazione del reato associativo, esclusivamente basata su battute, sfoghi e leggende estratte dal bestiario, è fallace nel metodo e nel merito“.
“Nel metodo – ha spiegato l’avvocato Brunelli – perché dà per assodate narrazioni che evocano l’operatività di strutture o entità immanenti senza tener conto del contesto in cui quelle narrazioni avvengono e senza ovviamente aver cercato altrove che nel bestiario un qualche riscontro”.
“Nel merito – ha aggiunto l’avvocato – perché gli elementi del reato associativo, primi tra tutti organizzazione stabile per commettere delitti e legame soggettivo che avvince i soci versa la realizzazione del fine comune, non sono provvisti di alcuna reale e consistente base probatoria, dunque non sussistono”.
Avv. Brunelli: “Barberini non ha fatto nulla, zero prove”
Riguardo alle presunte condotte illecite contestate all’ex assessore Luca Barberini, inoltre, per l’avvocato David Brunelli “nessuna di queste ha la benché minima base probatoria”.
Il legale, a questo proposito, ha precisato che “Barberini non ha mai monitorato alcunché, anche se il verbo pare andare per la maggiore; non ha mai chiesto prove d’esame, non ha mai chiesto di visionare punteggi”.
“Non posso tacere l’enormità di quanto sostenuto – ha dichiarato con forza l’avvocato Brunelli – Barberini non ha fatto nulla, la sua partecipazione alla supposta associazione per delinquere non esiste”.
“Dato che l’esistenza del sistema e la partecipazione di Barberini si fondano sul suo ruolo all’interno del sistema rivelato la suo coinvolgimento in una pluralità di procedura, il fatto che in realtà questo coinvolgimento non esiste, fa venir meno il sistema. Qui è come il cane che si morde la coda. Viene prima il sistema o prima i concorsi?” ha domandato Brunelli all’aula.
Concorsopoli, Barberini unico politico ancora coinvolto
L’avvocato David Brunelli ha, quindi, ricordato che l’ex assessore regionale alla sanità, Luca Barberini, “è rimasto l’unico politico coinvolto nella associazione”.
“Perché?” si è interrogato a voce alta, per poi rispondersi: “Perché era l’assessore alla sanità e quindi non poteva ignorare la prassi diffusa di alterazione dei concorsi e perché è coinvolto in più procedure”.
“Dunque – ha, pertanto, dedotto il legale – si tratterebbe di una associazione costruita su una prassi esistente, risalente ad un’epoca in cui nessuno degli odierni partecipi gravitava nell’azienda ospedaliera, connaturata da una rete che si mette a disposizione di chiunque, politico, faccendiere, portaborse, aspirante, primario, ex funzionario, amico, abbia bisogno di aiuto per ‘sistemare’ persone e indirizzare i concorsi. Magari anche per finalità nobili”.
“Un’associazione acefala – ha concluso il suo intervento Brunelli – composta di soli partecipi e nessun dirigente, cogestita e aperta ai vari contingenti passanti”.
Concorsopoli, cosa era successo
L’indagine conosciuta come Concorsopoli è esplosa in Umbria nel 2019 e si è protratta per cinque lunghi anni. Oggi 2024, siamo prossimi al verdetto di primo grado.
Lo scandalo ha intersecato, alle questioni giudiziarie, ripercussioni politiche di enorme rilevanza, basti pensare al caso dell’ex presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che ha rassegnato le dimissioni una volta divenuta oggetto di indagine.
Nel dettaglio delle richieste della pubblica accusa, sono emerse ben 23 richieste di condanna e 7 di assoluzione. Fra gli imputati, figurava anche l’ex sottosegretario all’Interno Giampiero Bocci, per il quale si è chiesta l’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere.