Sono trascorsi già dieci anni dalla scomparsa di don Pierino Gelmini, avvenuta il 12 agosto 2014. Il fondatore della Comunità Incontro Onlus si è spento proprio ad Amelia e in occasione del decennale si stanno celebrando una serie di iniziative per onorare la sua memoria e il suo messaggio. Ieri, lunedì 12 agosto, presso l’auditorium della struttura a Molino Silla si è tenuta una santa messa in suo ricordo, officiata da Padre Sergio Prina Cerai, della Diocesi di Terni Narni Amelia. L’Ansa dell’Umbria per l’occasione ha raggiunto il capo della struttura amerina, Giampaolo Nicolasi, che ha tracciato un bilancio a dieci anni dalla morte del suo carismatico fondatore.

Comunità Incontro, Nicolasi: “Ci occupiamo anche di nuove dipendenze”

Nicolasi all’Ansa ha parlato di una Comunità Incontro “cambiata“, esattamente come don Pierino aveva auspicato. Adattandosi ai mutamenti in atto nella società, la struttura è sempre al fianco dei più fragili occupandosi ormai anche delle “nuove dipendenze, comportamentali e da sostanze” ha sottolineato, sempre mantenendo saldo l’impianto educativo così come nella propria missione.

Oggi, da quel 13 febbraio 1963, quando don Pierino incontrò il primo utente, Alfredo Nunzi, a Piazza Navona, la Comunità Incontro si avvale di una fitta rete di strutture costituita da una decina di centri residenziali e di accoglienza. A questi si affiancano i gruppi di appoggio formati dai volontari che hanno svolto il percorso in comunità e che sono capillarmente presenti in tutta Italia, oltre a strutture operative in Sud America (Bolivia e Costa Rica). In Italia attualmente le persone assistite dalla rete della Comunità Incontro sono circa 400 più i numerosi utenti assistiti sottoposti a misure cautelari, anche nelle carceri.

Possiamo contare su una equipe multidisciplinare composta da circa 80 dipendenti fra medici, psichiatri, psicologi, assistenti sociali, educatori, personale sanitario ad ogni livello – ha detto ancora Nicolasi. Facciamo fronte a tutte le richieste che arrivano dall’esterno, dal servizio sanitario nazionale con cui siamo accreditati, famiglie, istituzioni. Di questo va dato merito al grande lavoro condotto da tutti gli operatori, una vera e propria squadra, e alle persone che negli anni ci hanno voluto bene, sostenendoci e divulgando, come fanno i mass media, la nostra opera che è l’opera di don Pierino“.

L’eredità di don Pierino nelle parole di Nicolasi

La memoria di don Pierino è sempre presente e viva, un esempio di umanità che continua a ispirare l’operato di molti. “Il mio ricordo di don Pierino – ha detto Nicolasi all’Ansa – è di una persona che rendeva possibile ciò che sembrava impossibile. Credendo nell’uomo, nonostante tutto, e dando a ciascuno una possibilità per poter ricostruire la propria vita. Sul piano operativo, imprenditoriale, era un visionario che sapeva guardare oltre il muro e intuire cose che non tutti riuscivano a percepire. E questo lo ha aiutato nello sviluppo della Comunità, partendo da un gruppo limitato di persone e da risorse economiche che c’erano e non c’erano“.

Quel cambiamento di cui sopra era stato don Pierino a intuirlo per primo. “Negli ultimi anni della sua vita – ha ricordato Nicolasi -, nonostante la malattia ne avesse limitato l’operatività, aveva percepito che serviva un cambiamento, che bisognava adeguarsi alle nuove dipendenze“. Alla sua morte la Comunità Incontro si è scontrata con le inevitabili difficoltà di natura amministrativa, burocratica ed economica eppure nessuno ha voluto mollare quel percorso intrapreso al principio degli anni Sessanta.

È stata proprio quella rete fatta di tante persone da cui la Comunità Incontro ha tratto la forza per andare avanti. “La Comunità ha avuto sempre tanti amici, tante persone che ci hanno voluto bene, e in questi dieci anni è stato fatto ciò che lui chiedeva: un cambiamento” ha concluso il capo struttura.