27 Jun, 2025 - 12:05

Comunità del Cibo Umbria: cosa sono, come funzionano e perché sono importanti per Gubbio

Comunità del Cibo Umbria: cosa sono, come funzionano e perché sono importanti per Gubbio

La Sala Consiliare di Palazzo Pretorio, sabato pomeriggio, farà da cornice all’incontro pubblico di presentazione delle Comunità del Cibo e della Biodiversità di interesse agricolo e alimentare, una rete territoriale che mira a valorizzare e salvaguardare l’agrobiodiversità e le tradizioni ad essa correlate. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Gubbio e introdotta dall’assessore allo Sviluppo Economico Micaela Parlagreco, coinvolgerà esperti del 3A‑Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria – tra cui Mauro Gramaccia e Valentina Dugo – e includerà testimonianze di realtà già attive sul territorio.

Le basi normative: dalla Legge 194/2015 alla Legge Regionale 12/2015

Le Comunità del Cibo sono state formalmente istituite ai sensi dell’art. 13 della Legge nazionale 194 del 1° dicembre 2015. Tra i principali strumenti introdotti figurano:

  • l’Anagrafe nazionale della Biodiversità agricola e alimentare

  • la Rete nazionale e il Portale nazionale della biodiversità

  • gli Itinerari della Biodiversità

  • e appunto, le Comunità del Cibo e della Biodiversità.

A livello regionale, l’Umbria recepisce la normativa tramite la Legge regionale 12/2015 e la DGR 796/2017, istituendo un Registro regionale e una rete di conservazione e sicurezza.

Che cos’è una “comunità del cibo e della biodiversità”?

Secondo la definizione di ARSIAL, una Comunità del Cibo è un ambito locale che può raggruppare:

  • aziende agricole, agricoltori custodi, allevatori

  • ristoratori, artigiani, gruppi di acquisto solidale

  • istituzioni, università, centri di ricerca

  • scuole, mense scolastiche, associazioni, esercizi commerciali.

Gli obiettivi principali includono:

  • conservazione e trasmissione delle conoscenze su risorse genetiche autoctone

  • avvio di filiere corte e sistemi colturali a basso impatto

  • recupero del sapere agricolo tradizionale e delle sementi tramite selezione naturale

  • realizzazione di orti didattici e urbani.

Obiettivi concreti e potenzialità socio-economiche

Le Comunità del Cibo funzionano attraverso reti locali partecipative, pensate per:

  • collegare agricoltori, cittadini, scuole, ristoratori, istituzioni e centri di ricerca

  • promuovere filiera corta, sostenibilità ambientale, recupero delle cultivar e razze autoctone

  • valorizzare economicamente le produzioni locali e stimolare coesione sociale.

Secondo l’assessore Parlagreco, “Sostenere le comunità del cibo significa investire nella nostra identità profonda, promuovendo sviluppo economico sostenibile, tutela dell’ambiente e valorizzazione del sapere agricolo locale. Queste esperienze possono diventare motori di coesione e innovazione… contribuendo a costruire un’economia più giusta e radicata nei valori della comunità.”

Il convegno di Gubbio: programma e protagonisti

Il programma, pensato per coinvolgere operatori e cittadini, include:

Orario

Intervento

17.30

Saluti e introduzione – Micaela Parlagreco

17.45

“Le Comunità del Cibo come strumento di promozione locale” – Mauro Gramaccia & Valentina Dugo (3A‑Parco 3A‑PTA Umbria)

18.15

Testimonianze di realtà umbre già attive

18.30

Discussione aperta

L’iniziativa, aperta a tutti, è rivolta a operatori del settore, associazioni, istituzioni, studenti e cittadini interessati a scoprire le potenzialità delle Comunità del Cibo.

Nel maggio 2025, a Perugia – in occasione della Giornata Nazionale della Biodiversità di interesse agrario e alimentare – l’Umbria Biodiversity Network ha promosso un confronto sull’attuazione delle Comunità del Cibo, registrando partecipazione attiva di ricercatori, aziende agricole e cittadini. L’evento ha esplorato strumenti normativi, criticità e strategie per «riportare biodiversità sulla terra e sulla tavola».

Progetti già attivi in altre regioni – come quelli di ARSIAL nel Lazio dedicati all’oliva Sirole o alla cipolla di Cannara – dimostrano come queste comunità possano diventare modelli di economia circolare, patrimonio culturale e attrattività territoriale.

Le Comunità del Cibo si inseriscono in un contesto più ampio di reti nazionali e internazionali. Ad esempio:

  • Slow Food, con programmi come l’Arca del Gusto, i Presìdi, i Mercati della Terra e l’iniziativa Terra Madre.

  • La rete Terra Madre, nata nel 2004, oggi conta migliaia di comunità in oltre 150 Paesi impegnate nella salvaguardia delle produzioni locali.

  • Associazioni come Civiltà Contadina promuovono lo “scambio di sementi antiche” e orti scolastici per salvaguardare la biodiversità e la cultura contadina.

Questi movimenti dimostrano che le Comunità del Cibo non sono solo una normativa, ma un fenomeno culturale globale.

Sfide e opportunità: verso un’agricoltura resiliente

Le Comunità del Cibo affrontano questioni cruciali:

  1. Erosione genetica e rischi climatici: difendere varietà e razze locali è una strategia di resilienza agricola.

  2. Presidio del territorio e del paesaggio rurale: agricoltura diffusa significa tutela dei suoli, dell’acqua, della biodiversità ambientale.

  3. Formazione e educazione: orti scolastici, corsi, iniziative didattiche promuovono consapevolezza nelle nuove generazioni.

  4. Valore economico locale: filiere corte valorizzano i prodotti tipici, garantendo equità e reddito ai produttori.

  5. Coesione sociale: condividere saperi e pratiche rafforza legami comunitari e identità di un territorio.

L’incontro a Palazzo Pretorio è un’opportunità per:

  • conoscere strumenti e opportunità normative e finanziarie, come il Fondo nazionale per la biodiversità e i Programmi di Sviluppo Rurale/PAC.

  • avviare Comunità del Cibo tematiche (es. cereali antichi, legumi, ortaggi locali, latticini tradizionali, olio, cipolla).

  • coinvolgere scuole e università per creare orti didattici e formare future generazioni di agricoltori custodi.

  • facilitare connessioni con Slow Food e Terra Madre, partecipando a reti nazionali e internazionali.

  • promuovere eventi pubblici come mercati, degustazioni, visite in azienda, per sensibilizzare cittadini e valorizzare l’offerta agroalimentare locale.

Una strategia identitaria e di sviluppo

Le Comunità del Cibo e della Biodiversità sono più di un semplice strumento normativo: sono un modello partecipativo, un “ecosistema agricolo, culturale ed economico” che unisce sostenibilità, valorizzazione, tradizione, innovazione e coesione.

L’appuntamento di Gubbio – con il coinvolgimento di istituzioni, agricoltori, ricercatori e cittadini – può segnare un momento di svolta: un invito a far fiorire semi antichi, pratiche condivise e passi concreti verso un’agricoltura radicata, resiliente, responsabile.

AUTORE
foto autore
Mario Farneti
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE