Negli ultimi giorni, il tema delle mense scolastiche a Gubbio, in particolare per le famiglie con un reddito ISEE inferiore a 6.000 euro, ha acceso il dibattito pubblico e politico. La questione riguarda la cancellazione della fascia di esenzione per la ristorazione scolastica per i redditi più bassi, una misura introdotta dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Vittorio Fiorucci, che ha portato a numerose reazioni, soprattutto da parte delle consigliere di minoranza Alessia Tasso e Simona Minelli. La risposta del Comune, illustrata dall’assessore ai servizi sociali Lucia Rughi, ha fornito chiarimenti e motivazioni dietro questa decisione controversa.
Nel precedente mandato amministrativo guidato dal sindaco Stirati, era stata indetta una nuova gara per l’appalto del servizio di refezione scolastica. L’appalto, aggiudicato alla società Vivenda spa, prevedeva un costo pasto di 4,11 euro, al netto dell’IVA. Tuttavia, con l’insediamento della nuova Giunta e il successivo passaggio del servizio alla società Althea srl, il costo del pasto è aumentato significativamente, passando a 5,26 euro più IVA, con un incremento di circa il 25%.
Questo aumento dei costi ha reso necessario, secondo l’Amministrazione comunale, una rimodulazione delle tariffe per il servizio mensa, includendo anche le famiglie con reddito ISEE inferiore a 6.000 euro, che in passato erano esentate dal pagamento. La decisione di richiedere un contributo simbolico di 1 euro a pasto per questa fascia di reddito ha sollevato preoccupazioni, ma l’Amministrazione ha spiegato che ha assunto questa misura per motivi di responsabilizzazione, riduzione degli sprechi alimentari e sostenibilità economica.
Lo spreco alimentare uno degli aspetti centrali della decisione sulle mense scolastiche
Uno degli aspetti centrali della decisione dell’Amministrazione riguarda il problema dello spreco alimentare. L’informatizzazione del sistema di rilevazione delle presenze a mensa ha messo in evidenza che, per i nuclei familiari esentati dal pagamento del pasto, vi erano frequenti casi di mancata segnalazione dell’assenza del bambino a scuola. In queste situazioni, i pasti venivano comunque preparati e addebitati al Comune, nonostante non fossero consumati.
Il Comune di Gubbio ha evidenziato come questo comportamento non solo rappresentasse un costo economico aggiuntivo per l’intera collettività, ma contribuisse anche a uno spreco alimentare non più tollerabile. In Italia, lo spreco alimentare è un problema in costante crescita, con un incremento del 45% nell’ultimo anno, secondo recenti dati. La decisione di introdurre un piccolo contributo economico per la mensa per la fascia di reddito più bassa mira dunque a sensibilizzare le famiglie e a promuovere un uso più responsabile delle risorse.
Nonostante le preoccupazioni sollevate dalle opposizioni, l’assessore Lucia Rughi ha sottolineato che la misura non intende penalizzare le famiglie più vulnerabili, ma piuttosto promuovere una maggiore responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche. Inoltre, il Comune di Gubbio, tramite i Servizi Sociali e l’Ufficio Cittadinanza, mette a disposizione una serie di strumenti compensativi per le famiglie che, pur trovandosi nella fascia ISEE inferiore a 6.000 euro, non riescano a sostenere il costo del servizio mensa.
In questo senso, le famiglie con maggiori difficoltà economiche potranno accedere a contributi pubblici per far fronte alle spese, garantendo così che nessun bambino sia escluso dal servizio di refezione scolastica a causa della situazione economica familiare. L’Amministrazione comunale ribadisce dunque l’importanza di mantenere un’attenzione particolare per le fasce più deboli, ma allo stesso tempo cerca di promuovere una gestione più sostenibile delle risorse pubbliche.
Tasso e Minelli criticano la decisione della Giunta Fiorucci. 1 euro a pasto eccessivo per redditi bassi
Le consigliere di minoranza Alessia Tasso e Simona Minelli hanno espresso il loro dissenso verso la cancellazione della fascia di esenzione, sostenendo che la misura penalizzi ingiustamente le famiglie più vulnerabili e crei ulteriori difficoltà per chi già vive in condizioni economiche precarie. Secondo loro, il contributo di 1 euro a pasto potrebbe sembrare insignificante, ma per le famiglie con redditi molto bassi rappresenta un ulteriore fardello economico, soprattutto considerando che il servizio mensa è essenziale per garantire una corretta alimentazione ai bambini.
Dall’altra parte, il sindaco Vittorio Fiorucci ha ribadito che la rimodulazione delle tariffe delle mense scolastiche era necessaria per far fronte all’aumento dei costi e per evitare sprechi alimentari che gravano sull’intera collettività. Inoltre, il primo cittadino ha sottolineato che la gestione delle risorse pubbliche deve essere responsabile e orientata al bene comune, evitando privilegi ingiustificati e garantendo che tutti i cittadini contribuiscano, anche se in misura minima, ai costi del servizio.
La soluzione proposta dal Comune di Gubbio prevede dunque un equilibrio tra la responsabilizzazione delle famiglie e la salvaguardia delle fasce più deboli. Da un lato, l’introduzione di un contributo simbolico di 1 euro a pasto mira a promuovere una maggiore attenzione e responsabilità da parte delle famiglie nell’utilizzo del servizio mensa. Dall’altro lato, i Servizi Sociali del Comune mettono a disposizione strumenti compensativi per garantire che nessun bambino sia escluso dalla refezione scolastica a causa di difficoltà economiche.