Gubbio, una delle città medievali più affascinanti d’Italia, è paradossalmente anche una delle città turistiche più in crisi: ieri sera, 13 agosto, durante la sfilata dei figuranti in costume alla vigilia del Torneo dei Quartieri, le strade del centro storico erano completamente deserte.
Nonostante il suo straordinario patrimonio culturale, che include monumenti, chiese e tradizioni antiche, la città può essere descritta come la peggiore città turistica d’Italia per scarsità di eventi e creatività imprenditoriale. Questa situazione riflette una realtà dolorosa ma innegabile: Gubbio soffre di una cronica mancanza di visione, prospettiva e posizionamento strategico nel mercato turistico.
Gubbio è una città che, sulla carta, ha tutte le potenzialità per essere una destinazione turistica di primo piano. Con il suo centro storico ben conservato, la maestosità del Palazzo dei Consoli, inserito in una delle piazze pensili più belle e ardite al mondo, la suggestiva Festa dei Ceri e la sua ineguagliabile collocazione geografica tra le colline umbre, Gubbio dovrebbe essere un gioiello del turismo italiano. Eppure, nonostante questi asset culturali e naturali, la città non è mai veramente decollata sul piano turistico.
Strade completamente deserte alla vigilia del Torneo dei Quartieri
Il problema, come è stato evidenziato, risiede nella mancanza di competenze, capacità politica ed imprenditoriale. Questa carenza ha impedito alla città di sviluppare una strategia turistica coerente e competitiva, capace di attrarre visitatori durante tutto l’anno e non solo durante i periodi delle festività ordinarie.
Per uscire da questa impasse, è necessaria una visione più ampia e lungimirante nella gestione dei beni culturali. Ciò significa non solo preservare e valorizzare il patrimonio esistente, ma anche ripensare radicalmente il modo in cui la città viene promossa e vissuta dai turisti e dagli stessi abitanti.
Uno dei problemi principali è la mancanza di eventi e iniziative che possano attrarre visitatori durante tutto l’arco dell’anno periodo nel quale le via di Gubbio sono completamente deserte. Attualmente, Gubbio è conosciuta soprattutto per la Festa dei Ceri il suo albero di Natale, il più grande al mondo, che rappresenta un’attrazione significativa durante le festività invernali. Tuttavia, al di fuori di questi eventi, la città diventa una sorta di “città fantasma” dal punto di vista turistico, con pochissime iniziative capaci di attirare un pubblico diversificato.
Per invertire questa tendenza, è fondamentale che Gubbio sviluppi un calendario di eventi che copra l’intero anno, spalmando le iniziative su diverse stagioni e target di pubblico. Questo non solo aumenterebbe l’afflusso turistico, ma permetterebbe anche di destagionalizzare l’offerta, riducendo la dipendenza dal turismo legato ai principali eventi e creando nuove opportunità economiche per la città.
Eventi culturali, festival, rievocazioni storiche, fiere enogastronomiche, manifestazioni sportive: le possibilità sono infinite. Tuttavia, per realizzarle, è necessario un impegno coordinato tra l’amministrazione comunale, le imprese locali e le associazioni culturali. Purtroppo, la mancanza di “teste pensanti” e di una leadership politica ed imprenditoriale capace di cogliere queste opportunità ha finora impedito alla città di fare il salto di qualità necessario.
Gubbio non possiede un branding che la renda forte e riconoscibile
Un altro aspetto fondamentale è il branding della città. Attualmente, Gubbio sembra non avere un’identità turistica forte e riconoscibile. Manca un “perché” che possa attrarre i turisti al di là del periodo natalizio. In un mercato turistico sempre più competitivo, dove le destinazioni devono distinguersi per catturare l’attenzione dei visitatori, Gubbio rischia di rimanere relegata ai margini con le strade del centro storico completamente deserte.
È necessario, quindi, lavorare su un posizionamento strategico che possa dare alla città una chiara identità turistica.
Tuttavia, per realizzare questa trasformazione, è necessaria una rivoluzione culturale all’interno della città. È ormai evidente che a Gubbio non ci sono né competenze, né capacità politica e imprenditoriale. Questo è forse il problema più grave, perché senza una classe dirigente competente e visionaria, ogni tentativo di rilancio turistico è destinato a fallire.
È necessario perciò investire nella formazione e nell’attrazione di talenti, creando un ambiente favorevole all’innovazione e all’imprenditorialità. In questo modo sarà possibile rompere la “cappa” che finora ha soffocato ogni tentativo di sviluppo economico e turistico.
Necessarie accoglienza e infrastrutture efficienti
Il turismo non è solo una questione di attrazioni e eventi, ma anche di accoglienza e ospitalità e di infrastrutture efficienti. Gubbio deve diventare una città accogliente, dove i turisti si sentano non solo visitatori, ma ospiti speciali. Questo richiede un cambio di mentalità, che non può essere messo in atto domani ma che necessita di un percorso lungo che però deve partire da subito.
Gubbio ha tutte le carte in regola per emergere come una delle mete turistiche più affascinanti d’Italia. Tuttavia, per farlo, deve superare le sue attuali limitazioni e abbracciare una nuova visione strategica che valorizzi il suo straordinario patrimonio culturale e naturale, trasformandolo in una risorsa per il futuro economico della città.