Può una partita di calcio trasformarsi nel pretesto per maltrattare una donna? A quanto pare, nella mente malata di un compagno violento, sì. Botte e aggressioni si scatenavano quando perdeva la sua squadra ma anche per le spese familiari. Il tutto davanti ai figli della donna, conviventi con la coppia, che hanno confermato il clima di terrore che si viveva in casa.
Compagno violento: per lui c’è il braccialetto elettronico
Da quanto riferito dagli investigatori, l’uomo non era nuovo a comportamenti di questo tipo. Già nel 2018 si era reso responsabile di aggressioni verbali e fisiche, aggravate dai futili motivi, nei confronti della compagna. La sua condotta è stata definita dagli inquirenti “aggressiva, violenta e perdurante“. Un inferno fatto di schiaffi, spintoni, calci e tirate di capelli che hanno ingenerato nella donna uno stato di paura tale da indurla finalmente a denunciare i fatti. Ad aggravare ulteriormente lo scenario, il fatto che ad assistere a tali violenze, c’erano i due figli della donna maltrattata.
L’uomo, un 53enne, è ora indagato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. Nei suoi confronti è stata disposta la misura cautelare del divieto di avvicinamento con controllo mediante dispositivo elettronico, emessa dal gip di Perugia. Il compagno violento dovrà ora mantenersi ad almeno 500 metri dalla persona offesa e dai luoghi da lei frequentati, oltre al divieto di comunicare con lei.
Maltrattamenti in famiglia: l’allarme sociale rimane alto
Da queste pagine in più occasioni, ci siamo occupati di casi simili a quello sopra riportato, dove un triste copione sembra ripetersi. La famiglia, il luogo che dovrebbe essere il più sicuro di tutti, la culla degli affetti più intimi e cari, per alcuni può trasformarsi nell’agghiacciante scenario di reiterate violenze e spesso a farne le spese sono i più fragili: donne, bambini e anziani.
I maltrattamenti in famiglia hanno ripercussioni devastanti sia in chi li subisce, sia in chi è costretto ad assistervi, come i figli della donna di questo caso. Ancora nel 2024, nonostante le campagne di comunicazione e sensibilizzazione, le cronache riportano tanti episodi di violenza che avvengono entro le mura domestiche.
Secondo i dati forniti dall’OMS – L’Organizzazione Mondiale della Sanità – nel mondo una donna su tre ha subito violenza. In Italia, i dati Istat lo confermano: il 31,5% delle donne ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Nella maggior parte dei casi, le forme più gravi di violenza vengono perpetrate da persone che la donna conosce già come partner o ex partner, parenti o amici.
A chi rivolgersi in caso di necessità
Uscire dalla spirale di violenza si può. In Italia esiste una rete strutturata di supporto a tutte le persone che la subiscono. Chiunque sia vittima di violenza può rivolgersi direttamente al 112, il numero unico di emergenza, senza esitazioni. Il 112 va immediatamente allertato:
- in caso di aggressione fisica o minaccia di aggressione fisica;
- se si è vittima di violenza psicologica;
- se si sta fuggendo con i figli (evitando in questo modo una denuncia per sottrazione di minori);
- se il maltrattante possiede armi.
L’altro numero di pubblica utilità a disposizione delle donne vittime di violenza e stalking è il 1522, attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno, accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile. L’accoglienza è disponibile oltre che in italiano anche in inglese, francese, spagnolo e arabo. Dal sito del 1522 è inoltre possibile consultare la mappa con i Centri Anti Violenza presenti su tutto il territorio nazionale, suddivisi per regione. È inoltre possibile scaricare l’App 1522, disponibile sia per Android che per IoS, da cui si può chattare con le operatrici del servizio.