Il destino della Colacem, colosso internazionale del cemento con sede a Gubbio, resta sospeso in un clima di incertezza, segnato da tensioni familiari e battaglie legali. Il Tribunale civile di Perugia ha recentemente respinto la richiesta di liquidazione della società Financo, capogruppo che controlla Colacem, avanzata da uno dei rami della famiglia Colaiacovo, proprietaria dell’azienda. Una decisione che ha messo temporaneamente al riparo il colosso industriale, ma che non ha risolto il braccio di ferro interno tra i membri della famiglia. Ce lo racconta il collega Simone Filippetti sul giornale online Piccadilly Duomo.
L’estate scorsa, il fondo di investimento americano One Equity Partners aveva avanzato un’offerta non vincolante da 1,65 miliardi di euro per l’acquisto della Financo. Questa proposta, proveniente da un gigante della finanza internazionale, aveva acceso il dibattito tra i rami della famiglia Colaiacovo, divisi su come gestire il futuro dell’azienda.
Da un lato, il ramo rappresentato da Giuseppe e Pasquale Colaiacovo, sostenuto dall’alleanza con figure di spicco come Brunello Cucinelli e Gianluca Vacchi, spingeva per accettare l’offerta, che avrebbe garantito un notevole ritorno economico. Dall’altro, il cavaliere Carlo Colaiacovo e il nipote Ubaldo si opponevano fermamente alla vendita, preferendo mantenere il controllo dell’azienda all’interno della famiglia.
Il fondo OEP prevedeva l’acquisizione del 100% del colosso internazionale del cemento
La proposta del fondo OEP prevedeva l’acquisizione del 100% della società, offrendo ai venditori l’opportunità di reinvestire nella futura gestione. Tuttavia, il ramo di Carlo ha bloccato ogni discussione, lasciando in sospeso un’opportunità che avrebbe potuto rappresentare una svolta strategica per l’azienda.
In seguito al rifiuto dell’offerta, la spaccatura familiare si è intensificata, portando Giuseppe e Pasquale a presentare al Tribunale di Perugia una richiesta di liquidazione della Financo. La motivazione principale risiedeva nell’impossibilità di funzionamento del Consiglio di Amministrazione, bloccato da uno stallo decisionale dovuto alla divisione azionaria perfettamente equilibrata tra i due rami della famiglia.
Il Tribunale, tuttavia, ha respinto la richiesta, ritenendo che non vi fosse una reale urgenza a procedere con la liquidazione e che la società, nonostante le tensioni interne, fosse ancora in grado di operare. Nella sentenza, il giudice ha anche evidenziato il rischio di distrazione di liquidità dall’azienda per ripagare debiti esterni, gettando ulteriori ombre sulla gestione della crisi familiare.
La decisione del Tribunale ha messo in evidenza una situazione paradossale: la Colacem è un’azienda solida, con ricavi superiori al miliardo di euro e utili in crescita, ma è paralizzata da una faida familiare che rischia di comprometterne il futuro.
2023 anno record in termini di ricavi e margini operativi
Nel 2023, nonostante il contesto economico globale sfavorevole, Colacem ha registrato un anno record in termini di ricavi e margini operativi. Tuttavia, l’incapacità di approvare il bilancio annuale e di nominare un nuovo Consiglio di Amministrazione rappresenta un problema strutturale che, se non risolto, potrebbe avere gravi conseguenze sul lungo termine.
La battaglia legale si è complicata ulteriormente con l’alleanza di Giuseppe con Brunello Cucinelli, re del cashmere, e Gianluca Vacchi, imprenditore e celebrità dei social. Attraverso una società chiamata Eques, i due hanno concesso a Giuseppe un finanziamento di 100 milioni di euro, garantito da quote della Financo. Questo accordo è stato contestato dal ramo di Carlo, che lo ha definito una violazione del diritto di prelazione familiare sulle azioni.
Da parte sua, Giuseppe ha presentato il finanziamento come un’opportunità per sbloccare lo stallo societario e garantire una gestione più dinamica e moderna dell’azienda. Tuttavia, la controversia ha alimentato ulteriori tensioni, portando a una situazione di stallo che il Tribunale non è riuscito a sciogliere con la recente sentenza.
Il diniego alla liquidazione non risolve il nodo centrale: come superare l’impasse gestionale? Il giudice ha stabilito che l’azienda non può essere sciolta in assenza di una reale urgenza, ma non ha fornito indicazioni su come affrontare il blocco decisionale. Di conseguenza, il rischio di una nuova crisi si ripresenterà con l’approvazione del bilancio 2024, prevista per la prossima estate.
Forse necessaria la nomina di un mediatore esterno per negoziare accordo tra i due rami della famiglia
Secondo alcuni analisti, una soluzione potrebbe essere la nomina di un mediatore esterno per negoziare un accordo tra i due rami della famiglia. Tuttavia, le divergenze ideologiche e personali sembrano rendere difficile qualsiasi compromesso, lasciando aperta la possibilità di ulteriori battaglie legali.
La crisi familiare non riguarda solo il colosso internazionale del cemento, ma ha implicazioni più ampie per la città di Gubbio e l’intero settore del cemento. La Colacem è il principale datore di lavoro della città, con centinaia di dipendenti diretti e un indotto che coinvolge molte altre aziende locali. Qualsiasi interruzione delle attività avrebbe un impatto devastante sull’economia locale.
A livello industriale, la Colacem è un attore chiave nel panorama internazionale del cemento, con stabilimenti in Tunisia, Repubblica Dominicana e altri paesi. Una gestione inefficiente o un blocco delle decisioni strategiche potrebbe compromettere la competitività dell’azienda in un settore già altamente competitivo.
Per il futuro della Colacem, è fondamentale trovare un equilibrio tra le diverse visioni all’interno della famiglia Colaiacovo. Se da un lato Carlo e Ubaldo difendono l’autonomia e la tradizione dell’azienda, dall’altro Giuseppe e Pasquale vedono nell’apertura al capitale esterno un’opportunità per modernizzare la gestione e garantire una crescita sostenibile.
La sentenza del Tribunale civile di Perugia offre una tregua temporanea
Le tensioni attuali, però, rischiano di vanificare le opportunità di sviluppo. La recente sentenza del Tribunale offre una tregua temporanea, ma non risolve le questioni di fondo. È quindi fondamentale che tutte le parti coinvolte lavorino per superare le divergenze e costruire un futuro stabile per l’azienda.
Nonostante le difficoltà, la Colacem ha dimostrato di essere un’azienda solida, capace di generare valore anche in contesti economici complessi.
Tuttavia, per garantire la sostenibilità a lungo termine, è essenziale risolvere le tensioni interne e adottare una strategia condivisa. Il futuro della Colacem non dipende solo dalle decisioni del Tribunale, ma dalla capacità della famiglia Colaiacovo di mettere da parte le rivalità e lavorare per il bene comune con uno sguardo verso la comunità di Gubbio.